Eurolega, ecco "salary cap" e "luxury tax" ma c'è tantissimo da chiarire
Eurolega ha comunicato l'introduzione di nuovi accordi finanziari, avallati da ELPA, con tanto di "salary cap" e "luxury tax". Ottimo, ma le zone d'ombra sono ancora parecchie.
Il comunicato è lì, pronto per la lettura, per l'analisi e per ogni tipo di considerazione, tuttavia già nel giorno della sua uscita vi sono diversi da chiarire, verificare e, soprattutto, rendere comprensibili.
Proprio qualche giorno fa avevamo lamentato la necessità di trasparenza finanziaria nel mondo di Eurolega. Ecco che non possiamo che accogliere con soddisfazione quanto arrivi oggi da Quatre Camins, con tutti i dubbi che circondano una disciplina ancora da chiarire sotto tantissimi aspetti.
Innanzitutto è fondamentale sottolineare l'appoggio di ELPA, l'associazione giocatori, importante perchè coinvolge i veri protagonisti.
Perchè il "salary cap"?
Per allineare gli obiettivi dei club soci con salari minimi e massimi, per promuovere sostenibilità ed equità competitiva, per prevenire pratiche scorrette da parte dei club stessi a fine di incrementare la trasparenza. Il tutto mantenendo in vigore il Financial Stability and Fair Play Regulations, una serie di norme tra le quali vi sono quelle che regolano, progressivamente verso il basso, l'apporto finanziario possibile da parte dei proprietari.
TUTTI I ROSTER 2024/25 AGGIORNATI
Ai club sarà richiesto di spendere almeno il 32% per i salari, ma non eccedendo due soglie del 40 e del 60%, della media di entrate dei club con licenza A sulla base di un biennio. Va notato come tali entrate siano rappresentate dai ricavi legati alle partite, alle operazioni commerciali ed a un non ben chiarito "other", ovvero altro.
Tre sono i livelli di "cap": low, base e high, cioè basso, base ed alto. Per il low, come detto, vale una percentuale del 32%.
Per essere chiari serve un esempio. Se negli ultimi anni la media delle entrate fosse stata di 10 milioni, ogni squadra dovrebbe spendere almeno 3,2 milioni (32%). Sono previste eccezioni verso il basso per chi non ha licenza A.
Se parliamo di "base" si arriva alla percentuale del 40% che un club potrà spendere, quindi restando su quell'esempio saranno 4 milioni però con l'eccezione di due giocatori definiti "anchor", che tradotto in questo caso vuol dire i più importanti e più costosi, gli Under 23, gli infortunati fermi per oltre due mesi, quelli sotto contratto da più di tre anni (anche non consecutivi), ed infine la complicatissima "medium range exception" che Eurolega definisce come "l'intero salario di un giocatore per squadra, sulla base di una minima e massima percentuale del livello di salario base". Complicatina, anziché no... una simil supercazzola.
Se si guarda al salary level "high" si passa al 60% di spesa possibile, ma tra le eccezioni mancano i due giocatori principali. Per quanto riguarda i giocatori sotto contratto da oltre tre anni ci si milita al 25% dei loro salari come eccezione.
Ed eccoci, dopo questo quadro limitatamente chiaro, alla "luxury tax" ovvero quanto dovrà pagare chi va oltre questi livelli.
Ovviamente riguarda penalità che si pagheranno progressivamente eccedendo "base" (40%) e "high" (60%), con predominanza del superamento di quest'ultimo. Si va da € 0,50 per ogni €uro di chi supera i limiti entro il 10% sino ad € 6 o € 6,50 per chi supera i limiti dal 130 al 150% (rispettivamente base e high). Oltre quella percentuale, crescendo di un ulteriore 20%, cresce l'apporto di € 1,00.
Questo Competitive Balance Standards (CBS), come detto assai complicato, ha chiaramente il limite delle differenti tassazioni in ogni paese, ragion per cui se l'obiettivo è quello della maggior equità competitiva possibile, diventa difficile comprenderne l'efficacia in mancanza di chiarezza sul concetto di lordo e netto.
Ci sarà tempo di approfondire tematiche che oggi sono solo all'alba della propria applicazione, visto che la stagione 2027/28 sarà la prima veramente coinvolta dopo un primo assaggio quest'anno ed altre due annate di progressiva valutazione, ma le zone d'ombra sono parecchie.
A parte quella definizione di "other" di cui abbiamo detto, come la mettiamo con le considerazioni commerciali? Le sponsorizzazioni rientrano o no in tale valutazione? Nel caso cosa si fa coi proprietari che sono anche sponsor? E' apporto regolamentato oppure no? Quando si parla di salari dei giocatori vi si aggiunge anche l'allenatore ed il suo staff oppure no? Le commissioni degli agenti in che fattispecie rientrano? I giocatori che le squadre sono obbligate a firmare per via dei regolamenti nazionali, possono diventare un'eccezione oppure no? Ed i diritti d'immagine? Se pago 1mln un giocatore ma poi corrispondo anche 3-400k per quei diritti, siamo nel salario o in una zona d'ombra che va contro lo spirito di trasparenza che EL dice di pretendere dai club? E' quindi quest'ultimo definibile "anchor player" oppure no?
Così, velocemente, sono le prime considerazioni che vengono in mente e sono già tantissime. Bene quindi questo passo avanti, ma siamo ancora ben lontani da un quadro di chiarezza e reale possibilità di giungere ad equità competitiva reale.