Monaco tuona dopo l’intervallo e gioisce nella discesa al Pireo

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Uno dei big match della settimana d’Eurolega si conclude con l’autorevole prova del Monaco al Peace and Friendship Stadium

I monegaschi ottengono un successo di grandissimo spessore in Grecia contro la squadra che più, insieme al Fenerbahce, aveva segnato le prime tre settimane di stagione. Nel rematch degli scorsi agguerritissimi playoff, la squadra del Principato si è compattata al rientro degli spogliatoi e ha sgretolato le certezze dei greci, che erano sembrati sul punto di prendere in mano la partita dopo un buon secondo quarto.

La gara tra due compagini che con ogni probabilità faranno una lunghissima strada nella competizione ci lascia così un verdetto che valorizza ulteriormente le ambizioni dei transalpini e impone la prima battuta d’arresto all’avanzata degli ellenici.

Monaco vince -Eurodevotion

Tenteremo quindi di racchiudere le nostre riflessioni e commenti sulla grande notte in Grecia nella nostra puntuale analisi.

La catabasi del Monaco

La discesa al Pireo era nella celeberrima opera del greco Platone, la “Repubblica”, l’incipit fondamentale nella formulazione della sua centralissima teorizzazione politica.

La cosiddetta “catabasi” nel mondo greco antico è tematica ricorrente e archetipica, consisteva in una sorta di discesa verso il basso, fisica quanto metaforica, una tappa fondamentale all’interno di un faticoso percorso. Per Platone l’immergersi nella zona più bassa, fisicamente – sotto all’elevata acropoli – e socialmente – nella zona portuale, commerciale e meno nobile della grande città greca – significava fondare la sua teoria politica nel pieno della concretezza, della realtà, nella costruzione di un percorso filosofico che muoveva dal molteplice e rozzo all’unico bene.

Il Pireo è dove c’è tutto il dinamismo di Atene, e anche, di conseguenza, tutta la sua corruzione, è quindi lì che Platone desidera far nascere metaforicamente il suo essenziale discorso sulla Giustizia.

Se non possiamo certo parlare della Peace and Friendship come un luogo di bassifondi del basket di Eurolega, possiamo però vedere in quel luogo uno di quelli in cui più legittimamente si possono sfidare e mettere alla prova le teorie e le ricette del successo dei migliori team di Euroleague, e con loro le riuscite pratiche.

In questo senso Obradovic e Platone hanno vissuto un momento simile nella loro visita al porto d’Atene. Se i monegaschi avevano la possibilità di levarsi di dosso una volta per tutte lo status di underdog, nella loro personalissima catabasi al Pireo hanno confermato ancora quanto la loro candidatura per la più stretta ed esclusiva elité di questa lega sia quanto mai seria e legittima.

Il Monaco ha vinto con personalità e grande consapevolezza in Grecia, interpretando l’uscita dagli spogliatoi con prepotenza e conquistando la vittoria senza voltarsi indietro. Dopo la discesa, c’è tutto quello che serve per la risalita, la scalata del Roca Team verso il Bene passerà anche da questa importante vittoria.

James e i suoi fratelli

Uno dei miei più grandi dubbi sulla costruzione del Moanco in estate era la coesistenza di tre handler di grandissimo livello in Eurolega, Loyd-James-Okobo, tra cui uno è dei giocatori più particolari da gestire di tutta la competizione.

Questa serata è stata una delle dimostrazioni più importanti di come l’amalgama, che sembra essere già a buon punto nel manico della formazione di Obradovic, possa essere uno dei grandissimi temi vincenti della stagione.

Non è stato fatto raro che MJ abbia cominciato l’azione senza palla, senza soffrirne, senza alienarsi e, anzi, dimostrando un ottimo grado di fiducia nei due compagni di reparto, cosa che sappiamo essere molto importante per integrarlo in un rapporto tecnico di squadra. D’altro canto, l’ex Zenit e l’ex Asvel interpretano il ruolo con grande carattere e intelligenza, sapendo scegliere i momenti in cui incidere e garantendo alternative e supporto che l’anno passato esistevano in misura e spessore molto minori.

Il folletto di Portland, che ha sempre un rapporto particolare con l’Olympiacos, dai tempi del Pana, passando per l’Olimpia, e più recentemente con i playoff dell’anno passato, ha infatti giocato la sua solita gara, con all’attivo 20 punti, 6 rimbalzi e 5 assist. Importantissimo si è rivelato però anche Jordan Loyd, che ha realizzato solo 10 punti, ma con un importante break nel terzo quarto, momento in cui il Monaco ha per la prima volta allungato i tentacoli sulla gara.

Infine, Elie Okobo ha giocato una gara da migliore in campo, con almeno due momenti di fortissimo impatto, nel primo tempo con una serie di penetrazioni di qualità sopraffina, nel secondo con una scarica di triple, anche sugli scarichi: 23+4+3 e 28 di valutazione.

Non stupisce, se c’è un backcourt così in palla, che la squadra sia riuscita a costruire tanti tiri dall’arco in ritmo, con percentuali di conversione ottime che si rivelano in un 41,7% di squadra.

Oly, la prima battuta d’arresto

Sgombriamo il campo da dubbi, l’Olympiacos rimane una delle grandissime di questa competizione e ha chinato il capo ad una importantissima concorrente come il Monaco. A volte una sconfitta può servire per ridare benzina nuova e rinnovato stimolo a un progetto che, in continuità con l’anno scorso, sembra continuare a funzionare perfettamente.

Il calo del secondo tempo è seguito di una prima parte di gara in cui i greci fanno relativamente bene, guadagnando nei secondi 10′ la pole position. La squadra di Bartzokas dimostra infatti buoni spaccati offensivi, a cominciare da un’interessante tendenza alla transizione veloce, tanto dai recuperi, quanto da rimbalzo difensivo.

Gli ellenici infatti nelle prime quattro partite sono state la terza squadra per pace della competizione, dimostrando forse una qualche volontà a variare sul gioco a metà campo che era punto di riferimento primario lo scorso anno.

Anche la passività della prima linea difensiva del Monaco, richiamata a gran voce da Obradovic nel corso di un movmimentato timeout, consente però una manovra di ampio respiro e di graziosa eleganza. Dopo il primo vantaggio creato in entrata con grande continuità, fioccano in questa fase le riaperture, che sottendono anche ottime letture nei movimenti degli uomini del Pireo.

La grande energia di Bolomboy e di uno straripante McKissic alimenta il circolo virtuoso dei biancorossi. Il nativo di Seattle gioca un secondo quarto debordante, segnando ben 10 punti in quella frazione, e, paradossalmente, firmerà una grande prova dai 6,75 (3/5 nel fondamentale) – lui, non certo noto per le sue doti di tiratore – in una notte piuttosto opaca dei suoi dall’arco.

Ad affossare i biancorossi, nel contesto del calo offensivo e difensivo della seconda metà, è anche la scarsa riuscita da tre, che si attesterà alla sirena su un mediocre 9/27 (33%), insieme ad una flessione nel tiro dentro al perimetro, che aveva scavallato l’80% nei momenti più favorevoli del primo tempo.

Se Sloukas ha provato più e più volte a tenere in gara i suoi, non sempre riuscendoci, ma con grande volontà e presenza, Vezenkov ha giocato una gara più difficoltosa di cui, a mio parere, i numeri relativamente positivi dicono poco. Il bulgaro non è riuscito ad incidere in modo rilevante, segnando dall’arco nelle occasioni in cui la difesa monegasca se lo è occasionalmente perso, ma facendo fatica nei confronti di una marcatura molto competente di un cruciale John Brown III.

L’americano, mandato in missione da Obradovic, è riuscito ad infastidire quello che è stato probabilmente a pieno titolo il miglior giocatore di questo avvio di stagione.

Vezenkov, così, è il miglior simbolo della sconfitta dell’Olympiacos. Si tratta di un passaggio a vuoto da registrare, da incassare, da cui ripartire presto con la serenità della consapevolezza già acquisita da tempo in mezzi e capacità ampiamente dimostrati.

Photo credit: AS Monaco Twitter ed euroleague.net

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