Horns entry del Maccabi: la lavagnetta di ED #10

Andrea Ranieri
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La lavagnetta di Eurodevotion, per questo doppio turno di Eurolega, è chiamata a una non scelta, grazie alla doppia gita italiana del Maccabi Tel Aviv, di cui a breve analizzeremo una horns entry (pazientate per la spiegazione dei termini da topi di parquet). La squadra di Oded Kattash, dotata di indubbio talento, soprattutto nel reparto esterni, è una classica mina vagante. Gli israeliani, fin qui, hanno avuto costanza nella loro incostanza di rendimento. Una squadra folle con evidenti problemi in difesa, capace di qualsiasi cosa in campo, noi cercheremo della razionalità nel suo gioco.

D’altro canto, questo tour nel Bel Paese mette il Maccabi di fronte alla disperazione di Olimpia Milano e Virtus Bologna, vittime al momento di un dramma sportivo continentale con pochi precedenti. Le due formazioni italiane, nonostante due roster costruiti per eccellere – quello di Milano in particolare – sono attualmente due delle peggiori squadre della competizione. Rimettersi in carreggiata è una necessità urgente, e presentarsi tatticamente preparati contro un avversario imprevedibile risulta dunque vitale. Entriamo nel vivo e iniziamo a parlare di horns entry. Il contributo video è di coach Eren Han.

Come funziona: horns entry del Maccabi

Un’analisi dettagliata dell’horns entry del Maccabi

Cosa intendiamo con “horns entry”? L’inizio di un gioco da una situazione tattica che in Italia si traduce letteralmente con il nome di “corna”; con questo termine si indica in genere un set offensivo che comincia con la palla nella fascia centrale del campo e due giocatori che partono alti sul prolungamento dei gomiti dell’area. Spesso si tratta dei due lunghi, chiamati al ruolo di bloccanti, ma non sempre è così.

A condurre la palla nella corsia centrale del campo è Lorenzo Brown, atteso molto alto dai compagni Alex Poythress e Josh Nebo, quindi i due lunghi. La palla viene servita battuta a terra al secondo dei due sopracitati. Brown passa la palla a Nebo e taglia poi verso la lunetta, con Poytrhess che gli corre dietro, per poi settare un blocco verticale di uscita verso la punta.

Dopo aver bloccato, il numero ventidue gialloblù taglia verso il ferro, mentre Brown va a ricevere il dribble handoff (passaggio consegnato dal palleggio) di Nebo, che consegna e sembra voler giocare il pick and roll. In realtà quello del lungo è un finto blocco. Brown decide di attaccare il lato opposto (“reject” in gergo), leggendo correttamente il corpo del difensore sulla palla. I due difensori coinvolti non si capiscono sul cambio in emergenza e Nebo gioca benissimo “nella tasca” di spazio, ricevendo così per una comoda schiacciata a due mani.

Questa horns entry coinvolge, di fatto, solo tre attaccanti, ma può diventare letale se manca comunicazione e non si gioca contro le caratteristiche delle pointguard e dei lunghi israeliani.

Come si (può) batte(re): horns entry del Maccabi

Comunicare, avere un game plan chiaro e conoscere le caratteristiche di ogni singolo avversario. Ecco le armi necessarie a battere questa horns entry e a costringere il Maccabi a pensare di più.

Cominciamo dal principio e da un’ovvietà: anticipare i due lunghi per costringerli a ricevere più lontani possibile dal ferro e con un corpo contro. Sul taglio di Brown è fondamentale saltare alla palla e non perdere il contatto fisico, in modo poi da poter inseguire efficacemente sia sul blocco di uscita sia sull’handoff.

Arrivando da un’azione difensiva di “inseguimento” sul blocco lontano dalla palla e sull’handoff, nel momento in cui Nebo si gira per giocare il pick and roll verrà naturale negare il blocco alla pointguard avversaria. Dovrà però essere bravo il lungo a occupare la linea di penetrazione per evitare facili canestri sul lato opposto. Con l’ultimo uomo sul lato debole e con chi marca Poythress riempiamo invece l’area, in modo da giocare contro le caratteristiche prettamente interne di Nebo.

Approfittare dunque della staticità delle due sponde di questa entry action per difendere il pitturato e togliere ossigeno all’uno contro uno con la palla di Lorenzo Brown e compagnia. Funzionerà? Risponderà il campo.

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