"Mamma, li turchi!": il Fenerbahçe è tornato grande
Ottavo e con record negativo (13-15) al momento della sospensione dell'Eurolega nel 2020 per lo scoppio della pandemia. Settimo con un'epica rimonta nel girone di ritorno ed eliminato nei quarti nel 2021. Dodicesimo con bilancio drammatico (10-18) lo scorso anno, nel torneo ridotto a 15 squadre per l'esclusione delle russe. Nel giro di tre stagioni, il Fenerbahçe delle meraviglie, quello capace di giocare tre finali consecutive (un titolo in bacheca) sotto coach Zeljko Obradovic, si era trasformato in un semplice club mestierante.
Le canotte gialloblù, che incutevano timore su tutti i campi come una banda di corsari sanguinari, erano sbiadite a segni distintivi di una squadra qualunque, abbordabilissima lontano da casa (3-13 in trasferta nel 2021-22). Fino ad oggi. Ora, con 6 vittorie nelle prime sette gare, macchiate soltanto dal ko in volata a Barcellona per una scempiaggine di Johnathan Motley, il Fenerbahçe è tornato a guardare tutti dall'alto in basso. Primo in classifica, imbattuto in casa, e infilatosi con forza nel novero delle contender per le Final Four di fine maggio.
Dimitris Itoudis risveglia lo spirito del vecchio Fenerbahçe: attacco brillante e difesa ferrea
Il periodo grigio di traghettamento passato per il biennio di Igor Kokoskov e Sasha Djordjevic è ormai archiviato. Zeljko Obradovic è tornato nella versione moderna, quella del suo delfino Dimitris Itoudis, plasmato negli anni trionfali del Panathinaikos Atene. Per i risultati raggiunti con il CSKA (6 Final Four in sette anni, due titoli), la sua sola presenza è un valore aggiunto stellare. In un torneo tattico come l'Eurolega, dove, a differenza della NBA, il ruolo dell'allenatore è ancora centrale, così come la sua capacità di influire sulle direttive della società, un Dimitris Itoudis vale, quantomeno, la certezza di una qualificazione ai playoff. E un'altissima probabilità di finire tra le quattro migliori d'Europa.
Dopo due anni interlocutori, il Fenerbahçe è tornato a essere una macchina offensiva travolgente. Terzo per punti segnati (83.4), quinto per valutazione (94.4), quinto per assist (19.0), quarto per triple segnate (10.3). La squadra funziona. Anzi, ha un look molto più moderno e accattivante rispetto agli anni d'oro di Obradovic, fatti di ritmi bassi, fisicità e difesa strenua, tra le più impenetrabili nella storia dell'Eurolega a girone unico.
Ma la qualità offensiva non è macchiata da uno sbilanciamento sul fronte opposto. Anzi. Il Fenerbahçe è la squadra che concilia meglio le due fasi in questa prima parte di stagione. I numeri dicono che i gialloblù sono la seconda miglior difesa d'Europa (73.1 punti subiti a gara) alle spalle della sola Milano (72.7). Ma, a differenza dell'Olimpia, il Fener fa canestro con grande facilità.
Calathes-Wilbekin, la strana coppia che funziona
La transizione dall'epoca De Colo-Vesely, caposaldi dl Fenerbahçe del passato recente, si sta rivelando totalmente indolore. Perché quella che sembrava essere una delle coppie più strane del torneo sta rispondendo in maniera brillante. Nick Calathes e Scottie Wilbekin, entrambi leader, generali e giocatori ball-dominant, hanno trovato un sottile filo di equilibrio. Calathes, già allenato da Itoudis nella sua prima tranche al Panathinaikos, ha mosso un passo indietro, mantenendo il ruolo di playmaker puro già vestito con Jasikevicius al Barcellona.
Wilbekin, da guardia, ha più spazio per concentrarsi sulla parte realizzativa del gioco. Il beneficio, finora, è doppio. Calathes sta servendo 5.9 assist a gara e, con una bocca da fuoco così pericolosa al suo fianco, sta tirando con il 55.2% dall'arco, miglior dato della carriera per un giocatore che ha sempre avuto enormi problemi di efficacia nel tiro da fuori. Wilbekin, calato in un contesto di miglior gestione, segna 12.1 punti a partita in poco più di 23 minuti. Una macchina da canestri totale.
Motley-Guduric, l'efficacia in carne ed ossa
In attesa di goderci il ritorno di Nemanja Bjelica, acquisto estivo top ma ancora ai box per problemi muscolari, il Fenerbahçe ha già acquisito una chimica e una strutturazione ben definita. Il front-court creativo e produttivo è fiancheggiato da due ali che hanno sempre fatto del collante il loro punto di forza (Nigel Hayes-Davis, recuperato dopo un anno oscuro in bluagrana, e Dyshawn Pierre, miglioratissimo) e puntellato dal vero giocatore-rivelazione del torneo.
Johnathan Motley ha raggiunto il palco dell'Eurolega a 27 anni, ma sembra giocare a questi livelli da quando è nato. La ferocia con cui azzanna ogni possesso lo rende uno dei giocatori più produttivi ed efficaci del campionato per punti (15.1), percentuale al tiro (70.3%) e rimbalzi catturati (6.1, la metà dei quali offensivi), cifre stellari raccolte in poco più di 23 minuti a gara.
E il terzo incomodo? Marko Guduric. Nonostante il duo ball-dominant sul perimetro, il serbo sta accomodando il suo carattere fumantino in un ruolo da perfetto sesto uomo extra-lusso. Lucidissimo nelle scelte, si è trasformato in un vero spacca-partite grazie a quella bidimensionalità che gli permette di essere tanto letale dall'arco (46.3% da tre) quanto incontenibile nelle sue penetrazioni di tecnica e potenza fisica (61.4% da due): 13.3 punti in 23 minuti, efficacia allo stato puro.
Eliminate le scommesse sbagliate (Shayok, Starks, Floyd), il Fener schiera oggi uno dei gruppi più profondi e meglio assemblati del torneo. Anche perché il reparto local sta contribuendo in maniera egregia. Metecan Birsen e Sehmus Hazer danno minuti senza incidere in maniera negativa sugli equilibri, e Melih Mahmutoglou sta vivendo un periodo d'oro. Le ultime due partite lo hanno visto scollinare in doppia cifra e timbrare il suo nuovo career-high grazie ai 20 punti sparati con cinque triple alla Stella Rossa. Numeri alla mano, Melih è il secondo miglior realizzatore d'Europa per produzione proiettata sui 40 minuti!