Nemanja Radovic, capitano di Murcia, ci ha rilasciato un'intervista esclusiva nella ale abbiamo introdotto la stagione di Liga 2024/25 che parte sabato. Ma non solo.

Nemanja Radovic è un montenegrino 32enne nativo di Berane che affronta la sua stagione numero 12 in Spagna. Possiamo tranquillamente dire che si tratti ormai di un "murciano" vero e proprio visto che ha vestito i colori dell'UCAM dal 2014 al2017 per poi tornarci in pianta stabile dal 2020. Nel mezzo un'esperienza di un anno all'Obradoiro e di due a Zaragoza.

Nessuno meglio di lui, dall'alto di 358 gare, 6970 minuti e 3150 punti può introdurci ad un'altra entusiasmante stagione di Liga che prende il via sabato alle 1800, quando proprio Murcia sarà ospite della Penya all'Olimpic di Badalona, in contemporanea con Malaga che attende Girona.

- Nema, archiviata la Supercopa dove ve la siete giocata sino all'ultimo con i campioni di Malaga, inizia una nuova stagione ma ora Murcia non è più una sorpresa e tutti vi attenderanno col coltello tra i denti...

«Lo sappiamo bene e sappiamo che cambia molto. Oggi tutti si presenteranno in maniera diversa contro di noi. Ne abbiamo parlato a lungo in spogliatoio e crediamo di essere preparati a questa situazione».

Tu ormai sei più "murciano" di molti nati lì. Ci racconti la tua città, la tua Murcia?

«Sono arrivato a febbraio 2014 , in una stagione difficile con cambio delll'allenatore che poi abbiamo raddrizzato e sono stato accolto ed accettato molto bene da tutti. Poi sono tornato e la mia famiglia sta benissimo qui, perfettamente integrata. Tanti non sanno quanto si vive bene a Murcia, per la città, per il clima... Per me è "casa"».

L'esperienza in BCL chiusa con il terzo posto guadagnato ai danni del Peristeri vi ha dato una nuova dimensione che vi ha portato sino alla finale di Liga. Qual è stato il passo decisivo per diventare la squadra che siete ora?

«Nella seconda parte della stagione abbiamo cambiato ritmo ma la chiave credo sia stata poi la serie di Playoff contro Valencia: è il momento in cui ci siamo resi conto che potevamo farcela con tutti. Alle F4 di BCL la gara contro Malaga è stata molto ben giocata, soccombendo solo nel finale, nell'ultimo quarto, ed è stata una lezione importante che poi ci ha portato dove siamo arrivati».

In quella finale con Madrid si poteva fare qualcosa di più oppure erano troppo forti?

«Dopo l'Unicaja ci sentivamo pronti ma la realtà è che il Real quando arriva l momento di giocarsi i trofei diventa un'altra cosa. Forse una potevamo portarla a casa ma ilm cammino ès toto positivo, senza rimpianti».

Guardo alle Liga 2024/25 e mi viene mal di testa. Almeno 11 serie candidate ai Playoff e ripenso che un Baskonia, ad esempio, mentre sfiorava i Playoff di Eurolega mancava la qualificazione alla Copa per due anni ed ai Playoff nazionali nel 2024. Un livello clamoroso, cosa ne pensi?

«La storia recente del Baskonia dice tutto. Qui si può veramente vincere o perdere con tutti, può accadere anche a Real e Barça, che puoi battere per poi magari cadere contro l'ultima. Questo perchè è nettamente la miglior lega nazionale».

Il tipo di gioco di quasi tutte le squadre è molto spettacolare e coinvolgente: è questo il segreto del successo delle manifestazioni nazionali spagnole?

«Sono d'accordissimo e te lo spiego con una vicenda personale. Quando arrivai la prima volta venivo dalla Lega Adriatica e nelle prime gare qui non credo di riuscire ad arrivare a metà campo tra un possesso e l'altro. Ora poi con la nuova regola della rimessa senza il tocco dell'arbitro il ritmo è salito ancor di più ed è ovviamente molto coinvolgente ed entusiasmante per il pubblico. La differenza con le altre leghe si vede nettamente».

Avete confermato il gruppo vincente della scorsa stagione: dove credi possa e debba crescere la squadra?

«Bella domanda, ma è meglio se la fai a Sito (Alonso)... Lui ci ha dimostrato di essere veramente un grande allenatore, ha gestito la squadra in maniera perfetta e sono certo che nella sua testa sappia benissimo cosa dobbiamo fare per crescere ancora».

Nel weekend di Supercopa hai visto Malaga, Real e Barça: c'è qualcosa che ti ha particolarmente impressionato di queste squadre che partono anche quest'anno come principali candidate a sollevare trofei?

«Malaga è un esempio di lavoro portato avanti nel tempo che garantisce continuità. Tutti magari si aspettano un abbassamento del loro livello ma loro continuano a restare in alto, vincendo trofei come ad esempio Intercontinentale e Supercopa in 7 giorni. Sul Barça ti dico che credo andrà meglio perchè mi danno l'impressione di divertirsi di più in campo».

Due curiosità per chiudere la prima riguarda il nome di un giocatore, magari non tra i più noti, da cui ti aspetti qualcosa di particolare...

«Te ne dico uno famoso ed è Dubljevic. Dopo un anno in Russia, col talento e l'esperienza che ha, sono certo possa fare grandi cose a Zaragoza e portare la squadra a livello Playoff».

La seconda riguarda i tuoi compagni, tra i quali l'esuberanza di Dylan Ennis emerge molto chiaramente. Ci racconti un aneddoto che lo riguarda, qualcosa che si possa dire in pubblico?

«Noi siamo molto amici sin dai tempi di Zaragoza, Dylan è un comunicatore nato, avrà una grande carriera anche dopo il ritiro perchè ama stare sotto la luce dei riflettori, davanti alle telecamere e sa bene come farlo. Vuoi un aneddoto? Ok, ma non so se si può dire in pubblico... Vabbè dai... Durante la pandemia eravamo obbligati per legge a stare in casa e noi viviamo a due sole strade di distanza. Ecco, mettiamola così, diciamo che se vi era una possibilità comunque di stare insieme Dylan non se la faceva scappare...»

Ok Nema, ti lascio libero e ti aspetto ad Area 52 per parlare di Eurolega, so che sei un grande appassionato della competizione...

«Sì, volentieri, sai che sono grande amico di Vasa Micic e quindi potremo parlare di tante cose interessanti. Tra l'altro io ho giocato anche con Jokic al Mega».

E però così mi incuriosisci subito ed allora ti chiedo chi pensi possa vincerla l'Eurolega 2025...

«Credo possa ripetersi il Pana, magari in una finale tutta greca. Sai perchè? Ataman ha qualcosa di speciale in più, qualcosa che io chiamo XF ACTOR, qualcosa che hai dentro e che fa la differenza».

Sono sempre più curioso... Visto che sei amico di Vasa non posso non interrogarti su una cosa che mi sono sempre chiesto: un campione del suo calibro come può aver sempre accettato le critiche pubbliche che spesso arrivavano dopo la gara in conferenza stampa proprio da Ataman?

«Nessun problema, perchè la partita dopo era proprio Ergin che ti investiva del ruolo di giocatore capo. Lui è perfetto nel farti sentire importante e fondamentale per la squadra anche attraverso quelle critiche. E Vasa mi ha sempre parlato di tutto ciò in maniera molto positiva».

Ok, di Jokic ne parliamo la prossima volta in cui dovrai dirmi se pensavi che sarebbe stato quello di oggi...

«Sai, che andasse in NBA era prevedibile, ma che fosse questo...».

Basta, niente spoiler sulla prossima chiacchierata. Capitano, è stato un piacere ed un onore.

(Photo credit La verdad - La opinion de Murcia - Onda Regional de Murcia)

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