Eurolega e arbitri. Se si vuole uccidere il gioco...
Club, allenatori, giocatori, dirigenti e pure i giornalisti. Il tema arbitrale sembra diventato quello che paga di più e l'ultima cosa che interessa è il gioco.

La misura è colma da tempo, tuttavia toccato il fondo pare proprio che si voglia scavare senza sosta.
L'Eurolega sta affrontando la stagione più complicata, delicata e discussa a livello arbitrale. Tutte le componenti sono ormai focalizzate più sui fischi che sul gioco, desolatamente dimenticato nei suoi valori.
In una competizione in cui ci si può godere gente come Vezenkov, Nunn, Maledon, Mirotic, Hezonja, Lessort e tanti altri pare proprio che non si riesca ad uscire dal tunnel delle polemiche arbitrali. Anzi, il buio avvolge sempre più ogni turno.
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Ciò che impressiona maggiormente è che tutte le componenti sono prima o poi transitate lungo il percorso della lamentela, una situazione che in queste condizioni rischia di far deragliare la parte decisiva della stagione, quella che partirà dopo la sosta con le ultime 8 partite prima di Play-In, Plyoffs e Final 4.
Se oggi siamo a questo livello, cosa succederà quando conosceremo i verdetti in ottica postseason, quelli dei Playoffs e delle gare che assegneranno il titolo ad Abu Dhabi? Si è già deciso che chiunque vinca lo farà col favore delle terne? Che tristezza, anche se francamente verrebbe meglio dire che schifo.
Ora, non si può certo negare che vi sia una qualità arbitrale un poco più bassa rispetto al decennio precedente ed ai primi anni di quello in corso. Il ritiro di alcuni dei migliori ha portato ad un ricambio generazionale che ad oggi è insufficiente a livello qualitativo, tuttavia se ogni sconfitta deve trovare come giustificazione chiamate avverse pare proprio di essere fuori strada.
Pesa ancor di più il fatto che la maggior parte delle lamentele arrivi da protagonisti tesserati per club che rientrano nel gruppo dei 13 azionisti pluriennali di Eurolega, ovvero i soci che la gestiscono. Quando sentiamo alcuni di essi parlare proprio di Eurolega come fosse un soggetto esterno che non merita rispetto e che agisce contro gli interessi del presunto danneggiato di turno, beh la prima cosa che viene da dire è che chi parla ha perso la bussola poichè sta semplicemente attaccando l'organismo di cui è parte assolutamente integrante.
Eurolega, va ricordato, è una lega privata che ha deciso di scegliere Daniel Hierrezuelo come capo degli arbitri, succedendo a Richard Stokes. Se questa scelta non va più bene a chi la riteneva invece la migliore, come in qualsiasi società vi è un modo chiarissimo di agire: cambiare.
Ma il tema che emerge va anche oltre: come sono arrivate determinate scelte? Un grande protagonista della competizione ci disse un giorno, in tempi non sospetti, che «se ogni volta che i club si riuniscono si va avanti a decisioni che derivano da votazioni finite 7 a 6 non si andrà più da nessuna parte». Ebbene, che quel dubbio vi sia anche per la questione arbitrale diventa lecito. E se non vi è modo di accordarsi e di lavorare ad un vero obiettivo comune, beh verrebbe voglia di dire che sarebbe meglio chiudere baracca e burattini.
Basti ricordare, a proposito di votazioni, come avvenne la rimozione di Jordi Bertomeu qualche anno fa e come si mosse l'ago della bilancia, non certo frutto di unanimità o di identità di vedute.
La realtà dice che oggi la maggior parte delle gare, soprattutto quelle più tirate nel punteggio, è seguita da fortissime polemiche ed accenni ad una presunta mancanza di obiettività ed equilibrio da parte delle terne a favore di questo o di quello. Sì, di questo o di quello perchè se analizziamo il quadro completo siamo di fronte ad un imbarazzante tutti contro tutti.
Non possiamo certo pretendere che qualcuno si presenti in sala stampa dicendo di aver vinto grazie ad un errore arbitrale a proprio favore, è il sogno di chi scrive ma tale resterà, tuttavia ascoltare ancora dichiarazioni del tipo «complimenti ai nostri avversari, però…» è diventata un'abituale situazione veramente nauseante. Sì, perchè quei complimenti sono falsi se c'è sempre un però.
Gli allenatori ci sono passati più o meno tutti, di recente abbiamo assistito perfino a polemiche social tra giocatori e membri dello staff avversario, i giocatori stessi non si limitano più alle proteste sul parquet, i dirigenti hanno spesso messo in scena spettacoli non esattamente di classe, ma ciò che preoccupa ancor di più è che ora anche una buona parte della stampa pare assai attratta dalla questione arbitrale.
Leggere di approfondimenti su una regola poco nota ai più è assai interessante e c'è chi lo fa con grande e rispettabilissima chiarezza, ma trattare una chiamata, un metro arbitrale od arrivare addirittura a rubriche con titoli del tipo “Gli errori della squadra X che l'hanno fatta perdere contro la Y” è francamente un attacco al gioco che risulta difficile da accettare per diverse ragioni. Con il solo scopo di scatenare una polemica generale. Quando poi è benzina sul fuoco che arriva da pulpiti schierati per definizione raccoglie ancor meno consensi tra chi quel gioco lo ama veramente.
Chiedersi il perchè accada è legittimo, capirne le ragioni è purtroppo semplicissimo. Purtroppo nella società di oggi a livello di comunicazione paga molto di più, in termini moderni come “views” o letture, sbattere il mostro in prima pagina, che tradotto significa attaccare questo o quel club, questo o quell'allenatore, questo o quel giocatore. Si scatenano i commenti, si crea un giro di interesse che è molto superiore ai dettagli del gioco, quelli che dovrebbero far appassionare di più ma che invece vengono dimenticati, derisi e sviliti.
Non dimentichiamo, tra l'altro, come vi siano che stati ripetuti casi di regole correttamente applicate dagli arbitri di fronte alle quali molti tesserati hanno dimostrato di non conoscerle.
Si è poi assistito di recente a conferenze stampa in cui sono state rivolte ai protagonisti domande da brivido, nel totale disinteresse verso il gioco, con chiaro intento provocatorio.
Mai ci potremo trovare in sintonia con tutto ciò. Veramente piacciono di più queste robe rispetto ad un taglio di Vezenkov, una crossover di Nunn, un setoso rilascio di Mirotic od uno scivolamento difensivo di Pajola? No dai, non lo si dovrebbe nemmeno pensare.
E' chiarissimo come vi sia anche una certa dose di dovere nel riportare parole anche antipatiche e poco urbane di tesserati vari, su questo non vi è alcun dubbio, ma stimolare, o meglio aizzare il pubblico provocandone la reazione indignata, spesso oltremodo offensiva, pare proprio essere diventata un'abitudine. La scarsa comunicazione da parte di Eurolega stessa sul tema non fa altro che dare forza a queste situazioni.
Sostenere che come sbagliano i giocatori e gli allenatori (a proposito, i dirigenti paiono intoccabili…) possono farlo anche gli arbitri non vuole certo dire che non vi sia modo di criticarne l'operato e non è rifugio in luoghi comuni senza costrutto. E' semplicemente una presa di coscienza della realtà. Ci raccontava un arbitro, pochi giorni fa, come l'essere umano col fischietto in bocca se ripetutamente attaccato, perfino prima della palla due con insinuazioni varie riguardo a favori presunti, abbia grandi difficoltà a mantenere l'equilibrio già difficilmente possibile in certi ambienti. Come non essere d'accordo?
Di contro, perchè qui non si vuole demonizzare nessuno, ci raccontava un Coach come nelle ultime stagioni il dialogo tra panchine e fischietti sia divenuto pressoché impossibile. Ecco, se vi è un problema di questo tipo perchè non lavorare ad una soluzione costruttiva, ovvero un miglioramento, piuttosto che ad una distruttiva, ovvero il solo, ripetuto reclamo?
Poi, molto chiaramente, se qualcuno fosse a conoscenza di situazioni relative a favori predefiniti servirebbe una cosa soltanto: parlare e farlo chiaramente, ma con prove alla mano, non con piagnistei di scarsa rilevanza reale ma di forza mediatica dirompente. Spoiler: non succederà mai.
Sarà poi una semplice domanda che si pone un appassionato del gioco ma siamo certi che la continua e ripetuta lamentela porti a dei vantaggi, se mai questo fosse l'obiettivo, alla squadra? Non è che così facendo si servano su un piatto d'argento alibi ai giocatori che, sentendosi defraudati, offrono uno sforzo minore convinti che tanto sarà altro a determinarne gli esiti e che i colpevoli veri non stanno mia loro? Siamo sicuri che la ripetuta messa in discussione di ogni chiamata generi un atteggiamento maggiormente favorevole di quelli che Aldo Giordani definiva “i grigi”?
All'interno di una gara di pallacanestro vi sono parecchie decine di contatti che possono essere interpretati in una direzione piuttosto che nell'altra. La natura del gioco è così ed è anche normale che il campione piuttosto che chi non lo è raccolga maggiore fiducia: perchè negli altri campi della vita non succede per caso lo stesso?
Di recente si è parlato spesso di differenza di tiri liberi a favore di certe squadre: ebbene, mai pensato che una squadra che gioca palesemente meglio dell'altra possa andare in lunetta il doppio delle volte? Mai ragionato sul fatto che attacchi quasi esclusivamente perimetrali possano alla fine avere a disposizione meno viaggi in lunetta rispetto a chi gioca regolarmente il pallone dentro e fuori, utilizzando tagli ed altre situazioni di pallacanestro più completa? Mai sentito un ragionamento del genere, solo lamentele.
I falli tecnici possono anche essere utilizzati, da Coach e da giocatori, come un'arma per scuotere l'ambiente ad un certo punto della gara, è legittimo farlo, tuttavia siamo ben lontani dia tempi dei Peterson e Bianchini in cui erano veramente un'arma, ma letale…
Al termine di questa settimana saranno incoronate regine di coppa nazionale, molto probabilmente, alcune squadre che partecipano all'Eurolega. Ancor più probabile che vi siano sfide tra le stesse, con derby o rivalità accesissime: dobbiamo già mettere in preventivo il reclamo di chi perde dopo aver fatto i soliti finti complimenti a chi ha vinto? Magari con qualche bel comunicato di protesta, altra abitudine di questi tempi?
Suvvia, la pallacanestro è uno sport meraviglioso che non merita di finire nel calderone della polemica di stampo calcistico cui si assiste in tanti paesi. Ad oggi l'atteggiamento di diversi tesserati non ha causato disastri vari solo e soltanto perchè vi è una cultura sportiva di una buonissima parte degli appassionati che non va oltre qualche urlaccio. Vogliamo arrivare al peggio?
Trasmettere ai tifosi messaggi di vittimismo, di ingiustizia e di favori predeterminati è una follia a parere di chi scrive, potenzialmente devastante.
Il giocattolo si può rompere da un momento all'altro e quindi invece che proseguire su questa strada pericolosissima perchè non lavorare sulla qualità del prodotto ricomprendendo ogni componente, arbitri compresi, dai quali si pretende di operare da professionisti veri che però non sono, per essere al livello di chi professionista lo è in virtù di contratti di altissimo valore?