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Paris 2024 è in archivio da domenica sera e dal punto di vista della pallacanestro ci ha regalato diverse situazioni figlie di un torneo memorabile.

Paris 2024 verrà ricordata come un'edizione dei giochi straordinaria dal punto di vista cestistisco. In 10 punti ciò che ci sembra sia emerso come fondamentale per il gioco. In ordine rigorosamente sparso.

  1. Via gli equivoci, sin da subito. Scegliere se sia più forte il Dream team del '92 oppure i 12 di Parigi è un esercizio inutile, senza alcun senso. Possiamo avere un'idea differente sulla tipologia di gioco, è normalissimo, tuttavia siamo di fronte a 2 mondi diversi in cui la natura stessa del gioco è mutata rendendo possibili i paragoni.
  2. 12 squadre sono poche. Senza cadere nel "porte aperte a tutti" di manifestazioni come #eurobasket, con nazionali ancora poco competitive, 4 gironi con passaggio delle prime 2 ai quarti e via così darebbe la possibilità di includere altre nazioni assai valide. In fondo, rispetto ad oggi, quando si giocano 26 gare (18 nei gruppi) si arriverebbe soltanto a quota 32 (24 nei gruppi), numero sostenibilissimo.
  3. La Germania se ne va senza medaglia ma forse tocca proprio oggi la vetta del valore di un movimento che meno di 10 anni fa la gente nemmeno considerava. Continuità tecnica, un gioco redditizio e spettacolare, giocatori che diventano icone in un paese che era (e resta?) principalmente calciofilo. Si può fare? Certo, ma come? Con programmi decennali che dimentichino il "tutto e subito" che altro non è che controcultura sportiva.

4. A parte i talenti favolosi, che possono nascere qua e là, ovunque nel mondo, i teutonici hanno vinto l'U16 div.B due anni fa, l'U18 div.A quest'anno: se qualche nome di questo gruppo ce lo ritroveremo protagonista tra Los Angeles e Brisbane non sarà certo né sorpresa né casualità.

5. Vedere gente come Steph, Lebron e KD festeggiare l'oro come un titolo NBA, se non di più, è perfetta rappresentazione del peso di questi Giochi. Non c'è più margine per gigioneggiare, servono gerarchie precise (come nel '92, questo si può paragonare, non cambierà mai) perchè troppa democrazia poco si addice al gioco. Se oggi Adam Silver non manda i 12 migliori a Mondiali ed Olimpiadi rischia, come già accaduto, la figuraccia.

6. Yabusele e Cordinier su tutti, ma poi Llull, Lessort, Brizuela, Thiemann, Avramovic, Milutinov, Dobric e tanti altri. Giocatori di Eurolega che hanno fatto ampiamente la differenza ed i migliori hanno tenuto il passo con i fenomeni NBA. Tendenza? Qualcosa di più. Se Collet non avesse compreso questa situazione la Francia si starebbe interrogando sul fallimento sportivo del secolo. Dubbio che ci resta, da tempo: dove arriverebbe un Team USA composto da soli americani di Eurolega?

7. Ritmo di gioco, o meglio, "pace". Portorico primo ad 83,97, USA e South Sudan subito dietro ad 82,17. Francia, Grecia e Germania le ultime tre a 72,59, 72,13 e 70,59. I Mondiali asiatici avevano tracciato la strada, le Olimpiadi confermano un ritmo sempre più alto, fisico ed atletico. Qui va capito chi e come si imporrà: in Eurolega quest'anno primo il Maccabi a 73,6, ultimo l'Olympics a 68,0.

8. Era all'incirca il 2015, seduto ad un bar newyorchese con la leggenda Art Kenney a spiegare: «Steph sta veramente cambiando il gioco come nessun altro prima. Oggi tutti i bambini vogliono essere Steph perchè ha qualcosa di umano e di avvicinabile e replicabile che altri atleti clamorosi non hanno. Lui sta facendo la storia di questo sport». Dopo quasi un decennio è tutto chiaro: Steph è il vero "game changer". Altri potranno essere anche più forti ma la pallacanestro ha preso una strada differente grazie a questo artista.

9. «Tra dieci anni tutti giocheranno come il South Sudan». Nelle parole di Pesic tanta verità. E noi speriamo proprio che sia così perchè quanto ha detto Wenyen Gabriel, che vedremo col Maccabi, ci fa sognare: «Nel nostro paese ci sono migliaia di corpi come i nostri, solo che magari oggi fanno i pastori. Basta metterli su un campo da basket, potremmo dominare».

10. Schroeder parla sostanzialmente di IQ superiore nel basket europeo, nello stesso giorno in cui Yabusele e Lessort dicono chiaramente di volere una chance (un'altra per il primo) a livello NBA. Sarà così ancora a lungo, almeno finché a livello di Eurolega etc si capirà come vendere un prodotto veramente, mettendo da parte le idee integraliste e retrograde di troppi dei protagonisti attuali che tengono in pugno leghe ed organizzazioni.

PS In tutto questo l'Italia sta ancora una volta a guardare, con la miseria di un partecipazione nelle ultime 5 edizioni dei giochi, assolutamente a digiuno di medaglie in tutte le manifestazioni che contano. Si cercano colpevoli in un allenatore, in qualche giocatore etc, ma come sempre si sta a sentire il vertice del movimento, quello che nella pratica ha trascinato la pallacanestro tricolore in queste condizioni, senza pensare a nulla che sia veramente costruttivo, lungimirante e programmatico. I disastri, i fallimenti, le inconsistenze totali necessitano di ripartenze culturali dalla base, consci della situazione da cui si arriva e senza false speranze in un rimedio vincente nel breve. In fondo si chiama lavoro, quello che da un ventennio si sta facendo male, oppure non lo si sta facendo. Ma in realtà tutto ciò non conta niente, qua si pensa alle elezioni, mica alle triple di Steph, ai poster di Yabusele od alla crescita tedesca: vuoi mettere?

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