L’Olimpia passa col brivido nel finale, Sassari all’angolo

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L’esito della seconda partita è una nuova affermazione dell’Olimpia contro i sardi

Un finale un po’ rocambolesco concede il rinnovato successo all’Olimpia, che vola in Sardegna con il match point a disposizione.

I sardi mostrano tutt’altro atteggiamento rispetto al primo atto della serie e fanno patire i biancorossi fino agli ultimi secondi, quando i padroni di casa strappano il successo per 80-75.

Il 2-0 biancorosso è riassunto nei nostri tre punti di analisi.

Un approccio diverso

L’inizio dell’Olimpia è tremendamente impreciso, si palesano presto tiri sbagliati da fuori che rendono chiara la differenza con 48 prima. La Dinamo ha un volto diverso, è aggressiva e volenterosa di condividere il pallone.

I sardi si muovono molto bene senza palla, attaccano con convinzione e trovano un 9-0 di parziale che sancisce il primo strappo della gara. L’Olimpia trova poca di quella transizione che ne aveva fatto le fortune in Gara 1, anche per colpa di una difesa altalenante, in più si scontra con un impatto fisico sardo decisamente più deciso.

I tiri meneghini arrivano sempre allo scadere dell’azione, con circolazione di palla più macchinosa e dimensione perimetrale meno alimentata. “Se nei playoff ti riduci a giocare solo a metà campo, diventa tutto più difficile“, echeggiano le parole di Messina di 48 fa.

L’Olimpia prova il rientro, infila due buone iniziative offensive, ma Sassari ha più ritmo e ardore, ma anche idee più chiare, oltre ad un Bendzius fromboliere ispirato. 19-13 ospite è verdetto forse magnanimo dopo i primi 10′.

Ritornare in sella

A inizio secondo l’antifona non sembra cambiare.

Diop è presenza arrembante sotto canestro, su entrambe le metà campo, la squadra di Messina fa mostra di una difesa disorientata, che salta facilmente e ruota con fatica. Offensivamente c’è poca determinazione nello sfruttare un vantaggio come quello di un poco convinto Shields sui 2 avversari.

Datome guida l'Olimpia - Eurodevotion

E’ il 70 di Montebelluna quindi a dare una scossa ai suoi, l’irsuto sardo infila una bomba imperiosa e coinvolge il pubblico. L’ambiente biancorosso spinge per invertire l’inerzia. Datome ci ha fatto passare la paura dirà Messina in conferenza stampa.

Poco dopo l’entrata in circolo dell’ansiolitico ex-Fenerbahçe, l’Olimpia svolta la sua voglia di non farsi battere nella propria metà campo. L’attacco non è ancora armonico e quadrato, ma qualche progresso c’è ed è un’altra staffilata dall’arco a lasciare il segno. E’ la ballata di Billy che a 3′ dalla fine del primo tempo significa vantaggio ritrovato.

Sassari non demorde e continua a segnare, primeggiando a rimbalzo (15-13), con grande presenza soprattutto sotto i propri tabelloni, ma il traguardo dei primi 20′ vede l’Olimpia passare sopra di uno.

L’intervallo sembra portare una gara che si conduce sugli stessi binari precedenti, finché Milano riesce a piazzare un paio di blitz per un germoglio di vantaggio. Bendzius è diabolico, trafigge la retroguardia domestica a piacimento e pareggia tutto.

Il tira e molla prosegue fino alle ultime battute di gara. L’ultimo quarto vede un ulteriore crescendo offensivo biancorosso, l’Olimpia si arrampica fino al +10.

I cinque mori di Bucchi non mollano e rimettono tutto in discussione. Milano guida un po’ distrattamente, poco convintamente, per nulla saldamente. E il finale è un suicidio reiterato bilaterale.

I milanesi affrettano il tiro con Shields e sbagliano liberi su liberi, i sardi però continuano a rendere indietro il pallone, non riuscendo goffamente ad andare in attacco. Il match si risolve quindi dalla lunetta: 2/2 di giustezza di Napier, 1/2 di speranza vanificata di Bendzius. The end.

Dubbi morettiani

L’Olimpia accampa il suo 2-0 e vola verso la Terra dei Giganti con in saccoccia il bottino auspicato e la condizione più favorevole per conquistare la finale al più presto.

Sassari ha dato battaglia e la darà ancor di più tra le mura amiche, dopo una partita di ottimo livello giocata ad Assago e guidata dal talento di Bendzius e dalle scorribande di un ruvido Dowe.

Milano invece archivia un match giocato a tratti non al livello abituale, aggrappata alla leadership di Datome, coadiuvato da brani degli altri alfieri meneghini, Napier, Shields e Baron.

Tuttavia, prendendo spunto dal divertente siparietto in sala stampa che ha visto Messina citare Nanni Moretti in Ecce Bombo: si nota di più la debordante potenzialità della dimensione perimetrale biancorossa vista in gara 1, oppure il limite della dipendenza da questa che si può palesare in momenti di secca come in gara 2? Dubbi morettiani…

Una gara da 80 punti segnati difficilmente può essere detta una cattiva prova d’attacco, ma l’Olimpia è andata oggettivamente in difficoltà quando non ha trovato percentuali e tiri aperti oggi e non possiamo escludere che non lo farà anche in futuro. Questa conformazione, è innegabile, con il talento a disposizione, dà tanti vantaggi, ma senza dimensione interna chiara basterà? Parafrasando il coach, “è un sottile equilibrio“.

In merito a questo, le reiterate prove opache di Pangos dovrebbero avere un ruolo possibile nel richiamare in causa la carta di Brandon Davies?

Photo credit: Olimpia Milano e Dinamo Sassari Facebook

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