Paris 2024 al secondo giorno e la stella di KD illumina i Giochi con una prestazione che resterà nella storia. Storia che appartiene anche al South Sudan.

Paris 2024 alla seconda giornata di gara ed è subito storia.

«E' Tracy McGrady con il tiro di Glen Rice» mi rispose uno dei maggiori esperti di NBA quando KD venne scelto alla #2 nel 2007. Draft non certo memorabile, davanti a lui Greg Oden, nobiltà italiana alla #18 con Marco Belinelli, profumo di storia di Eurolega alla #24 con Rudy, poi Splitter alla #28, Koponen alla #30 e Marc Gasol alla #48 e Georgios Printezis alla #58.

E' da sempre un mondo strano ed incomprensibile quello del Draft. Non ci credete? Marc Gasol alla #48, preceduto di ben 10 e 9 posizioni da Kyrilo Fesenko e Stanko Barac. Sipario, torniamo a Parigi che è meglio.

Storia, appunto, tutta nella magia di quei 21 punti con 8/8 al tiro in uno spicchio (8'39") di primo tempo, quando tra l'altro la Serbia pareva ancora a contatto, sebbene la differenza fosse già ben percepibile.

KD è bellissimo, è arte e poesia di questo gioco. Non c'è bisogno di scomodare i soliti, inutili e stupidi paragoni, non c'è bisogno di fare una classifica dei più bravi, dei più belli o dei più eleganti. E' sufficiente goderselo e quindi beati i 27000 di Lille che se lo sono goduto, nella speranza che non abbiano passato il tempo a fare foto o video col cellulare in mano, perchè quelle sono immagini che si trovano ovunque, ma la propria memoria è qualcosa di unico. Di storico, come la setosità di KD.

La partita? Semplicissimo: se gli USA decidono di chi è la squadra, esattamente come succede nella loro lega, non ci sono rivali. Ieri è parso chiarissimo come quel 39enne con un po' di barba grigia fosse al comando delle operazioni e come abbia lasciato lo spazio a chi se l'è preso con una certa decisione.

La Serbia ha provato a reggere, in fondo era sotto di 9 punti a metà gara con i rivali al 65% da 3 su 20 tentativi. Il 100-84 finale è severo ma in un certo senso giusto anche perchè quel 65% dall'arco è sceso solo al 56,3%...

C'è un dato che dice tantissimo di questa gara, al solito attentamente riconosciuto da Marco Pagliariccio: tutti i serbi hanno plus/minus negativo tranne Jokic (0), tutti gli americani positivo tranne Embiid (-8).

Storia? Quella del South Sudan, senza dubbio. Non c'è bisogno di scadere nella retorica dell'avventura incredibile, del tutti innamorati di questa squadra etc etc, basta la realtà. Prima gara olimpica nella storia, prima vittoria ma soprattutto, se non fosse ancora chiaro, questi giocano e lo fanno davvero.

Il Pierre Mauroy ha visto scappare, o almeno provarci, Portorico, ma alla fine emergere gli africani poichè semplicemente migliori e più forti. I giustizieri degli azzurri sono un po' poco per questo livello.

Non vediamo l'ora di ammirare Carlik Jones in Eurolega, ancor più agli ordini di Zeljko Obradovic. Se dovessimo mettre un eurino su chi farà la prossima tripla-doppia il suo nome sarebbe in cima alla lista.

«Da noi i 7 piedi fanno i pastori»

Wenyen Gabriel (South Sudan)

Coach Royal Ivey non dimentica chi si è e da dove si viene: «Non abbiamo un posto dove allenarci al chiuso, nessuno sa cosa voglia dire per noi restare 7 ore in aeroporto in Ciad... Se non ci fosse Luol Deng che si è accollato tutte le spese per viaggi e gestione noi oggi non esiteremmo».

Intanto però ci sono e le parole di Wenyen Gabriel potrebbero aprire le porte verso il futuro: «Noi abbiamo un sacco di giovani con fisici perfetti per il basket. Da noi i 7 piedi fanno i pastori, possiamo crescere molto e diventare qualcosa di importante nella geografia del gioco».

Lo speriamo tutti.

Oggi riposo, domani si torna in campo con uno Spagna-Grecia che, dopo i verdetti delle prime sfide, sa già di spareggio.

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