Esclusivo Thomas Walkup a Eurodevotion: "Pajola? Un grande difensore, siamo molto simili"
Le sue parole ad Eurodevotion della stella dell'Olympiacos e frontrunner per il DPOY, Thomas Walkup
Tanto amichevole ed empatico fuori dal campo, quanto fastidioso e arcigno con i suoi avversari sul parquet. E' questo Thomas Walkup e abbiamo avuto il privilegio di incontrarlo ad Assago, la sera precedente alla gara poi persa contro l'Olimpia.
Nella nostra intervista a due mani, io e Alberto abbiamo conversato con lui con grande piacere, saltellando tra aneddoti della sua storia personale, le sue esperienze con diversi allenatori, la difesa ed i segreti dell'attuale Olympiacos. Alla fine, abbiamo provato a proporgli una scommessa speciale in caso di successo nel finale di stagione...
Sotto una traduzione selezionata, la versione integrale in inglese la trovate qui.
Sui tempi del college, quando disse "C'è un motivo per cui non ho avuto nessuna 'scolarship' a parte due, non ero un granché.", in rapporto al Walkup di oggi...
"Non dirò che stessi scherzando, penso davvero che fosse il livello a cui ero al tempo come giocatore. Non meritavo altre offerte, ma una scuola (Stephen F Austin, ndr) ha creduto in me e lì ho iniziato ad avere fiducia. Ero in palestra tutti i giorni dalla mattina alla sera con il mio coach, Stephen Gentry. Ci trovammo molto, lui voleva aiutarmi a migliorare tanto quanto lo volevo io, gran parte del mio successo lo devo a lui."
Sulla sua transizione dal ruolo di ala che giocava ai tempi del college - tanto che Draft Express lo definì "a Southland version of Draymond Green"- a quello attuale...
"La più grande somiglianza tra le mie due versioni è che io semplicemente mi adatto al ruolo di cui la squadra ha bisogno. Gioco più di ogni altra cosa con la mente, con i miei istinti, e questo mi permette di rendermi utile in contesti diversi. Al tempo giocavo ala, ma comunque molto sul perimetro, non ero un "quattro" classico... Insieme ai coach per cui ho giocato e grazie al mio lavoro, ho fatto progressi come point-guard. Soprattutto sotto Sarunas (Jasikevicius, ndr) impari costantemente, anche quando sei a casa, ti sembra di star ancora sentendo la sua voce!"
Sul suo percorso graduale alla scoperta del basket europeo, da Ludwigsburg, a Kaunas, fino all'Olympiacos...
"Se fai un passo molto grande subito, non è detto che sarai pronto per gestirlo. Sono molto grato per il 'viaggio', quando ho giocato per John Patrick a Ludwigsburg, ho imparato molto di lui nel passo verso la pallacanestro europea. Quando sono stato allo Zalgiris, mi sono trovato come in una famiglia. Non ho giocato bene all'inizio, ma mi hanno accolto a braccia aperte e mi hanno consentito di avere la fiducia di cui avevo bisogno a livello Euroleague. Non sarei qui senza quei due primi step, ritengo che se fai in modo di migliorare ogni giorno, ogni settimana, ogni anno, alla fine della tua carriera non potrai che essere contento del punto in cui sei arrivato."
Sulla sua incisività in campo, nonostante le cifre (il più impattante giocatore di EL non in doppia cifra), e sulla rotazione delle guardie dell'Oly che sembra non comportare mai un calo di rendimento...
"Credo che sia tutto merito di coach Bartzokas e del suo sistema, siamo molto orgogliosi di non dipendere da un unico giocatore. Siamo molto bilanciati, non solo nella varietà nella rosa, ma anche nei nostri stili di gioco. Non diamo mai la palla a qualcuno, aspettandoci che faccia qualcosa per noi. Ogni coach del mondo vuole giocare con una squadra che condivide il pallone, ma penso che Bartzokas e il suo staff hanno fatto il meglio nell'insegnarci un sistema. E' una questione di chimica, ma la chimica non viene per caso. E' merito del sistema e della filosofia gioco."
Sulla lineup più usata di EL (Canaan, Walkup, Papanikolau, Vezenkov e Fall), in campo per 193', il doppio rispetto ai 98' della seconda...
"E' certamente curioso, non è comune. C'è un tema che è quello dell'overcoaching, che porta a cambiare quintetti ogni partita, per ovviare a piccoli dettagli, ma i nostri allenatori credono che, anche trascurando qualcuno di questi piccoli dettagli e mettendo in campo lo stesso gruppo di giocatori, sia più importante giocare con ritmo e mettere i propri uomini in una confort zone, che ci consenta di performare meglio. Penso che i numeri ci stiano dando ragione."
Sulle differenze tra Jasikevicius e Bartzokas...
"Sono entrambi geni in due modi completamente diversi. Il primo si concentra sul singolo maniacale dettaglio e cerca di trovare il modo di ottenere il più piccolo vantaggio in ogni singola giocata, guarda la difesa avversaria ed è come se vedesse il gioco in slow-motion. Il modo in cui invece cerca il vantaggio Bartzokas è attraverso la sua filosofia e il suo sistema, è più un fatto di come muoviamo la palla, di come la passiamo, è qualcosa su cui lavoriamo ogni giorno, così che in partita giochiamo già con un certo flow e non è un tema del singolo possesso, di come attacchiamo il singolo punto della difesa."
Sulla mancanza di esperienza alle F4 di Belgrado e sull'eredità positiva di quella sconfitta in quest'annata...
"Al tempo non riuscivo a trovare nulla di positivo, è sempre così. Sicuramente ci ha motivato, guardando all'estate e a come mi sono sentito costantemente ogni volta che andavo in palestra. Se confronto come vedo ora i prossimi impegni rispetto a come lo facevo l'anno scorso nello stesso periodo, percepisco un sentire completamente diverso nella nostra squadra. Per quanto sia stato difficile perdere, ci ha dato tanta esperienza necessaria."
Sul momento perfetto dell'Oly e su come gestire questi giorni che dividono dalla post-season...
"Non credo sia un problema reale avere un picco troppo presto, o che sia importante averlo al momento giusto. In Agosto pensare di vincere la "triple crown" (campionato, coppa nazionale, Euroleague, ndr) sembrava un obiettivo persino troppo grande, ma lavorare un giorno alla volta era la cosa giusta da fare e lo è tutt'ora. Non credo che abbiamo raggiunto il nostro 'ceiling' ancora, vedremo dove saremo in 50 giorni, o 80 giorni. C'è molto spazio per crescere."
Sulle aree di crescita...
"Direi il focus sui 40 minuti. Se dipendi da soli 20 minuti di buona pallacanestro, alla fine perdi."
Sull'importanza nel suo approccio difensivo di avere alle spalle lunghi come Fall, Bolomboy o Black...
"Giocare con Moustapha Fall è un sogno. Non è solo uno stoppatore, ma è anche uno dei migliori nei cambi, forza moltissime palle perse... Con Moustapha che mi copre le spalle, so di poter avvicinarmi molto al mio uomo e pressarlo. Ti da una sorta di "fiducia difensiva", non è solo tirando a canestro che puoi prendere fiducia."
Sulle differenze che comporta difendere con le diverse tipologie di big men a disposizione dell'Oly...
"Dipende dal tipo di difesa che giochiamo, ma so sempre che non importa se vengo battuto. Se capita, possiamo cambiare e per questo so anche che posso rischiare di più. Con i quintetti che avete menzionato prima, io mi trovo molto bene a creare un ritmo difensivo, specialmente con Fall. Non direi che c'è qualcosa di tattico che modifico, ma loro mi consentono di difendere sulla palla con un alto livello di comfort."
Sui rivali più pericolosi per il DPOY, una candidatura per cui lo diamo frontrunner, e su Alessandro Pajola...
"Sono un grande fan di Kevarrius Hayes, è davvero forte. Contro Pajola abbiamo giocato contro due volte, è davvero un ottimo difensore. Abbiamo molte somiglianze, siamo due guardie grosse, fisiche e con ottime mani, ci spendiamo nel passare sopra i blocchi, credo che abbia anche una buonissima reattività di piedi. Ha grandiosi istinti difensivi, non solo la volontà di difendere."
Proposto un gioco, sulla cosa che farebbe in difesa 1-vs-1 contro tre grandi guardie di EL. La prima Milos Teodosic...
"Farlo penetrare a sinistra."
Markus Howard...
"Farlo penetrare a sinistra (ride, ndr). Questi giocatori non riuscirai mai a fermarli completamente, dovrai togliere loro la loro più grande abilità. Se è penetrare a destra, ad esempio, cercherai di star vicino per togliergli il tiro, di stare sulla loro mano destra e, se vanno a sinistra, si vedrà che succede... Sono grandi atleti anche perché, nonostante tu cerchi di toglier loro il loro maggior punto di forza, spesso sono in grado di sfruttarlo lo stesso."
L'ultimo sarebbe stato Vasa Micic...
"Non starei così vicino come starei con Howard, ma lo farei penetrare a sinistra, perché a destra è davvero bravo!"
Sulla proposta di scommessa, di non tagliarsi la barba per più di anno (cosa per cui era stato famoso al college) in caso di vittoria alle Final Four...
"Il nostro medico di squadra è entrato un giorno e mi ha detto di non tagliarmela, quindi la barba è già abbastanza lunga ora... Se ce l'avrò ancora, vinciamo e la gente vorrà che me la tagli, la taglierò. E se la taglierò ve lo farò sapere!"