Olimpia-Virtus, finalmente si gioca dopo una sosta lunga, troppo lunga. Come arrivano a questa finale le due rivali? Chi saranno i protagonisti? Quali i duelli chiave?

Non se ne poteva francamente più, nemmeno per chi comunque rivolge la maggior parte delle sue attenzioni alla pallacanestro oltre i confini nazionali.

Il nulla agonistico da venerdì scorso, quando il 3-0 Virtus ha impacchettato i Playoff più scontati e noiosi di sempre: al mese di giugno, mentre ovunque ci si gioca i titoli nazionali, si poteva e si doveva fare meglio. Era così difficile programmare l'inizio delle finali in anticipo nel caso di chiusura delle semifinali in tre gare, cosa peraltro sufficientemente scontata? Solite perplessità sulla palla al cesto italica, non ne usciremo mai.

Detto tutto ciò, eccoci in campo, dopo uno stillicidio di dati, statistiche e precedenti che francamente hanno relativamente riempito il vuoto di giorni in cui conta solo il campo.

E che campo! Perchè se ci limitiamo a quanto possono esprimere sul parquet queste due squadre si può tranquillamente parlare di una finale potenzialmente grande, sempre sulla carta migliore delle due ultime, nelle quali prima Milano e poi Bologna arrivarono l'una cotta dalla corsa europea e l'altra appagata dal raggiungimento dell'obiettivo Eurocup.

Una sfida tra due condottieri di valore, completamente diversi in campo come fuori. L'austera severità gestionale di Ettore Messina da un parte, la nobile ed affascinante leadership di Sergio Scariolo dall'altra: due storie che potrebbero avere curiosi intrecci nei prossimi giorni anche guardando oltre l'oceano, in un quadro che solo il destino poteva rendere così succoso.

4-0 e KO tecnico per le V nere di Sasha Djordjevic due anni fa, 4-2 Olimpia con un po' di resistenza in più dei bianconeri, ma in realtà serie ben indirizzata dopo gara 1 lo scorso anno. Esiste quindi una favorita? Sì, o forse no, interessa comunque poco.

Milano è più forte e più profonda, lo dice il roster, anche se nell'impossibilità di schierare il lungo elenco di stranieri disponibili per l'Eurolega quel divario si assottiglia. Bologna ha meno armi globalmente ma ha espresso in diverse occasioni una qualità superiore.

Sì, sono perfettamente d'accordo con le parole di Scariolo quando sottolinea le notevoli differenze tra i due club. Parimenti ambiziosi, non si possono minimante paragonare i mezzi impiegati. Dubbi? Ce li chiarisce quanto accaduto in stagione, ad ulteriore separazione dei livelli di investimento iniziali. Milano di fronte agli infortuni aggiunge profili come Luwawu-Cabarrot e Napier ad una disponibilità assai ampia per Messina, Bologna incassa i colpi dalla sorte e dell'usura europea senza alcun movimento di mercato. E' la realtà che giustamente "Don Sergio" fa notare. Dopodiché ci si può inventare altro, alla bisogna.

I roster? Milano usa sostanzialmente Melli, Datome ed i 6 stranieri, con l'aggiunta vera e continua del solo Ricci (109' in 7 gare di PO). Tonut a volte appare, ma sono più quelle nelle quali non compare (5 gare su 7 entro i 10' di impiego, una da 0' ed una da 4' in postseason). Infortunato Biligha, difficilmente o meno recuperabile, Alviti è nei 12 solo per quella ragione mentre il minutaggio di Baldasso (sinora poco più di 8') potrebbe dipendere dalle necessità derivanti dalla scelta di giocare con il solo Napier, tenendo fuori Pangos, uno dei due esclusi eccellenti. Nessuna traccia di Deshaun Thomas, fuori dal progetto sin dalle prime battute stagionali, così come di Mitrou-Long, anch'egli in uscita a fine stagione.

Bologna ruota a 10, con l'aggiunta di Mannion, che può comunque essere protagonista ma che in 6 gare di Playoff h giocato solo 22', di cui 17' nei quarti, e Camara, presente solo poichè italiano (10' totali sinora per lui). L'escluso di lusso è Iffe Lundberg, situazione pensabilissima in una squadra che abbonda nel reparto. Bako e Weems gli altri fuori dai giochi.

Le due squadre sono reduci da percorsi simili sia in stagione regolare (7 sconfitte, perfino un po' troppe visto il livello medio del torneo, ma va considerato il fattore Eurolega) che nei Playoff, dove Milano è incappata in una giornata no in gara 3 con Pesaro.

99 punti segnati e 79,8 subiti di media per i bolognesi, 89,3 e 71,6 per i meneghini; scarti medi abissali. Per valutare il percorso di postseason vale tener presente che quei punti segnati e subiti erano 78/77,7 per gli uomini di Scariolo, 74,8/74,2 per quelli di Messina in Eurolega. Altro mondo.

Nel provare a comprendere perchè vi sia stata questa differenza enorme con le rivali nazionali va considerato che quest'anno, differentemente dalle due stagioni passate, le due squadre non hanno avuto pressochè più nulla da dire in Europa ormai da settimane, mesi. Bologna ci ha provato fino alle prime settimane di marzo per i Playoff di Eurolega, mentre Milano ha chiuso i battenti a fine gennaio, con una sola effimera illusione di "remuntada" che non ha mai avuto basi solide e reali.

Tante settimane per preparare l'appuntamento Playoff nazionale hanno permesso di arrivare pronti e nella miglior forma stagionale. Non è stato così nelle due stagioni passate in cui le scorie europee hanno lasciato segni tangibili.

Qualitativamente la Virtus, quando è sul pezzo, gioca meglio. Milano però, come detto, ha più armi ed una solidità difensiva decisamente maggiore. Basti pensare all'esclusione di gente come Davies, Thomas e dello stesso, probabile, Pangos.

Il vantaggio del fattore campo c'è ma sul fatto che conti molto ci sono diversi dubbi, come la storia ha recentemente dimostrato. Detto che su una serie a 7 giocare due gare casalinghe iniziali non mi pare il favore del secolo, in campo ci sono poi tutta una serie di atleti che sanno bene come gestire la pressione derivante da un ambiente ostile. Anzi, accade spessissimo che i campioni veri ne ricavino benzina extra.

A livello tecnico ci sono diverse cose che potrebbero manifestarsi durante la serie, ma quella principale credo sia l'equilibrio tra l'efficacia del gioco interno bolognese e di quello perimetrale milanese. L'Olimpia senza il tiro da tre non va da nessuna parte, se poi esiste una squadra che senza quel dato in positivo riesca a vincere nel basket del 2023 è tutto da vedere, mentre i virtussini hanno assolutamente bisogno di ricavare molto dal gioco interno. E qui il ritrovato Mickey può dare quella bidimensionalità in grado di aprire il campo ma di garantire soluzioni anche al ferro.

Ed è nell'ottica di questo ragionamento che ci convince il giusto l'esclusione in partenza di Brandon Davies, l'unico che avrebbe potuto dare qualcosa a Milano in quella parte del gioco. Tuttavia, su queste decisioni, da sempre ritengo ci sia poco da discutere coi vari Coach. Chi è in palestra ha dati quotidiani sulle possibilità di ognuno dei propri atleti, quindi troppi elementi in più rispetto a chi può valutare solo sulla carta. Va poi detto che non è certo una sorpresa il fatto che un roster infinito per l'Eurolega faccia a pallate coi regolamenti italiani ed obblighi a scelte anche dolorose.

Lo stesso discorso vale per Lundberg, in una sezione diversa del gioco: profilo che potrebbe per caratteristiche fare male agli esterni rivali, ma siamo sempre lì, scelte che sono dettate ed obbligate anche dai regolamenti.

Importanza fondamentale per alcuni italiani. Pajola ed Hackett, due dei migliori difensori del continente, si alterneranno a mettere pressione su Napier, unica reale fonte di creazione di vantaggi biancorossa. Vedere minuti di "box and one" da parte di Scariolo, come ad esempio fatto contro Lorenzo Brown nella gara di casa col Maccabi, non sarebbe certo una sorpresa. Tuttavia anche nei momenti a uomo quella pressione potrà essere fondamentale. Ed allora potrebbe sorgere il dubbio sulla necessità meneghina di avere nei 12 Pangos, poichè il solo Napier rischierebbe di andare fuori giri.

A dirla tutta, sulla carta (sempre solo lì...) soluzioni alternative a Devon Hall Milano ne ha, mentre alternative a Pangos non ce ne sono. Il playmaking del periodo precedente all'arrivo di Napier, in assenza dello stesso Pangos, lo ha spiegato chiaramente.

Soprattutto Hackett è presumibile che provi ad aumentare quella pressione sull'ex Connecticut anche sul lato offensivo del campo, portandolo in post dove può sfruttare una taglia fisica superiore. Non stupirebbe vederlo fare anche da Teodosic, il quale a sua volta dovrà essere attaccato con continuità dagli esterni milanesi per provare a caricarlo di falli, visto che un genio tale meno ce l'hai contro sul parquet, meglio è.

Gigi Datome da un parte e Marco Belinelli dall'altra potranno rendersi protagonisti di quelle scariche di punti in grado di creare dei parziali anche decisivi. Non dimentichiamolo, sono gare per i campioni queste.

Se Melli sarà un fattore anche davanti, visto che dietro è una delle poche certezze della vita, allora cambieranno tante cose per l'Olimpia.

Così come cambieranno per la Virtus se Semi Ojeleye avrà impatto tecnico e fisico sia dall'arco che a rimbalzo d'attacco, dove quando sta bene porta cose di assoluta efficacia.

Poi Baron e Cordinier... Così diversi ma in grado di fare la differenza se nella propria "comfort zone", che vuol dire perimetro per il primo ed atletismo sconfinato per il secondo.

Tanti i campioni e d i buoni giocatori sul parquet, da molti di quelli ci si aspetta gare e giocate decisive.

Le triple ed i rimbalzi di Voigtmann, l'impatto di un Abass ritrovato, uno Shields che cercherà di tornare definitivamente quello vero, la sapienza di Kyle Hines, il post di Shengelia e perchè no, magari improvvise apparizioni di Tonut e Mannion, oltre a Ricci.

Fattori che magari non saranno tutti continui nella serie ma che potranno rappresentare passaggi importanti nelle singole gare e determinarne l'esito finale.

Finalmente si gioca e ci auguriamo che lo si faccia senza pensare a storielle del tipo "chi vince salva la stagione", dibattito sufficientemente inutile visto che i valori di queste squadre sono già noti e chiaramente espressi, sia a livello qualitativo che gestionale e qualitativo, da 9 mesi di pallacanestro.

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