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Alla Segafredo Arena il Real Madrid prende le redini della partita con decisione fin dalla palla a due per poi non mollarle più fino alla sirena finale che sancisce la netta vittoria contro la Virtus Bologna.

Un gap tecnico evidente, a tratti abissale quello visto oggi in campo tra le due squadre. Le vu nere hanno alternato momenti di afasia con altri di grande caparbietà, ma oggi dall'altra parte l'avversario era veramente insormontabile e difficilmente avvicinabile.

La gara

Il Real Madrid parte in scioltezza con un parziale deciso di 10-2 nei primi minuti che a metà quarto è già +12 (6-18) con la Virtus che soffre drasticamente la fisicità degli avversari. A scuotere le vu nere dal torpore ci sono solo le due triple di Ojeleye a fine quarto, ma dopo 10 minuti il parziale è un severo 12-26.

Ci pensa una scarica di triple di Capitan Belinelli a rianimare la Segafredo Arena (23-32) : in nemmeno 3 minuti la Virtus (o meglio: Belinelli) ha pareggiato i punti fatti nel primo quarto. Ci pensano due triple celestiali di Hezonja a riappacificare di nuovo le acque; dall'altra parte però c'è il numero 3 che decide di prendersi la squadra sulle spalle e tutto quello che gli passa per le mani è una tripla o un fallo preso da tre punti. Nel frattempo l'attacco Real si inceppa e si ingarbuglia in soluzioni personali, ma le vu nere perdono l'attimo per riavvicinarsi davvero. All'intervallo è 33-50 col buzzer beater di Yabusele dal suo canestro.

Il rientro dagli spogliatoi virtussino è ottimo e allora quel -17 diventa -9 in poco più di due minuti. Le merengues riescono con i tanti tiri liberi guadagnati a mantenere sempre una larga distanza, ma l'atteggiamento virtussino ora è decisamente cambiato: energico, caparbio, volenteroso di lottare. Quel -10 rimane fino all'inizio del quarto quarto, ma l'atmosfera è cambiata: da sopita a battagliera.

Ci pensa ancora Mario Hezonja con altre tre triple (sì, tre, e una più bella dell'altra per complessità d'esecuzione in contrasto alla facilità del giocatore nel segnarle) cristalline a ricacciare indietro ogni velleità bianconera: quando si dice che il talento dei blancos è spropositato si pensa proprio a questo. Anzi, fate cinque triple di fila; sempre firmate Hezonja. E' il sigillo definitivo e inappellabile sul match: 79-96 il punteggio finale.

Real Madrid: talento e fisicità, ma non bel gioco

Il Real Madrid vince e domina la partita. Ed era anche normale che potesse essere così: già il gap tecnico tra le due compagini è più che abbondante, figurarsi se alle vu nere tocca di giocare senza Cordinier, Pajola e soprattutto Teodosic.

Questa squadra, ovviamente, anche solo per i nomi che annovera a roster, può dirsi tranquillamente la più forte della competizione. Poi se, al momento, non si trova in cima alla classifica di Eurolega è perché le classifiche non si fanno con le figurine ma anche con la qualità del gioco espresso. Quella qualità del gioco espresso che questa sera non è stata eccelsa in casa madrilena e che, a dire il vero, non lo è stata nemmeno negli ultimi mesi.

Perché dire questo in una partita vinta di 17 punti? Perché le grandi squadre devono guardare a correggere il dettaglio: da qui passa il fatto di alzare o meno quella agognata coppa a fine stagione.

Nello specifico le difficoltà si sono notate quando si doveva attraversare la metacampo, entrare nei giochi e riuscire a muovere la palla con continuità. Spesso la manovra offensiva madrilena si è incagliata e ha dovuto affidarsi alle soluzioni dei singoli; poi quei singoli sono notoriamente dei fenomeni che hanno puntualmente fatto muovere la retina. Ma questo potrebbe non bastare in territorio di playoffs e Final Four. Ecco, perché questo aspetto del gioco si può e si deve correggere guardando al giardino dei blancos.

Per il resto, tra le innumerevoli qualità di questa squadra, ci soffermiamo sulla sua fisicità. A rimbalzo è finita 40-32, ma a fine primo quarto era già 16-4. Ma più che il dato dei rimbalzi è quello della percentuale da due punti degli avversari: 31% (che era 22% a fine primo tempo). E' impressionante come, se superata la prima linea difensiva, ce ne sia una seconda praticamente insormontabile da scavalcare. Un quintetto formato da Hanga-Musa-Deck-Yabusele-Tavares è impressionante per la fisicità che è in grado di avere.

Nessuno come loro in questo aspetto. Poi, ovviamente, ci sono i talenti puri: Hezonja lo è alla massima potenza. 26 punti con 8/11 dall'arco (!) e una facilità d'esecuzione disarmante. In più anche un Guerschon Yabusele alla migliore prova stagionale: 24 punti e 6 rimbalzi.

Virtus, una partita che lascia poche considerazioni

Difficile valutare la prova virtussina. Certo, il disavanzo finale è importante, ma sinceramente era facile aspettarselo contro una corazzata simile e con le gravose defezioni che ancora affliggono il roster di coach Scariolo.

Non avere Cordinier e Pajola significa rinunciare ai due giocatori che possono mettere più fisicità sugli esterni contro la squadra più fisica della lega; e non avere Teodosic per una squadra come la Virtus che dipende così tanto dalle sue giocate si spiega da solo. Ecco, senza dimenticare il fatto che proprio Cordinier e Pajola furono due dei migliori in campo nella clamorosa vittoria all'andata al Wizink Center.

Per il resto non era certamente la partita per poter trarre delle valutazioni in casa Virtus. Bella e significativa è stata la reazione del terzo quarto che ha rischiato seriamente di rimettere in discussione la partita e di ribaltare le sorti di un incontro che sembravano ampiamente indirizzate. D'altro canto, un po' troppo arrendevole e abulico l'atteggiamento del primo quarto che ha permesso fin da subito alle merengues di giganteggiare e portarsi ampiamente in vantaggio in modo poi da controllare i ritmi della partita.

Quella di stasera, di fatto, è stata anche una partita che ha confermato alcune linee di tendenza dei singoli che abbiamo ravvisato da qualche mese a questa parte. Negative nuovamente le prove di Jaiteh e Mickey, due che per motivi diversi stanno davvero faticando in questa seconda parte di stagione a essere parte organica del gruppo; d'altro canto con Bako in campo la Virtus ha avuto i suoi momenti migliori.

Stessa cosa per il reparto esterni: Hackett ha dimostrato di essere il solito guerriero, Mannion ha confermato il su e giù di prestazioni e Belinelli ha fatto vedere ancora una volta il campione che è prendendosi più volte tutta la squadra sulle spalle con i suoi 26 punti.

Sugli altri giocatori, obiettivamente, c'è poco da dire: tutti o quasi tutti vengono o sono venuti da infortuni più o meno importanti. Inutile e anche ingiusto sarebbe andare a giudicare la loro prestazione.

Insomma, è una gara che cambia poco o nulla all'interno di quello che è il percorso virtussino. Un percorso che è a lungo termine e che guarda decisamente in grande.

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