Il Pana va a Berlino, il Maccabi si prende tanti applausi strameritati. Un serie splendida sul campo, molto meno fuori per chiare responsabilità di alcuni protagonisti.

  • pag. 1 - Il Pana a Berlino, grande in campo, molto meno fuori
  • pag.2 - La straordinaria stagione del Maccabi

La Final 4 di Berlino sarà la numero 11 per Kostas Sloukas! Ora, dopo aver riletto e dopo aver pensato che chi scrive è sotto effetto di sostanze di un certo peso, vale la pena riflettere su come il 34enne fenomeno di Salonicco sia una certezza assoluta se si guarda in alto in Eurolega. Ha sempre giocato in squadre di grande valore, ma la sua sola presenza ne ha elevate le possibilità all'infinito.

La caccia al quarto titolo personale, il settimo per i "greens", passa attraverso il suo talento unito a quello di Kendrick Nunn, il "rookie dell'anno", sebbene parlare di rookie per uno che è stato grande protagonista nelle Finali NBA sembra quasi una barzelletta.

Il Pana parte da loro due, braccia e menti di Ergin Ataman, un altro che in questa competizione si trova benino. Poi c'è un contorno clamoroso perchè Lessort, Papapetrou, Mitoglou, J.Grant, Vildoza. Juancho, Grigonis etc etc sono tanta roba, ma il filo... verde che lega le due guardie al Coach ricorda parecchio quanto visto all'Efes del duo Shane-Vasa.

Il Pana è talento, tanto, ma è anche organizzazione e voglia difensiva notevole. Ha dimostrato di sapere vincere una serie durissima giocando a lungo in piena "comfort zone" del Maccabi, è un grande pregio, ed ha soprattutto dimostrato una chimica che per un team con 11-12 nuovi giocatori non era per nulla scontata.

Qui è intervenuto il credo di Ataman, ovvero quella mentalità tanto lontana quanto vicina alla NBA, cioè fare sì che il talento dei giocatori si esprima senza imporre troppe regole. Personalità richiesta, fiducia data. Le stelle fanno le stelle, gli specialisti fanno gli specialisti: se non è quel che succede di là...

La serie ci ha regalato un grande Pana in campo, con il solo problema di qualche persa di troppo se abilmente pressati come ha saputo fare il Maccabi anche attraverso la sua zona press. Dettagli su cui lavorare, attenzioni che diverranno maniacali a Berlino.

Il Pana in campo è stato uno spettacolo, quello fuori francamente inaccettabile, come ampiamente già detto e scritto. Ci basta il basket e le parole che abbiamo letto e sentito sono state un crimine contro la bellezza del gioco, contro l'emozione di una serie Playoff. Per tale ragione diremmo anche basta, senza dare più spazio a situazioni che non lo meritano e che speriamo restino ben fuori dal campo. L'Ergin Ataman che conosciamo non è quello che abbiamo sentito in queste settimane, quello che amiamo è il condottiero che porta il Pana a Berlino.

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Maccabi? Chapeau!

Un stagione tra mille difficoltà, per certi versi drammatica, vissuta senza una fissa dimora cestistica, per alcuni anche lontano dalle famiglie con relative preoccupazioni. Gli ingredienti per mollare c'erano tutti, in fondo quanto circondava gli israeliani era molto più importante del pallone che rimbalza sul legno duro, ma qui è arrivato il capolavoro del gruppo guidato da Oded Kattash, a parere di chi scrive abbondantemente allenatore dell'anno.

A tutte le difficoltà logistiche ed ambientali incontrate non va dimenticato di aggiungere che per lungo tempo i due leader tecnici della squadra hanno giocato con diversi problemi fisici. Lorenzo Brown al 100% si è visto forse solo nelle ultimissime gare, dai Play-In in poi, mentre Wade Baldwin soltanto nel 2024 è stato quello vero, prima di fermarsi in gara 1 di Playoff indirizzandone così quasi irreversibilmente l'esito.

Giocando alla Menora Mivtachim le gare casalinghe e con le due fenomenali guardie in piena forma pare assai chiaro che saremmo qui a parlare di ben altro.

La pallacanestro di Kattash ha impressionato ed esaltato per la capacità della squadra di imporla più o meno a tutti gli avversari. In fondo anche lo stesso Pana ha dovuto accettarla e solo poichè squadra è composta da campioni come Nunn e Sloukas è riuscito a venire a capo di una serie che si è giocata certamente più in territorio gialloblu piuttosto che "green".

Ritmo, efficacia, voglia di lottare su ogni pallone partendo da un atletismo sconfinato che però non è rimasto fine a se stesso ed è diventato arma nell'arma, regalandoci momenti interessantissimi, come quella zona press che per poco non fa il miracolo.

L'ormai arcinota tendenza del Coach ad allenamenti molti brevi, seppur assai intensi, è faccenda che si adatta molto bene al mondo di Eurolega, oltre che essere storicamente gradita agli americani.

Le parole dopo gara 5, espresse solo ed unicamente a fine serie, sono ulteriore dimostrazione di classe e correttezza. C'è stato qualcosa oltre il basket? Se è successo va ricercato per cause che riguardano gli avversari, non certo la squadra israeliana.

L'auspicio è quello che la situazione internazionale, senza che ci appartenga alcuna valutazione oltre la semplice pallacanestro, arrivi ad un punto tale da permettere la ripresa dell'attività a Tel Aviv in modo che il Maccabi non rischi di essere distrutto da un fuggi fuggi dei suoi campioni.

Del Josh Nebo già milanese o quasi abbiamo già scritto, le sirene spagnole (ma non solo ) su Lorenzo Brown suonano da tempo, mentre pare esserci maggior ottimismo su Baldwin. Ma è tutto, veramente tutto, in divenire ed in discussione, poichè gli scenari sono molteplici e certamente il Maccabi 24/25 non potrà permettersi un'altra stagione finanziariamente onerosa come quella appena conclusa.

La faccia è la stessa da oltre 50 anni, questa volta forse un po' più tirata per come si è arrivati a questa gara 5 e per tutto quanto visto durante questa gara 5. Ad ogni modo è proprio Shimon Mizrahi la garanzia sul futuro gialloblu. Il Maccabi non può e non vuole prescindere dal presidentissimo, lui non ha alcuna intenzione di non restare al comando per fare il meglio di un club che è suo più di chiunque altro.

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