Esclusivo Vladimir Lučić a Eurodevotion: “Il primo ricordo della serie con Milano è l’alley-oop di Leday allo scadere”

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Un’interessante chiacchierata con il ‘principe di Belgrado’ Vladimir Lučić

Serata alquanto particolare in quel di Assago in cui, dopo che la delegazione del Bayern ha raggiunto Milano, in vista di quello che sarebbe stato l’impegno contro le scarpette rosse venerdì sera, abbiamo avuto l’opportunità di unirci alla comitiva bavarese in hotel e avere quindi con noi per qualche minuto l’uomo che in un vecchio focus definimmo “il principe di Belgrado”, per la nobiltà principesca con cui ha saputo incantare la platea cestistica europea negli ultimi anni, Vladimir Lučić.

Eurodevotion torna, dopo quella a Walkup ed Obradović, con un’intervista a due mani, firmata Jean Claude Mariani e Lorenzo Lubrano. Sotto una traduzione selezionata, invece la versione integrale in lingua la potete trovare qui.

Eurodevotion interviews Lucic - Eurodevotion

Mentre gli atleti teutonici sfilavano per la hall, ronzandoci intorno, e dopo un’arringa preparatoria in serbo di Trinchieri al suo capitano – sul cui significato, per giunta, ancora ci stiamo interrogando -, abbiamo avuto il grande onore di conversare con un grande giocatore e una piacevolissima persona, come Lučić indubbiamente si è rivelato essere, e toccare i più svariati temi sulla sua carriera, sul Bayern e sui segreti più malcelati della pallacanestro.

Su come considera con gli occhi di oggi il Lučić esordiente in EL (13/01/2010)…

“Uff… Suona davvero tanto, a sentire 2010. Rispetto a quando ho cominciato a giocare in Eurolega, la pallacanestro è cambiata molto. Il coach ed in generale l’intero sistema, la mentalità del Partizan Belgrado a quel tempo era focalizzata sui giovani. Negli anni sono migliorato come giocatore, come persona, raccogliendo tutte le cose buone e cattive dagli allenatori che ho avuto durante la mia carriera e sono stato fortunato ad averne di grandi”.

Lučić sulla sua identità serba…

La percentuale di Serbia che c’è in me è il 101%. Sono nato e cresciuto a Belgrado, durante tutta la mia carriera ho sempre avuto questa “Serbian mentality”.

Photo credit: FC Bayern Basketball #Lucic2025

Lučic sulla sua decisione di firmare sostanzialmente a vita (scadenza 2025) con il Bayern…

Il club mi ha mostrato interesse, questa è la mia settima stagione qui ed in totale saranno nove. Probabilmente per loro essere riusciti a tenermi nel periodo in cui ho giocato i miei migliori anni della carriera è stato importante, ma oltre al Bayern Monaco, alla fine sono io che ho deciso di rimanere qui. Quando ho deciso di rinnovare con il Bayern erano tre le mie priorità: la prima ovviamente i soldi ed il contratto, ma le altre due, molto importanti, sono state il club e la famiglia. Alla fine è stata una decisione facile.

Sul segreto del Bayern nel mantenere una chiara filosofia societaria…

Il segreto è sicuramente il dono che sta nell’indossare questi colori. Il Bayern Monaco, partendo dalla squadra di calcio, è una delle migliori organizzazioni del mondo. Anche il basket vuole avvicinarsi a questo il più possibile. Da quando sono arrivato, con Djordevic, Radonjic ed ora soprattuto con Andrea (Trinchieri, ndr) siamo cresciuti ogni anno ed ognuno di loro ha lasciato il proprio segno.”

Photo credit: euroleaguebaskeball.net

Lučić sulle difficoltà di quest’anno, sull’inesperienza e il potenziale di Winston e Gillespie…

“La filosofia della società negli ultimi anni è sempre stata quella di trovare stealsdi mercato, giocatori che non erano molto conosciuti o che non hanno giocato al più alto livello nei club precedenti. Penso che il motivo principale delle nostre attuali difficoltà sia che purtroppo che abbiamo avuto molti problemi, che abbiamo ancora, con gli infortuni. La mentalità, il ruolo e la rotazione dei giocatori è dovuta cambiare più volte nel corso dell’anno.

Penso che sia Cassius (Winston, ndr) che Freddie (Gillespie, ndr) siano migliorati molto rispetto all’inizio dell’anno, questo per la qualità della squadra, ma anche per Trinchieri, che è ossessionato con dettagli e capace di insegnare loro ogni giorno, mostrando loro gli errori e le cose buone che fanno. Sono felice per i miglioramenti di entrambi.”

Photo credit: euroleaguebaskeball.net

Sui rimpianti della serie contro Milano nel 2021…

“Per me, dal momento che è stata la prima grande esperienza di playoff in EL, è stato particolare. Soprattutto il modo in cui ci siamo ripresi dopo le sconfitte a Milano nelle due partite dopo. Non abbiamo giocato un grande match in gara cinque, ma alla fine abbiamo avuto l’ultimo possesso per vincere la partita. Vincendo, saremmo stati a due vittorie dal titolo. Quell’anno abbiamo battuto l’Efes due volte, lo stesso con il Barça… con quella mentalità di squadra, nessuno sa cosa sarebbe successo. Per me è sicuramente un brutto ricordo, ma è stata una grande serie di playoff.

Sui ricordi che si porta dietro da quel playoff…

Il primo ricordo è il modo in cui abbiamo perso la prima partita, con l’alley-oop dalla rimessa di Zach Leday allo scadere. A livello personale, la mia partita in gara 3, la schiacciata su assist di Pauli (Zipser, ndr) e poi la sua su Kyle Hines, uno dei migliori difensori dell’Eurolega.”

Lučić sul rapporto con Trinchieri, sulla fame di vittorie che condividono…

Ho detto che è uno dei migliori allenatori in Europa e lo penso ancora. Statisticamente ho giocato il mio miglior basket allenato da lui e sì, forse abbiamo personalità simili. In alcune cose potremmo essere simili, in altre completamente diversi, ma dal primo giorno abbiamo avuto una grande comunicazione dentro e fuori dal campo. Se non avessi performato bene, se non avessi percepito il gioco nel modo in cui lo percepiva lui, allora forse il rapporto sarebbe stato diverso. Ora è molto buono e finora sono davvero felice del rapporto che abbiamo costruito in questi tre anni insieme.

A nessuno piacere perdere, sicuramente in alcune chiacchierate che abbiamo avuto, ci siamo trovati molto sul fatto che sentiamo entrambi parecchio le sconfitte, addirittura troppo, e pensiamo ancora alle partite che abbiamo perso nei giorni e nelle settimane successive.

Sul suo ruolo di “glue guy” interpretato alla massima potenza (con riferimento al report di Backdoor Podcast)…

“Tornando alla tua prima domanda, ho iniziato nell’unico modo in cui puoi iniziare se non sei un super talento fin dalla giovane età. In quella situazione devi, per costruirti un ruolo, fare le cose fondamentali alla perfezione.

Non sono mai stato un giocatore che pensava a segnare come prima cosa, pensavo sempre di più al bene della squadra che al quello dello singolo. Ancora oggi il ruolo in cui mi sento più a mio agio è proprio quello che avete chiamato “glue guy”. Le cose che faccio non sono molto visibili nelle statistiche, ma chi capisce veramente il basket può dire che ho fatto una buona partita, anche se segno solo 6 punti o ho solo 6 di valutazione.

Sull’arte del giocare senza palla…

Ho costruito la mia strada proprio cercando di fare bene le cose semplici. Tagliando, mettendomi nella posizione di trovare canestri facili, le altre cose sono venute tutto dopo.

Oltre a questi ingredienti, la restante parte è al 100% legata ad Andrea. Non sono cose che fai solo durante il gioco, ma devi lavorarci in allenamento.

Il movimento senza palla dipende dal set offensivo, dal playbook, dall’idea dell’allenatore, dalla spaziature e anche dall’avere compagni che sono capaci di servire determinati tagli. Naturalmente non sempre sono idee di Andrea, ma possono nascere anche da parte mia o da un altro come giocatori, vedendo uno spazio dove tagliare e continuando a farlo se funziona.”

Il sublime gioco senza palla di Lučić

Lučić sull’insistenza di Zipser nel suggerirgli di abbracciare un futuro da allenatore…

“Uff.. (ride, ndr) Tutta la mia vita finora è stata legata al basket, non so quanto giocherò ancora, o se continuerò dopo la scadenza dell’attuale accordo, ma a quel punto saranno quasi diciannove stagioni da professionista. Mantenere questo stile di vita è troppo per me.

Essere un giocatore è il lavoro più facile nel basket. Noi ci alleniamo e poi andiamo a casa, invece gli allenatori rimangono, guardano tantissimi video e preparano partite continuamente. In più, è difficile gestire quindici ‘idioti’ in uno spogliatoio (ride, ndr)… Devi occuparti di loro, fare in modo che siano tutti contenti, non credo di essere la persona giusta per questo!

Per salutarlo, gli abbiamo chiesto se, qualora cambiasse idea, tra una ventina d’anni ci concederà un’intervista: “Se cambierò idea, sarà massimo nei prossimi cinque anni, altrimenti sarà una via preclusa… Ma possiamo sempre fare l’intervista!“. Hvala vam, Vladimir Lučić!

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