L'Olympiacos è la seconda qualificata per Kaunas, Fenerbahçe ko

Il Pireo s'invola verso l'Olimpo, il Fenerbahçe si lecca le ferite e saluta a testa alta l'ultima battaglia. Il quinto atto di una serie avvincente vede una fuga dei reds nel finale di secondo quarto che crea una frattura di fatto irreparabile, che i turchi non riusciranno più a comporre.

L'84-72 finale esalta i greci e li proietta a Kaunas, chiude la stagione gialloblu, tra rimpianti, difficoltà e l'orgoglio di una serie combattuta con onore.

Olympiacos wins -Eurodevotion

L'inferno del Peace and Friendship Stadium, che ha regalato la gloria alla truppa di Bartzokas, vive nel consueto racconto per punti di Eurodevotion.

L'inizio ad alto ritmo, la pronta fuga greca

Giù il gettone, si aprono le ostilità e pronti via l'Olympiacos si distingue subito per aggressività e ritmo, cercando sistematicamente la transizione veloce e superando la metà campo con rapidità. La difesa di Itoudis viene presa in affanno, viene minata della sua capacità di schierarsi, l'attacco greco vola, vorticoso, ai giri più alti.

Il catalizzatore di ciò è nientedimeno che il termometro tecnico ed emozionale della squadra, un leader e una guida quale Kostas Papanikolau. 7 punti dei primi 11 portano la sua firma, saranno 10 nei primi 10': l'impronta caratteriale del capitano è indelebilmente tutto l'approccio greco alla sfida esistenziale in corso.

Il Fener, dopo aver cercato molto Jekiri nelle prime azioni come di consueto, comincia ad appoggiare il gioco sulle sue poliedriche ali (Hayes-Davis e Pierre), poi costringe l'Oly ad attaccare più a metà campo, raffreddandolo, quindi frena l'entusiasmo dei padroni di casa e torna in scia.

Il generale Guduric, spietato patriarca gialloblu, detta legge e dalla lunga sul blocco devasta la retroguardia reds, famelico e impietoso di fronte al briciolo di spazio concesso. Il Fener è quindi monarchia assoluta, ai piedi di re Marko, mentre Sloukas dall'altro lato prova a salire al comando delle operazioni, non riuscendo da subito a galvanizzare l'Olympiacos.

Quando si innesta la perfetta macchina della switching defense biancorossa però, che sgretola qualsiasi velleità offensiva turca per una quantità sufficiente di minuti, subentra come un tornado la determinazione e l'ardore agonistico dell'Oly, la cui mente e il cui braccio sono condensati nella fantasia dell'immarcescibile Sloukas.

La difesa galvanizza, dà fiducia e spinta: 13-0 di grande trasporto e giubilo ellenico, che di fatto segneranno indelebilmente la partita, nell'osmotica turba ateniese che avvolge, avviluppa e abbraccia i ragazzi di Bartzokas.

Scaramucce per il risultato più atteso

Dopo l'intervallo, le prime mosse prese dalla gara vedono il Fener beneficiare dei punti recuperati sostanzialmente dalla spazzatura da un testardo Motley, mentre il Pireo prova a nutrire i tagli di un Vezenkov un po' in ombra fino a quel momento.

Qualche tensione di troppo, tra rivalità in campo e discussioni arbitrali, congela il disavanzo per qualche minuto, finché un paio di giocate a pescare il tagliante, tipiche dell'Olympiacos, tornano ad evidenziare il netto +12 domestico. Il Fener infatti continua ad inseguire, non riuscendo a trovare nulla che si avvicini ad una manovra offensiva avvolgente; d'altronde è particolare affrontare il clou della gara con Guduric adattato da 1 e un Dorsey ampiamente schermato dalla difesa avversario come coppia di guardie. 8 punti di Motley nel terzo quarto tengono in piedi una baracca sempre più traballante.

Basta attendere l'epilogo presto incorso del match per osservare la premiata ditta Sloukas-Vezenkov tirare staffilate spietate agli avversari e mettere un abisso tra le contendenti, con il bulgaro che ingrossa il suo bottino a valanga proprio nel quarto conclusivo.

Il Fener ormai arranca in fin di vita, sul +16 domestico un uomo da ultime speranze come Edwards sbatte impietosamente contro le forche caudine difensive biancorosse nel pitturato e decreta plasticamente la conclusione del gran duello.

Un duello che i greci vincono nel nome dei due Kostas, che stringono da subito a loro stessi il significato profondo dell'impegno da affrontare, stritolano le speranze dei rivali e dimostrano ancora una volta lo spessore caratteriale e tecnico con cui sono capaci di lasciare il segno quando il tempo della pallacanestro lo richiede.

L'Olimpo cestistico sta a Kaunas, oggi i figli della Grecia sono ancor di più suoi prediletti scalatori.

Gloria greca, onore turco

L'Olympiacos si bea per il secondo anno consecutivo di tutto il valore che ha conseguire una Final Four, particolarmente dopo aver superato un avversario dal pedigree d'eccellenza, allenato da un volpone come Dimitris Itoudis. Interpretare bene questa sfida è stata naturale conseguenza di una lunga stagione di successi e di promesse.

In parte, nel trionfo, ci sono state delle assonanze con Gara 1 nello scontro tra difesa biancorossa e offesa gialloblù, a mio avviso il fattore determinante di quella come di questa sfida.

I turchi hanno sfruttato con estrema rarità vantaggi fisici di cui disponevano tra le ali - in questo sono stati inibiti molto bene -, così come non sono mai stati in grado di produrre una circolazione di palla che incidesse sulla dimensione perimetrale, per mancanza di creazione di vantaggi continua e credibile.

Le otto triple di Guduric, sforzo titanico ed eroico impressionante, sono state le sole convertite dal Fener nel match... Questo dice del suo talento, ma, visto che la maggior parte di queste erano sue iniziative di lettura palla in mano, significa che gli anatolici non sono mai stati in grado di produrre tentativi in situazioni di spot-up, dopo aver mosso la difesa. Non è un caso che siano che a volte sono stati i greci a scegliere per gli avversari i tiri da prendere, questo si vede ancora una volta nel "termometro" Calathes (0/3 dai 6,75), costretto a registrare più di un tentativo personale tra i tiri indesiderati, per non dire indigesti, per un attacco.

Problemi anche di un backcourt le cui difficoltà non scopriamo certo ora, aggravate poi da infortuni, che hanno condotto Itoudis ad affrontare la serie non al massimo delle condizioni possibili, ma dando comunque grande battaglia ad un avversario del più sublime livello che Eurolega possa offrire oggi.

Livello che, forgiato dalle sfide opposte da questo corpo a corpo post-stagionale, dopo la prima gioia, dovrà ora dimostrarsi all'altezza dell'Olimpo della competizione. Qualcosa per cui nulla è scontato, anzi, significa guardare dentro sè stessi e poi negli occhi la storia. Nel mentre, gloria all'Olympiacos!

Photo credit: Olympiacos B.C. Facebook, euroleaguebasketball.net

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