L’Asvel mette la pietra tombale sull’Eurolega dell’Olimpia

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Quarta sconfitta consecutiva in Eurolega, l’Asvel viola il Forum

Se c’era bisogno di un’ulteriore conferma, eccola: l’Eurolega dell’Olimpia è finita. Le scarpette rosse giocano un’altra gara desolante contro un mediocre Asvel e si ritrovano più ultimi che mai.

I francesi si uniscono alla lunga sequela di invasioni barbariche che hanno visto saccheggiato il Forum nei mesi passati e tornano in patria con un 79-73 che lenisce, seppur di poco, la loro classifica.

Vittoria Asvel sull'Olimpia - Eurodevotion

Le parole che è difficile spendere, su un puzzle senza soluzione di cui ormai abbiamo smarrito tutti i pezzi, tenteremo di sussumerle nei nostri tre punti chiave.

Davies-show è sintomo di una non-squadra

Ripetere le stesse cose che sono già state scritte e dette da mesi è un esercizio noioso, ma da cui non possiamo esimerci. La serata dell’Olimpia ci presenta la stessa identica prospettiva che vediamo da mesi, ovvero una squadra senza nerbo tecnico, senza capo nè coda nell’esprimersi su un campo da basket europeo.

Giocare con così poca incisività una sfida contro una delle peggiori squadre della lega è francamente spiazzante, pur inserendosi nel solco di una risultante di mesi di agonia tecnica.

La partita di Brandon Davies è lo specchio di molto di questo. L’americano è l’unico (a parte forse Baron, che però non è il tipo di giocatore che ama farlo per così tanti possessi a partita) giocatore di questa squadra a cui puoi dare la palla in mano e sperare che ci cavi fuori due punti.

E questo, sebbene di per sè non molto incoraggiante, è ulteriormente frutto di preoccupazione se la tua unica opzione di gioco affidabile è palla in post per lo 0 e fiducia in qualche divinità non ben precisata. La pallacanestro dell’Olimpia sembra piuttosto da figli di un dio minore, così, e non mi aspetto certo che sua la fede disperata possa essere accolta dai numi della palla a spicchi.

Lo sforzo dell’americano è encomiabile, 26 punti di caparbietà e titanico sforzo, peraltro anche riflesso di un Asvel che non ha saputo mai imbastire nessuna ipotesi di contromisura per avversare sostanzialmente la solitaria bocca di fuoco avversaria.

TLC ha saputo ben figurare nel primo tempo, cogliendo le opportunità avute con le doti da esecutore-finalizzatore che ben gli si addicono quando bazzica e aggredisce i giusti spazi, poi le solite perse, indici di due mani che si confermano argillose. Non gliene farò una colpa, in una non-squadra non c’è modo di celare le proprie debolezze. E’ infatti la definizione di un collettivo tecnicamente amalgamato quella di saper far brillare i singoli nelle loro abilità principali e adombrarne le fragilità.

Jonah Mathews trascina l’Asvel

Era una settimana fa, nel post Zalgiris, che scrivevamo “la sensazione è che per battere questa Olimpia ci voglia davvero poco”, oggi questa sensazione assume decisamente i contorni della certezza. L’Asvel è una delle squadre più mediocri di quest’Eurolega, senza il talento del Pana e senza l’identità di gioco dell’Alba, e non ha dovuto fare nulla di trascendentale per uscire vittoriosa da Assago.

L’epitome di questo concetto è nel finale, un eccitantissimo (eufemismo) punto a punto in cui l’Olimpia si appiglia ai liberi di Davies e butta alle ortiche un pallone decisivo, mentre all’Asvel basta una giocata lineare disegnata molto lucidamente da TJ e ben eseguita da Mathews per cavare un appoggio incontestato per Tyus, che traduce addirittura in schiacciata con and-one. E’ davvero così semplice.

Proprio la guardia statunitense è stata protagonista di una partita di grande intraprendenza, 17 e 5 assist da trascinatore che hanno sospinto l’Asvel al successo, specie nei minuti decisivi del quarto quarto. Paradossale e diabolico come un giocatore accostato da qualche rumors estivo alle scarpette rosse sia risultato così essenziale oggi, che il tema dei creatori e gestori del pallone milanese si rivela di nuovo di così tragica attualità.

Un atleta intrigante che si sta affermando sempre di più come riferimento per i lionesi, in doppia cifra, anche abbondante, in ben 5 delle ultime sette uscite.

“Abbiamo finito…”

La resa definitiva è arrivata anche da Ettore Messina in conferenza, il punto di non ritorno dell’Eurolega dell’Olimpia è già arrivato. A gennaio.

Un verdetto pesante per una stagione che era agli occhi di tutti la stagione della grande speranza, e invece ha finito per dilapidare anche la continuità ad alto livello che era stata garanzia degli ultimi due anni.

Arriva con una consapevolezza che era datata, ma con un anticipo che non era dovuto. C’era spazio per tenere viva una fiammella, ci doveva essere soprattutto in casa contro l’Asvel. Invece la partita ha trovato ancora un epilogo negativo, in una confusione per certi aspetti superiore al solito.

Un quintetto con Mitrou-Long e Voigtmann che parte malissimo (7-0), ben presto corretto con l’accantonamento quasi definitivo dei due, gli utilizzi quanto meno peculiari di Thomas, Ricci o Datome, schierati per pochi minuti, avanti nella partita e con poca convinzione. Non riuscire mai a bloccare gli avversari nei momenti dove tenere avrebbe alimentato parziali, con concessioni alle iniziative degli 1vs1 avversari, oppure subire da Fall in modo continuativo nel finale. Lampi della Caoslandia milanese.

Una Caoslandia che si riflette anche nell’analisi del momento da parte di chi dirige questa squadra. Può essere anche una mistificazione data dal susseguirsi di voci, ma l’intervento sul mercato sembrava essere fortemente caldeggiato solo una settimana fa, mentre oggi è escluso. La giusta, onesta e schietta gravità con cui venivano interpretate le sconfitte di Novembre non corrisponde alla più placida arrendevolezza e mancanza di risposte di oggi, di fronte ad un risultato ampiamente insoddisfacente.

Resta, nel paragone automatico che sovviene al tifoso milanese, confrontando con le altre buie campagne europee del passato, il fatto che, seppur nella disfatta, se vogliamo addirittura più clamorosa, oggi ci sia un nucleo di giocatori che non ha abbandonato la nave, che non rinuncerà alla causa.

Hines, su tutti, Brandon Davies, poi altri meno brillanti oggi, ma giocatori di comprovato e serissimo impegno, tra cui Baron, Melli e Hall, rimangono ancore emotive di questa squadra. Non servirà nulla a ravvivare lo sfumato sogno europeo, ma è il lumino che può salvare la stagione dell’Olimpia

Photo credit: olimpiamilano.com ed euroleaguebasketball.net

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