A due giorni dall'incredibile vittoria ai danni dell'Olympiacos, la Virtus Bologna cade centro Valencia. I bianconeri rimangono aggrappati al secondo gradino del podio, potranno essere raggiunti solo da Barcellona, ma non danno continuità al successo contro i biancorossi del Pireo nell'ennesima settimana di doppio impegno.

Valencia parte forte, la Vu nera rimette il match sui binari giusti, accumula anche un +10 sugli avversari, ma, al rientro dall'intervallo lungo, deve cedere alla maggior lucidità e forza fisica degli avversari. Il principale problema dei bianconeri è riconducibile, in questo momento, alla continuità di rendimento nell'arco dei quaranta minuti di gioco: la Segafredo non riesce a dare lo stesso apporto fisico e mentale ad ogni parziale, finendo per complicarsi la vita all'inizio o alla fine dei vari incontri.

Coach Luca Banchi, nella conferenza stampa post partita, si mostra abbastanza stizzito dal secondo tempo giocato dai suoi e rilascia una dura prima dichiarazione: “Penso che la sconfitta sia dovuta molto alla nostra superficialità. Non parlo di stanchezza, non è riconducibile quello che è successo alla stanchezza. Abbiamo un vissuto ed un’organizzazione sufficiente, al di là dei meriti di Valencia che ha alzato la sua aggressività, per rispondere diversamente in campo.” La guida tecnica toscana non vuole sentir parlare di stanchezza o di problematiche di carattere fisico, bensì esclusivamente di concentrazione ed applicazione: secondo l'opinione dell'allenatore bianconero, questa Virtus è organizzata, ma non sempre risponde agli stimoli forniti dallo staff tecnico e dalla partita nella maniera corretta, finendo per gettare al vento parziali in proprio favore o subendone di pesanti in momenti catartici.

 "Congratulazioni a Valencia per il ritorno nel secondo tempo." - prosegue il coach bianconero - "Noi non abbiamo avuto la giusta intensità nel primo quarto. Poi abbiamo giocato come avrei voluto vedere per tutta la partita. Invece la qualità del nostro gioco è calata, e 15 perse nel secondo tempo sono pesanti. Valencia è stata bravissima a cogliere le opportunità, noi abbiamo avuto dei momenti di down che a questo livello non ti puoi permettere. Ogni possesso conta, le qualità di tiri, rimbalzi, accuratezza, giocare insieme. Nel secondo quarto non abbiamo risposto di squadra, ed è la cosa che mi fa più male. Pajola ha subito un infortunio, e avremmo dovuto rispondere di squadra anche a questo con passi in avanti da parte di tutti." Nel primo parziale di gioco, la formazione ospite, a detta del suo tecnico, non ha messo sul parquet un tasso di intensità e ritmo sufficiente, mentre nelle restanti tre frazioni questo è accaduto: il problema principale, quindi, non è stato rappresentato dalla velocità di gambe, pensiero e mani da parte dei suoi, bensì dalla qualità della pallacanestro offerta, scadente, almeno per il livello di Eurolega, nel secondo tempo. Valencia ha perso tanti palloni all'inizio, ma ha amministrato meglio la sfera nel momento decisivo del match, mentre la Segafredo, complice la grande pressione difensiva degli iberici, non ha mantenuto alto il livello della cabina di regia e nemmeno dei tiri dalla media distanza.

Al termine del suo post gara, Luca Banchi ribadisce concetti già espressi, forse ancor più duramente. L'infortunio ai denti di Pajola, in seguito al colpo subito da Inglis, ha esposto inevitabilmente la compagine bianconera in termini di playmaking, compito assolto dal solo Daniel Hackett, senza che alcun altro giocatore riuscisse a rendersi utile in questo senso. Si è, quindi, persa tanta difesa ed è cambiato il ritmo delle giocate offensive, divenute più prevedibili e lente. Così coach Banchi riguardo a questi concetti:“Penso che Pajola e Hackett siano sempre quelli che alzano la nostra intensità difensiva, quelli che impostano il ritmo. L’infortunio di Pajola è qualcosa che sovraespone altri giocatori, avrei voluto una reazione diversa. Abbiamo avuto troppe palle perse, non possiamo competere a questo livello così: in 20′ abbiamo avuto 15 palle perse, questo ci è costato tanto, anche in transizione difensiva. Quello che succede in campo deve essere un’opportunità per gli altri di rispondere presente. Quando c’è tanta pressione la palla passa dalle mani di tutti: troppi errori condizionati dalla nostra superficialità.”

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