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A Manila l'Italia è ancora viva: nel big match contro la Serbia, in una partita fatta di montagne russe, batte ancora una volta, come nei due precedenti, la squadra di Svetislav Pesic e continua la sua permanenza al Mondiale.

Il 76-78 finale è gioia azzurra!

Il racconto della partita

L'inizio è contratto da ambo le parti, ma l'Italia esce subito forte nel primo tempo: decisamente la migliore versione vista in questo Mondiale. Fisica e ruvida nei contatti, molto solida in difesa e molto più lucida in attacco rispetto alle precedenti partite. Senza contare il fatto che finalmente entra anche il tiro da tre punti: all'intervallo è 7/10.

I due passi falsi sono nelle troppe palle perse banali e negli appoggi sbagliati da sotto che, a questo livello, si pagano sempre a caro prezzo. La Serbia risale la china da lì dopo un primo quarto molto confusionario e difficile fatto di attacchi farraginosi e difese non lucide quando costrette a ruotare. Però l'esperienza dei serbi su come rimanere attaccati alle partite è tanta; così come la qualità dei loro giocatori.

Era un primo tempo decisamente a tinte azzurre, ma la furbizia avversaria ha fatto in modo di chiudere avanti dopo 20'. La furbizia e la grande giocata, sia tattica che tecnica, a 1.5 della sirena con la stupenda tripla di Bogdanovic: situazione preparata benissimo ed eseguita ancora meglio.

La Serbia ha un altro piglio nel secondo tempo: più attenta in difesa sui cambi difensivi e incisiva nelle penetrazioni in attacco. Trova così il +12 a 5'50" nel terzo quarto cavalcando ancora le perse azzurre e gli errori banali sotto canestro: blackout Italia. Quando sembrava finita, Fontecchio alimenta la speranza italica, fa giocate da fuoriclasse e accende anche Datome che segna 8 punti in un minuto riportando miracolosamente l'Italia a -3 prima del quarto quarto. Errore mentale gravissimo della Serbia che deve rifare tutto daccapo.

Il quarto quarto torna ad essere come il primo con l'Italia lucida e in controllo e la Serbia in totale confusione. A questo c'è da aggiungere l'onnipotenza offensiva di Fontecchio che segna in qualsiasi modo in isolamento. La Serbia torna in confusione, non crea più nulla e allora è tripudio azzurro e continua il sogno italiano!

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Serbia, una partita sottotono e un Bogdanovic assente

Su 40 minuti la Serbia ne ha giocati bene una decina o poco di più. Un primo tempo difficile e con diversi errori che è riuscita a chiudere davanti grazie a qualche ingenuità azzurra e all'esperienza dei suoi.

Poi un terzo quarto di tutt'altra fattura: molto più lucido in difesa e anche nelle scelte offensive. Sul +16, obiettivamente, la partita sembrava molto vicina all'essere chiusa poi quel finale di periodo con le giocate da campioni di Fontecchio e Datome che hanno riaperto improvvisamente tutto e hanno riportato la partita nei binari del primo tempo.

Per Pesic è pesata tantissimo la contro-prestazione di Bogdanovic, nonostante i 18 punti. L'1/13 dall'arco del maggiore talento serbo a roster ha affossato le possibilità dei suoi e spesso anche il ritmo offensivo, stagnato da soluzioni estemporanee che non hanno trovato la retina. Male anche Guduric e il giovane Nikola Jovic, entrambi sempre fuori dalla partita e spesso protagonisti di numerosi errori difensivi.

Milutinov ha giocato la solita solida partita con 14 punti e 12 rimbalzi insieme a un Dobric altrettanto presente e incisivo sia in difesa che in attacco quando ha dovuto colpire (15 punti e 3 rimbalzi).

In generale, a sorprendere è stata la difficoltà mentale dei serbi nell'affrontare alcuni momenti difficili. Soprattutto il quarto periodo si è dimostrato al di sotto le aspettative e molto incrinato dalla paura. Non una cosa che ci aspetteremmo da una squadra esperta dalla Serbia che è ora costretta a vincere contro la Repubblica Dominicana.

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L'orgoglio dell'Italia: l'intensità del gruppo e le giocate di Fontecchio

Una grande partita dell'Italia che, dopo le prestazioni tecnicamente non convincenti del primo girone, fin dal minuto uno gioca un'ottima pallacanestro. Alzato il livello di fisicità, in difesa tutto funziona benissimo e l'attacco, soprattutto nel primo tempo, riesce ad avere un flusso decisamente buono sfruttando finalmente un tiro dall'arco che funziona.

Poi, va detto, senza le giocate da fenomeno di Fontecchio, la partita sarebbe stata finita e sepolta. Ci voleva un guizzo individuale, delle giocate da campione: quelle cose che nella nostra Nazionale solo l'ex Alba Berlino può fare. E allora il quarto periodo è stato veramente onnipotenza cestistica per lui, capace di segnare nonostante ogni buona difesa serba in single coverage.

Con la spinta del suo fuoriclasse, tutta l'Italia è tornata ad essere lucidissima e precisa nelle scelte con gli altri interpreti che hanno saputo incidere nel momento giusto: vedi a proposito la tripla provvidenziale di Severini.

E' ovvio che per questa squadra tirare col 52% dall'arco fa tutta la differenza del mondo: diventa una squadra in grado di battere praticamente chiunque. Ma poi, appunto, c'è stata anche la solidità difensiva e fisica in generale che hanno permesso di vincere addirittura la sfida a rimbalzo (36-34). Un dato più che significativo.

L'Italia sogna ancora: se questo è l'approccio, il Mondiale può ancora continuare. E sogna perché un Fontecchio così (30 punti, 7 rimbalzi, 3 assist e 31 di valutazione) è roba da stropicciarsi gli occhi. Ora testa a Portorico.

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