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Roger Grimau protagonista di un'interessantissima intervista con sport.es, media catalano con il quale ha ripercorso la stagione di "montagne russe" al Barça.

Marc Del Rio ha intervistato Roger Grimau a tre mesi dall'esonero sulla panchina del Barça. Tantissimi i temi estremamente interessanti toccati, a testimonianza di un cuore "blaugrana" che soffre ma dimostra tutto il proprio valore, senza dimenticare il rapporto con un collega dallo spessore umano di altro livello.

Di seguito un estratto di tutto quanto dichiarato dal Coach catalano.

grimau-barça

«Sto bene, ci sono cose importanti nella vita, mi sarebbe piaciuto restare al Barça, i miei colori, ma l'estate mi è servita per mettere diverse cose al posto giusto».

«Avevo bisogno di tempo per riflettere, per stare con la mia famiglia dopo una stagione lunghissima e durissima. Ho parlato perchè ritenevo giusto far sapere la mia opinione».

«Il primo contatto con il Barça arrivò verso mezzanotte, poi il giorno dopo il colloquio con il Presidente e via di accordo...».

«Mi piaceva lavorare coi giovani ma sentivo di aver bisogno di qualcosa di più per testarmi, mi sentivo pronto per provarci».

«Il roster era quasi fatto, mi informarono di un allenamento di prova di Jabari Parker e fu subito chiaro che fosse un uomo giusto, con la voglia giusta».

«Lui (Jabari) ha dovuto adattarsi a livello di gioco, è normale, con una predisposizione sempre eccellente. Fondamentale è stato però vivere la città in quell'adattamento, dimostrando che stava bene a Barcellona. Non tutti gli stranieri che arrivano qui la vivono così bene».

«Siamo partiti bene con il naturale inserimento di chi ha iniziato dopo la preparazione».

«In una stagione non puoi stare sempre in alto. Dicembre è stato duro per numero di partite e ci ha punito con sconfitte consecutive. Non c'è una ragione chiara, l'importante è stato tornare al meglio, battere il Real a gennaio in una gara da "vita o morte" e risalire».

barça-grimau

«Escludere giocatori che vanno sopra le righe? Tocca all'allenatore, forse, o tocca al club, forse. Sono cose che si possono fare, si può sbagliare, ho cercato di agire solo per il bene della squadra. Certo che si sarebbe potuta gestire la cosa in maniera soffrente. Da parte mia è stato un altro passo di apprendimento» (riguardo il caso Hernagomez).

«Già da giocatore ero ipercritico con me stesso, figurati da allenatore...».

«Nella gara di EL di gennaio col Real avevo una doppia sensazione. La forza e la tranquillità di continuare anche in caso di sconfitta, pur conoscendo le voci che raccontavano come il club stesse parlando con altri allenatori o con uno in concreto. Per la mia salute mentale era meglio pensare come le persone che mi avevano voluto in panchina fossero dalla mia parte».

«La mia famiglia mi ha appoggiato alla grande soprattutto in quei giorni in cui pensi che sia tutto così duro e difficile».

«Ricky Rubio da subito si è impegnato al massimo, tuttavia è normale che a volte l'inserimento di una tassello nel mosaico possa costare uno sforzo extra alla squadra».

«In Copa del Rey abbiamo giocato veramente bene. nelle tre gare contro Madrid di inizio stagione siamo stati puniti oltre i nostri demeriti. Ma a Malaga, in Copa, proprio bene: in finale tre o quattro rimbalzi offensivi e qualche tripla ci hanno castigato. Un vero peccato perchè ha inciso molto nella prosecuzione del progetto».

«L'Oly arrivava da 11 W nelle ultime 12 di stagione regolare. In gara 1 abbiamo regalato un quarto e mezzo... Gara 4 un disastro, non dovevamo perdere così, fa più danno che perdere normalmente. In quel modo no... In gara 5 un clinic difensivo vero e proprio. Mi prendo le mie responsabilità ma se non entrano tanti tiri aperti...».

«Ero talmente preso dal mio ruolo che non pensavo agli allenatori avversari come rivali. Obradovic è un dio, ovvio, ma pensavo di più a cosa facevano i suoi giocatori».

«La magia del Palau è unica, lo confermo».

«Il 7-2 del Real in stagione contro di noi? Le prime 3 gare non eravamo prontissimi, troppi nuovi e troppo presto. In generale la differenza non era così come dai risultati ma per battere il Real avremmo avuto bisogno di fare le cose sempre perfettamente. Il 3-0 in finale non è così poco frequente in finale di ACB».

«Non so esattamente cosa ci sia mancato per vincere un titolo ma credo sia una questione di tante cose che sarebbero dovute andare in una certa direzione e non mi riferisco ai casi disciplinari noti».

Grimau | Eurodevotion

«Può essere che gli "zero tituli" siano la ragione del mio allontanamento, può esser che sia stato qualcosa nel lavoro quotidiano: di certo non vincere conta...».

«La questione Hezonja? Non faccio nomi per non mancare di rispetto a qualcuno».

«Ho incontrato i vertici una settimana dopo l'eliminazione e mi hanno comunicato la decisione del club. Non ho chiesto motivazioni, da allenatore accetti e guardi avanti».

«La relazione con Juan Carlos è stata buona. Siamo due più portato ad essere introversi che estroversi, con tutti, non solo tra noi. Alla fine, tra virgolette, eravamo "capo e dipendente". Non è finita male».

«14 giocatori sono tanti per dare i giusti minuti a tutti, anche quando vinci. C'è sempre qualcuno che ne soffre. Joel Parra, Dario Brizuela e Oriol Paulì? La concorrenza è stata bestiale, non avevamo minuti per tutti, essere al Barça e trovare spazio dove ci sono Abrines e Kalinic non è semplice ma è chiaro».

«Kalinic fuori in finale? Con lui bene in generale, poi ci sono momenti in cui succedono cose, succede a tutti al mondo. Si sono unite diverse cose, ma nessuna in particolare».

«Dopo l'esonero avevo ci sarebbero stati giocatori che mi avrebbero chiamato, altri che non lo avrebbero fatto ed altri su cui avevo dubbi. E' stato così».

«La parte del mio staff compreso Victor Sada che continua a lavorare con Penarroya? Credo che si siano sentiti a loro agio nel farlo».

«La Supercopa si affronta al meglio se hai da subito tutti i giocatori a disposizione in preparazione, cosa che credo sia successa al Barça. Il Real ha molti nuovi e questo è un punto a favore dei blaugrana».

Chus Mateo | Eurodevotion

«Permettimi di dire una cosa... Chus Mateo è un un autentico signore, dalla testa ai piedi. Ci sono stati diversi dettagli interessanti durante la stagione che me lo hanno dimostrato. Non abbiamo parlato molto ma proprio quei dettagli mi hanno fatto capire di che qualità di uomo stiamo parlando».

«Punter doveva venire da noi già l'anno scorso, è stato un contrattempo non averlo, con la sua leadership».

«Non seguirò il Barça sin quando non dovrò fare scouting prima di affrontarli... (ndr risata). Scherzi a parte non lo faccio per una serie di sentimenti che sì, mi costano molto. Ma non è rabbia, è solo che soffro a non essere parte di questo progetto, mi fa male».

«Dopo un'estate rivitalizzante guarderò molto basket, studierò come lavorano i colleghi, il tutto per migliorare. E quando avrò in mano un progetto che riterrò interessante sarò pronto».

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