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L'Olimpia Milano non sbaglia gara 4 in casa: Nikola Mirotic gioca una partita sublime, domina in lungo e in largo e si regala il suo primo scudetto italiano battendo la Virtus Bologna.

Le vu nere, ancora una volta, ci provano al meglio delle proprie possibilità, ma i biancorossi dimostrano una volta di più lo sconfinato talento che hanno a disposizione e suoi solisti, ogni qualvolta l'Olimpia ha bisogno di punti, segnano canestri dalla difficoltà elevatissima.

Alla fine, è il terzo scudetto di fila, sempre contro la Virtus. L'Olimpia sancisce il suo dominio in territorio italico. Ma, non inganniamoci, la stagione meneghina rimane problematica e non bisogna far sì, come l'anno scorso, che questo trofeo diventi specchietto per le allodole.

La partita

Banchi prova a sparigliare le carte: la Virtus parte meglio, ma poi sbaglia tanti tiri comodi, Milano cavalca Mirotic in lunetta e con maggiore cinismo registra un parziale da 15-2 che sancisce subito una prima fuga milanese, ma, alla guida dal solito Pajola, è subito controparziale di 8-0 e quindi 15 pari. Che inizio di partita! E' un primo quarto offensivo così come in gara 3.

Milano, come 48 prima, prende il controllo della partita: la differenza è che Bologna costruisce meglio ma segna di meno, mentre Milano trova il canestro anche quando la Virtus difende al meglio. Melli segna da tre senza ritmo, Napier la mette dal logo: è 36-28. Una squadra, semplicemente, ha molto più talento dell'altra. Milano e Mirotic giocano sul velluto, il montenegrino prende residenza in lunetta: 44-32, 17 punti personali e fuga. L'Olimpia va all'intervallo con la gara in controllo.

Mirotic da tre, Melli pure: per l'Olimpia va tutto nella direzione giusta, la Virtus è inerme, +16. Di lì a poco le vu nere si innervosiscono, Milano ne approfitta e, obiettivamente, la partita può dirsi già finita quando il terzo quarto è iniziato da poco. Scesa sotto il -20, Bologna mostra una grande reazione d'orgoglio all'inizio del quarto periodo tornando fino al -9, con un sforzo encomiabile. Poi, di nuovo, il talento di Milano: l'ennesima tripla senza ritmo di Mirotic, 27 punti personali. La Virtus, però, gioca un quarto periodo commovente per la volontà di non mollare mai e una pressione continua e asfissiante sulla palla.

Alla fine Milano rischia davvero lo psicodramma, commette una caterva di palle perse, ma ancora i viaggi in lunetta mettono in ghiaccio la vittoria dopo che la Virtus era tornata fino al -7. E' Scudetto!

Il regno di Nikola Mirotic

Dominio totale e incontrastato del fenomeno montenegrino. Dopo due gare in cui era stato più controproducente che altro, Nikola Mirotic gioca una gara 3 di alto livello e una gara 4 in cui domina e fa quello che vuole sul parquet.

Canestri pesantissimi, alcuni dei quali rompono diversi momenti d'inerzia Virtus e di difficoltà spesso elevatissima. Poi anche una presenza a rimbalzo e una attitudine difensiva che sono state, forse, inedite per l'efficacia che hanno avuto. 30 punti con 16/18 ai liberi, 12 rimbalzi e 47 di valutazione. La vittoria dello scudetto ha la sua firma e quella del capitano Nicolò Melli (12+9), guerriero romano su ogni singolo pallone che è orbitato nei suoi pressi.

I due Nick sono i re di Milano. L'Olimpia non ha mostrato una pallacanestro sublime in queste finali, ma ha ampiamente dimostrato di essere la squadra più forte. Per profondità e talento.

mirotic-olimpia-virtus

Qualche numero e i primi bilanci

Gli arbitri sono stati inadeguati stasera come nelle altre occasioni. Ancora tanti, troppi, episodi dubbi e giudicati male. Uno su tutti: la rimessa in cui Melli si auto-accusa di aver spazzato la palla dal ferro, gli arbitri vanno all'istant-replay e assegnano comunque palla a Milano. Ma ce ne sarebbero altri, da una parte come dall'altra.

Una squadra ha tirato 35 liberi, l'altra 16. C'è tutta la differenza di questa gara 4; poi se la squadra che tira di più dalla lunetta ha anche Mirotic, allora vincere è quasi una formalità.

Qualche bilancio lampo? Eccolo. La stagione Virtus era iniziata coi fuochi d'artificio; finisce con non poco amaro in bocca. La stagione milanese era iniziata e proseguita nel peggiore dei modi; poi ecco ancora lo scudetto a redimere. Ci sarà ancora da riflettere.

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