Laprovittola inghiottito nell’abisso, è paradiso Unicaja!

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Il Barcellona è la più illustre vittima dei quarti di Copa, l’Unicaja in visibilio

Dopo Valencia, anche un’altro team di Euroleague saluta la Copa del Rey. La caduta è fragorosa, il killer è spietato e porta il nome dell’Unicaja Malaga.

I biancoverdi si guadagnano il paradiso e si affermano in un pazzo finale, piegando un Barça costretto ancora a guardarsi profondamente dentro.

Unicaja eroica - Eurodevotion

La gara, risolta solo al supplementare per 89-87, proveremo a racchiuderla nei tre tipici punti di Eurodevotion.

La partita

Una gara molto particolare, vorticosa, vorace. Iniziata come la più classica delle partite e nemmeno troppo spettacolare. Nell’inizio di gara la fisicità del Barcellona la fa da padrone, in attacco con mismatch costanti, in difesa scoraggiando le iniziative andaluse. Malaga comunque lotta e resiste attaccandosi alla possibilità di freddare i lunghi avversari sui cambi difensivi.

Perry e Mirotic guidano i rispettivi fronti, in un ritmo controllato ed in una fase del match ancora attendista.

Ad inizio secondo quarto ecco il primo break della gara, quello che conferirà ai catalani un predominio portato quasi fino in fondo. La tentacolare difesa blaugrana blocca l’Unicaja, che di contro è lenta in attacco e vittima delle zingarate di Higgins in difesa, sintomo di una più generale disattenzione della retroguardia. E’ un diabolico 16-1 degli uomini di Jasi a sigillare questo momento.

Non serve tantissimo però perché il Barça inizi a mostrare quell’incertezza caratterizzante, nello stesso quarto i malagueni cominciano a ritrovare energia e a spingere sulla transizione. L’attacco è intelligente, il “dossier” cambi difensivi è sempre al primo posto della lista di Navarro, con i piccoli che continuano a trafiggere i lunghi avversari in penetrazione. Il vantaggio catalano è accorciato fino al -4, solo la bomba di Satoransky ripristina una certa distanza di sicurezza prima dell’intervallo (41-34).

La ripresa non regala grandi sussulti, è interessante l’esperimento del coach biancoverde di schierare una 3-2 che manda un po’ in crisi un Barcellona pasticcione. Barreiro in punta limita la visione delle guardie avversarie ed è in grado di farsi sentire anche sui lunghi in caso di cambio, il Barça trova due triple di Kalinic anche abbastanza aperte, ma il ferro risponde picche al serbo.

Vincono le difese in questa fase, l’attacco di Malaga, seppure sia migliorata la difesa, rimane falloso e questo tipo di partita non può che favorire i catalani. Il terzo quarto si chiude sulla falsa riga del secondo, l’inizio dell’ultimo sembra sorridere ad una gestione del vantaggio blaugrana.

A 5′ i ragazzi di Jasi superano di 10 punti l’Unicaja. Troneggiano a rimbalzo e sembrano capaci di mantenere lo status quo.

Qualche disattenzione ancora nelle penetrazioni centrali continua a far scricchiolare la buona difesa di squadra blaugrana, ma quando Perry si infiamma e Mirotic sbatte su una difesa 1vs1 degli andalusi più che competente, la crepa diventa una voragine.

L’Unicaja piazza un 9-1 e ritorna sotto, i catalani in attacco sono in tutto e per tutto affidati alle mani di Higgins. Un uno-due micidiale targato Mirotic e Laprovittola è risposta perentoria, che avrebbe abbattuto un rinoceronte. Ma non Malaga.

I ragazzi di Navarro hanno una grinta surreale, Brizuela è posseduto. Il pareggio è realtà pochi secondi dopo, ma il Barça ha in mano la chiave per le semifinali. L’attacco non è fluido, è quasi rocambolesco, Higgins però attacca dopo il blocco e si alza dal tiro libero completamente indisturbato.

La palla accarezza le speranze catalane e poi le frantuma. Chi se non lui, il più gelido dei guerrieri? Che tiro se non quello, nel cuore del campo e senza credibile contraddittorio? La crudeltà della dea Tyche in una sola azione di pallacanestro. 76-76.

Supplementare quindi, dove l’Unicaja è chiamata a far fronte a tutte le sue energie. Affronta gli ultimi minuti con una grinta diversa, l’emblema è una difesa con tanto di rimbalzo strappato con un uomo in meno, Kendrick Perry a terra.

Il tema tattico dell’overtime è il post di Will Thomas, cruciale nel fornire un’alternativa concreta e pungente, con tre successi offensivi vitali, due assist per i taglianti e un fallo subito. Brizuela resta demoniaco.

Il barça si smarrisce, dopo l’infingardo in-e-out di Mirotic, un tiro stupendo di “Dinamitola” trova il fondo della retina, ma è ancora una volta quel buco tattico sui cambi difensivi ad aprire la via al successo dell’Unicaja. Nonostante tutto, il play argentino ha l’opportunità di impattare nuovamente, la linea della carità, questa volta a cronometro fermo, è ancora protagonista.

Laprovittola guarda negli occhi l’abisso, che lo divora. E’ festa Malaga!

I protagonisti

Lato Unicaja ce ne sono due su tutti, uno motore, l’altro sublimazione dello sforzo di squadra.

Kendrick Perry gioca una gara da generale in campo. Sempre in controllo, capace di tirare fuori i suoi dalle secche quando necessario, sadico nel ridicolizzare regolarmente i big men catalani chiamati a prenderne la targa sul perimetro. Imprendibile in penetrazione, firma 22 punti, 6 rimbalzi e 4 assist.

El mamba basco” Brizuela è un atleta che non finisce mai di stupire e devasta la difesa del Barça, con canestri mortiferi nella volata finale della partita. Perfetto sugli scarichi a fare sempre la cosa giusta, chirurgico nell’attaccare i close-out blaugrana ed dar vita alla sua magia. 27 punti di lucida sregolatezza.

Menzione speciale per il primo tempo di Kravish, la pericolosità di Kalinoski e, soprattutto, per tutta la sapienza di Will Thomas. Un cestista che è la definizione di prezioso, 5 punti, 6 assist (!) e 4 recuperi, da grimaldello tattico della vittoria. Chapeau!

Lato Barça è certamente un po’ più difficile trovare protagonisti positivi nella disfatta. Mirotic ha realizzato (15+9), ma non è stato risposta quando più i suoi avevano bisogno, le speranze sono state tutte gettate su Higgins, che è giocatore di personalità ma non può vestire il ruolo di salvatore della patria. Alti e bassi di Lapro e Sato, con momenti più positivi e più negativi. Peculiare come due quali Tobey e Jokubaitis nei limitati minuti giocati abbiano 13 e 10 di plus/minus….

I lunghi bocciati, forse non ha aiutato che dovessero difendere regolarmente a 7 metri dal ferro.

Le colpe di Jasi

Perdere a Barcellona porterà sempre con sè mugugni e insoddisfazioni, ma ancora una volta il copione sembra quello di un ambiente, di un gruppo che vive le sconfitte sempre in contesti simili, con ingredienti simili e con parole d’ordine simili.

Jasi si è preso le colpe, ma, appunto, le sue dichiarazioni suonano già sentite e potrebbero essere tranquillamente state dette in uno qualunque degli altri momenti di down del Barça dei mesi passati.

Perdere in Copa, con la concorrenza che c’è, con la stagione che va affrontata, in partita secca e dopo due vittorie consecutive nelle scorse edizioni, è brutto, ma ci sta. Il reiterato psicodramma catalano continua a destare preoccupazione, con effetti di lungo periodo.

Gestione dei vantaggi, gestione degli ultimi minuti, le colpe del coach. Questo emerge e torna ad emergere dalla sala stampa del Pabellòn Olìmpico. Il Barcellona torna a far i conti con i suoi fantasmi, l’Unicaja si gode la gioia dell’ennesimo Davide che sconfigge Golia, è questo il turbine psicologico delle Final Eight.

Photo credit: ACB, Barça e Unicaja Facebook, acb.com

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