Armoni Brooks, non senza sorpresa, forma un biennale a Milano. Abbiamo cercato di mettere insieme diversi pareri dallo scouting che ha riguardato il texano.

26 anni compiuti da pochi giorni, nato a Waco, Texas, il 5 giugno del 1998, Armoni Brooks è il terzo Brooks nella storia dell'Eurolega di Milano, dopo Marshon e Jeff che, se non andiamo errati, sono anche gli unici con quel cognome ad avere giocato la competizione.

Dopo la McNeill HS di Austin è stato reclutato da Houston University, dove ha giocatore tre anni lasciandola nel 2019 per dichiararsi ad un Draft che lo ha però ignorato.

Tiratore puro già dagli anni universitari, Washington ed Atlanta sono stati i primi contatti col mondo NBA, ma la realtà ha detto College Park Skyhawks, affiliati della franchigia georgiana. tappa canadese ad Aprile 2020 ma nulla di fatto per via del Covid.

Scelto al Draft di G-League a gennaio 2021 dai Rio Grande Valley Vipers ha poi toccato il massimo in carriera al piano di sopra, mettendone 24 coi Rockets contro i Lakers. Nonostante il quadriennale nel nato Texas, il taglio dei febbraio 2022 lo riporta a College Park, esperienza alternata solo ad una brevissima esperienza ai Raptors, tra decadali e two-way.

Il 2023 lo porta a Brooklyn sino all'inizio di quest'anno, quando dopo l'ennesimo taglio si accasa agli Ontario Clippers.

La firma con Milano potrebbe essere la prima tappa realmente stabile della carriera.

Tiratore da 39,7% al college, non ha riconfermato quelle cifre in NBA, a parte il 2020/21 con Houston appena sopra il 40%. Il problema nella massima lega mondiale è stato proprio quello: specialista certamente, quindi gradito, ma al di fuori di quello poco altro di ciò che comunque serve a quelle latitudini, quindi considerato come limitato.

Ricostruendone le caratteristiche con diversi esperti si è concordi nel definirlo un bel tiratore, puro! Magro e con forme fisiche differenti dal suo predecessore nel ruolo (Billy Baron).

Non è playmaker, assolutamente non "ball handler", molto bravo in uscita dai blocchi e nel "catch and shoot". Non è fenomenale nel crearsi un tiro da solo, sa correre bene il campo in transizione.

Difensore? Buono. Non è un buco nero come tanti tiratori, fa il suo. Va valutato se profilo da Playoff di EL ed oltre, ma come bene sappiamo queste sono cose che dirà soloil campo e lo farà dopo un ovvio periodo id adattamento ad un mondo che gli è del tutto sconosciuto.

Pare ovvia la mossa per sostituire da un lato Billy Baron e dall'altro Devon Hall. Ecco, Brooks è molto più tiratore di Devon Hall ma molto meno dell'ormai nuovo giocatore del Fener in tutte le altre cose in generale.

Ottima meccanica, rapida il giusto e con un rilascio alto che aiuta certamente, sin dai tempi del college ha capito che tirare fosse la "sua" via: «Non so quante notti d'estate ho passato tirando più di 1000 volte». Oltre 100000 in un'estate, ci racconta Click2Houston.

Il periodo in cui arrivò quella parolina tremenda, "undrafted", è ricordo importante nella famiglia Brooks.

«Vedere mio figlio ascoltare tutti i nomi del Draft senza che venisse pronunciato il suo gli ha spezzato il cuore» dichiarò il padre Delvin.

«Ho capito in quel momento, da quella delusione, che non poteva esser la fine del mio viaggio, nonostante lo sognassi fin da bambino».

Ma la vita in America restava dura per lui a livello cestistico ed allora ecco un contratto in Nuova Zelanda, aprile 2021.

«Lasciarlo in aeroporto quel mattino è stato uno dei giorni più brutti della mia vita» ricorda la madre Anganika.

Ma atterrato a Los Angeles per il transito, fu fermato dal suo agente che gli disse di rientra dalla base dove lo attendevano i Rockets. Ma era l'1 di aprile e lo scherzo parve dietro l'angolo. «Lo minacciai, non poteva farmi uno scherzo del genere...» ricorda ripensando al suo procuratore.

Houston lo voleva veramente, non era uno scherzo. E lui ripagò la fiducia con 47 triple nelle prime 17 gare da rookie, un record che apparteneva ad un certo Damian Lillard. Alla fine furono 60 in 20 partite.

Ottima Summer League ed ecco in arrivo un "two-way" che però divenne presto un quadriennale da 7,2 milioni.

La storia poi ha detto quel che ha detto, la realtà si è confermata dura in NBA.

Oggi c'è Milano ed una dimensione che potrebbe appartenergli perfettamente. Tutto, come sempre in questi casi, sta nel contesto. Dev'esserci etica e disponibilità da parte del giocatore che deve essere accompagnata da una buona dose di pazienza nell'inserimento da parte dello staff.

Spesso a Milano si è reclamata una mancanza di idee nelle scelte, mai sulla base di un vero "scouting" ma solo di offerte su profili già "fatti". L'occasione, soprattutto grazie la lavoro di Gianmaria Vacirca, ora c'è: per sfruttarla serve essere tutti convinti e disponibili. Il resto lo dirà il campo.

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