Olimpia, l’incubo continua. Altro tracollo a Vitoria

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L’Olimpia è costretta a piegare ancora una volta la testa, ennesima sconfitta alla Fernando Buesa Arena

La luce in fondo al tunnel sembra un miraggio sempre più lontano, l’Olimpia viene messa davanti nuovamente al suo livello di infima mediocrità e crolla nei confronti di un Baskonia che è quadrato senza bisogno di essere scoppiettante.

Le scarpette rosse si trovano a rincorrere sin dall’inizio, sprofondando sotto di divari che non hanno alcuna speranza di poter essere recuperati con l’attuale rendimento offensivo, così la sfida rimane per tutti i 40′ nelle mani del team di Penarroya. Per i baschi si concretizza una preziosa vittoria che fa classifica, grazie ad un netto successo maturato per 78-62.

Il racconto di Eurodevotion nella classica analisi in tre punti d’interesse.

Davies, Mitrou-Long e il dramma delle scelte

La gara, come si è detto, è scivolata via ben presto, senza nemmeno concedere l’illusione che l’Olimpia aveva almeno palesato nei primi tempi durante le ultime partite. Un encefalogramma sostanzialmente piatto per 40′.

Il dato principale, di fronte ad una produzione offensiva al solito ampiamente deficitaria (37 punti nei primi 27′, solo 9, letali, nel primo quarto), è l’enorme difficoltà di decision making dimostrata dalla squadra. Oltre ad una qualità globale di esecuzione molto bassa, le scelte di gioco sono state in moltissimi casi totalmente frenetiche e scriteriate.

La fretta, il sentimento distintivo, con un senso di urgenza negativa e ansiogena, la responsabilità il tratto fondamentale di demarcazione. Scegliere è infatti un atto che sa rivelarsi angosciante, impone il pericolo del nulla, come tragicamente osservava Kierkegaard. E se non paralizza, dunque, apre l’abisso a chi non ha la giusta resilienza nel saper affrontare di petto la responsabilità.

Sconfitta Olimpia - Eurodevotion

Perse, tiri affrettati, impazienza, in tante azioni chiave che avrebbero anche potuto dare un volto diverso al match. L’emblema di tutto ciò è il povero Naz Mitrou-Long, che gioca una gara di sofferenza estrema. Non azzecca una scelta in 24′ (probabilmente anche troppi) e spara a salve al tiro (0/10 dal campo), risultando con tutta evidenza un ingiusto parafulmine di una squadra che deve puntare eccessivamente su un giocatore che dovrebbe essere improvvisazione e follia in un contesto consolidato, capace di assorbirne le caratteristiche.

Le serate storte capitano a tutti, ad un rookie ancor di più, non c’è dubbio. I problemi in fase di playmaking rimangono però un Moloch pronto a divorare alla radice ogni pretesa della fase offensiva biancorossa.

Un’altra fragilità dell’Olimpia della serata di ieri di cui il canadese è stato suo malgrado protagonista è rappresentata da una fase difensiva rivelatasi particolarmente traballante, soprattutto quando avrebbe dovuto supportare un mini-break dell’attacco. I difensori dei portatori di palla baschi, Mitrou-Long in primis, hanno fatto malissimo e si sono sempre sbriciolati nella concessione imbelle del primo vantaggio creato sul perimetro.

Imbucate per il lungo, tiri da fuori generati, una criticità reiterata, che ha spezzato le gambe alla truppa di Messina.

Se non altro, c’è un Hall che sta ritrovando precisione (4/8 da tre) e un Brandon Davies che sta provando a riprendere sicurezza, dando seguito agli ultimi buoni segnali di campionato. Che sia finalmente convinto dei suoi mezzi e non quella versione spaurita di qualche partita fa può essere un tassello importante, in un mosaico di rinascita che rimane possibile solo a passi minuscoli, lillipuziani.

L’americano fa 23+12, lotta sotto canestro e si rende bersaglio concreto e cavalcabile nel pitturato. Quanto meno è qualcosa.

Baskonia, il cinismo e il trio di esterni

I baschi hanno strappato una vittoria che fa classifica, rischiando poco contro un avversario totalmente perso.

I rossoblù, quinti per pace in Euroleague, da attacco più produttivo della lega e da terzo offensive rating, considerando i dati raccolti nel primo terzo di stagione, hanno vinto la gara senza che questi ingredienti potessero rappresentare primaria risorsa.

Ritmo non eccessivamente scoppiettante, transizione sfruttata abbastanza relativamente, in generale un’espressione offensiva piuttosto scolastica. Certo, l’Olimpia è nota per saper rallentare e impantanare il gioco delle avversarie, ma obiettivamente non è sembrato neanche che questa Milano possa sfoderare tenaglie difensive così tenaci.

Proprio per questo il Baskonia ha comunque saputo trovare con frequenza il fondo della retina, o per lo meno una frequenza adeguata al contesto, riuscendo a punire le insicurezze dell’Olimpia. Il trio formato da Henry, Howard e, soprattutto, Thompson ha ferito a ripetizione gli ospiti, in particolare bruciando i diretti difensori che, nel caso di Mitrou-Long e Baldasso (teoricamente gli unici handler primari a disposizione di Messina), non erano certo dei mastini e hanno concesso tantissimo.

In particolare il cervello della compagine di Penarroya, il playmaker ex Brindisi, ha messo a referto un’autorevole performance da 15 punti e 7 assist, all’interno di una prova offensiva comunque corale.

Si conferma distintiva la buona riuscita dall’arco (41,9%), positiva insieme ad una più che discreta cura del pallone (18/7 l’assist-to-turnover ratio). Un percorso, quello del Baskonia, che continua con una buona dose di fiducia.

Same old story

How can I try to explain?
When I do, he turns away again
It’s always been the same, same old story

E’ abbastanza difficile commentare, trovare qualcosa di originale da dire, una critica che non sia già stata fatta, una criticità che non sia stata adeguatamente sottolineata. La realtà è che la crisi di Milano è lampante in molti suoi elementi, quanto difficile da spiegare in molti altri.

La certezza è la continuità, appunto, dei problemi espressi in campo. Faccio mio, quindi, il sentimento di rassegnazione e frustrazione del figlio nello struggente dialogo generazionale del capolavoro di Cat Stevens, ‘Father and son‘. Di fronte all’impossibilità di spiegarsi, la constatazione del ripetersi della ridondante antifona. Same old story…

Mancanza di fiducia, di playmaking, di identità tecnica, di uomini chiave, di consistenza al tiro (28,6% da tre anche ieri), ecc. Fatti già sentiti, ripetuti fino alla noia nelle ultime settimane.

Il down continua senza mostrare segnali di risveglio, tanto che a molti tutto ciò sta ricordando tempi oscuri del pre-Messina, insomma una ‘same old story‘ ancora più ampia e beffardamente fatalista.

Il turbine di negatività non farà altro che trascinare sempre più di giù, sicuramente, e una scossa rapida è l’unico elemento che può consentire una speranza di salvezza di qualsiasi natura. Il ricorso al mercato può essere risorsa, tanto tecnica quanto emotiva, ma è evidente che se non accompagnata da una reazione di più ampio respiro non risulterà in altro che quegli arrivi illusoriamente messianici che si sono palesati nel mezzo di stagioni difficili nel passato.

Sempre attingendo dal consolatorio ausilio della musica, il consiglio del padre al figlio, smarrito nei travagli della vita, è l’unico che possiamo dare a Milano.

But take your time, think a lot
Why, think of everything you’ve got
For you will still be here tomorrow
But your dreams may not

Prendersi il proprio tempo, pensare (e lavorare!) molto, nel mentre che si ‘aspettano giorni migliori’ in EL (parole di Messina nell’immediato post-gara). Guardarsi dentro profondamente, anche nella frenesia del calendario.

E’ sicuro, infatti, che l’Olimpia sarà qui domani, sarà così per altre 23 partite. Ma i suoi sogni?

Photo credit: Olimpia Milano Facebook, olimpiamilano.com, euroleague.basketball.net

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