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(Articolo a cura di Davide Trebbi)

Mario Hezonja per più volte è uscito tra gli applausi dalla Stark Arena di Belgrado. Non è scontato quello che sto scrivendo.

I tifosi serbi, molto patriottici, del Partizan che applaudono e incitano un giocatore avversario croato. Super Mario è il classico esempio dell’aforisma “il potere logora chi non ce l’ha".
Lo temi, speri che non sia nella sua giornata buona, lo stuzzichi fischiandolo, poi però, quest’anno, sospiri amaramente e le arene si ammutoliscono per pochi secondi dopo una sua giocata vincente.

Questa è la seconda stagione del numero undici nel Real Madrid: un giocatore da sempre divisivo per via della sua apparente strafottenza, accompagnata però sempre da una dose smisurata di tenacia e coraggio. Strafottenza come una vera e propria rockstar, colui che, quando le cose vanno male, è sempre il primo ad esser sul banco degli imputati.

Il 2024 è stato invece quello della grande bellezza, dopo l’addio a diciannove anni per la NBA, tornato nel vecchio continente nel 2021 per far cambiare idea a tanti. Hezonja è un tuttofare (guardia ala) di 205 centimetri, un’altezza legata ad atletismo e fisicità; è da sempre un rebus irrisolvibile palla in mano e una minaccia lontano dall’azione per qualsiasi difesa europea.

Tutto questo giocando sempre come siamo abituati a vederlo: con la schiena dritta, il mento sempre alto, pronto ad affrontare chiunque e comunque, perché le sue forti origini croate da combattente sono parte fondamentale del suo esser Mario Hezonja. Con i suoi calzettoni sempre ben presenti anche ai primi esordi da diciottenne al Barcellona.

Quest’anno con i Blancos sta giocando la miglior pallacanestro della sua carriera. Da 10 punti di media è passato quest’anno a 13; da 3,4 a 4,4 rimbalzi; da 0,7 a 1 assist; da 0,8 a 0,9 palle recuperate e infine il PIR da 9,8 a 13,4. Questi i soli numeri tradizionali. Poi possiamo anche parlare di quando in campo il suo net rating è passato da -11.6 dell’anno scorso a +7.8, per citare anche i numeri avanzati.

A ventinove anni, dopo stagioni dove la discontinuità era la specialità della casa, siamo di fronte, con i numeri, alla tanto attesa maturazione del giocatore. La prima impressione, senza dubbio, è di un giocatore meno nervoso: quel nervosismo che è stato un demone che lo ha combattuto per anni e che è stato il primo motivo delle tante critiche.

"Ah se Mario avesse un po’ di testa non sarebbe senza dubbio qua” frasi ripetute, frasi sentite spesso, frasi in passato anche vere. Vanità che gli scorsi anni da punto di forza si trasformava in debolezza.

Ora però quel suo coraggio e portamento legato ad un talento mai messo in discussione - ma stavolta più continuo - è uno dei motivi del primo posto dei blancos e ultimamente il croato è diventato anche la prima opzione offensiva nei momenti più critici della partita. Hezonja però è in scadenza di contratto questa stagione, argomento che per ora non è stato toccato oppure è stato rimandato al mittente.

Un giocatore che dopo anni nefasti in America è tornato dopo tanto tempo ad aver un ruolo centrale, attraverso le sue prestazioni.
Un interesse che ha catturato l’attenzione di tutta Europa e chissà se nuovamente anche dell’America.
Mario però è così, vuole esser ammirato, apprezzato e considerato.
Un talento appunto che logora chi non ce l’ha.

Hezonja
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