Il Real non decolla, la stampa iberica insinua dubbi pesanti. Ma è logico ad ottobre?

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Real Madrid al centro dell’attenzione dopo un inizio di stagione un po’ balbettante in Eurolega e l’arrivo della prima sconfitta in Liga Endesa.

Qualche dubbio è sorto un po’ a tutti, ma la prudenza è la compagna di viaggio migliore dopo poche settimane dal via di una stagione che è partita pochissimi giorni dopo un Eurobasket che ha chiesto molto a tanti giocatori e, di conseguenza, a tante squadre protagoniste in Eurolega.

Sì, parliamo di dubbi sul Real Madrid, corazzata dalla profondità, dal talento e dalla fisicità infinita che per molti, e chi scrive non abbandona quel gruppo, era la favorita numero uno per contrastare l’Efes nella corsa al titolo che si assegnerà a maggio, presumibilmente nella splendida cornice della Zalgirio Arena, nonostante il mancato appoggio finanziario all’evento del governo lituano, come riporta BasketNews.

Ad oggi erano solo spifferi, mormorii più o meno convinti uditi persino durante la finale di Supercopa poi vinta dagli uomini di Chus Mateo. Il fantasma di Pablo Laso era ed è per tutti figura ingombrantissima nel mosaico “blanco” stagionale. Non ci sono dubbi, sarà così ad ogni passo falso.

Pablo Laso | Eurodevotion

Dopo quei mormorii ieri è stato lanciato il primo sasso, in realtà un vero e proprio macigno, da parte di Marca, media spagnolo che sulle vicende madridiste ci vive da sempre.

Il titolo è significativo…

PERCHE’ IL REAL NON DECOLLA? IL TEMPO SCORRE CONTRO IL SUO ALLENATORE

L’articolo ci fornisce parecchi spunti di analisi, ma lo fa in una forma molto decisa poco propensa all’essere dubitativa.

«Il Real non gioca come una squadra: solo individualità ed anarchia offensiva».

«Non è un caso che si sia perso contro le rivali più forti (Barça, Oly e Baskonia) sempre allo stesso modo: sconfitte di pochi punti e con una pessima gestione dei possessi finali».

«Da diverse gare ognuno va in guerra per conto suo: contro certi rivali è sufficiente, ma non lo sarà per battere le grandi rivali verso i titoli importanti».

«I tanti punti nelle mani non basteranno se in campo ci sarà un manipolo di individualità al suono dell’anarchia. Oggi si vincono alcune partite, alla fine se ne perderanno molte».

«Il sistema di gioco di Mateo è teoria ma non si vede nella pratica. I giocatori o non hanno colto i meccanismi oppure non ne sono a conoscenza».

«I problemi principali derivano dal playmaking, tra assenze importanti e presenze come Llull o Rodriguez, positivi col contagocce. No, Campazzo non è arrivato».

«Il tallone d’Achille è la difesa, accettabile in Eurolega (72 punti subiti), pessima in Liga (81). Contro il Baskonia si sono subite 13 triple da una squadra specializzata in quello senza far nulla per impedirlo».

«Chus Mateo ha il tempo per invertire la rotta prima che le carenze diventino radicate ed i giocatori meno utilizzati inizio a lamentarsi (vedi i 6′ di Hezonja domenica)».

«Incendio in vista? Bisogna capire che pazienza ci sarà non tanto da parte dei giocatori quanto da parte dei dirigenti se le settimane passano senza che la squadra decolli. Il tempo corre contro il tecnico».

Eurolega | Eurodevotion

L’ultimo passaggio è il più duro e diretto e per quel fantasma di Laso manca solo il nome.

Ora, non dimentichiamo che il calendario dice 26 ottobre. Se è vero che le prove sopra menzionate contro Barça, Oly e Baskonia, quest’ultima domenica sera in Liga hanno lasciato molto a desiderare, lo è altrettanto il fatto che questo è il tempo di investire, mentre per i dividendi si deve passare a febbraio (Copa del Rey), aprile-maggio (Eurolega) e giugno (Liga). Tra l’altro l’unico titolo stagionale sinora assegnato è già nella bacheca “merengue”, visto il successo di Siviglia in Supercopa.

Proviamo a capire cosa succede, partendo da quanto elenca Marca come problemi principali.

Attacco anarchico? Il talento è presente in grande quantità, le personalità sono pesanti, per diventare una squadra serve chimica e questa non si compra ma si crea, col tempo. Serve la leadership dei grandi vecchi Sergi, Rudy e Chacho, gente che ha il madridismo dentro, soprattutto i primi due. Se però l’utilizzo di questi (vedi i due play-guardia) diventa eccessivo, allora l’età e l’usura presentano il conto. Devono essere ciliegine prelibate su una grande torta, non possono esserne il pan di…Spagna. Il rientro di Hanga potrebbe risolvere il tutto, visto che l’ungherese ha dimostrato di essere uno dei più completi d’Europa sui 28 metri ed è stato decisivo nella Finale di Liga giocando a lungo da PG.

Sistema di gioco non recepito? Verrebbe da dire che è semplicemente impensabile che i giocatori non lo conoscano, ed allora pare più logico soffermarsi una volta di più sul concetto di tempo, di equilibri e di quella chimica appena nominata. E’ ovvio che in un roster stracolmo di talento e personalità ci saranno sempre due o tre giocatori scontenti dell’utilizzo, è statisticamente scontato che accada, ma il tempo e l’oliatura dei meccanismi servirà anche a creare gerarchie che non potranno mancare anche in un contesto simile.

Playmaking? Si torna all’utilizzo di Chacho e Sergi: non sono ormai giocatori da 20-25′, possono eccellere sui 10-12′ di estrema qualità ed allora serve il ritorno di Hanga, come detto, al pari di quanto potranno dare i vari Alocen, Abalde e Goss. Ed a proposito di fantasmi, oltre a quello di Laso pure quello di Campazzo non scherza. Meglio farsene una ragione, vista la firma ai Mavs. E dal punto di vista tecnico non va dimenticato come le migliori versioni del Real, in tutti gli 11 anni di Laso e già nel primissimo periodo di Mateo, sono arrivate grazie ad un ritmo offensivo elevato, a volte vero proprio contropiede, spessissimo transizione offensiva rapidissima.

Difesa? Pessima in Liga, è vero, ma non tanto strano vista la qualità delle squadre ed il tipo di basket aggressivo offenisvamente che si gioca nel torneo nazionale spagnolo. Più efficace in Eurolega, dove 106,3 punti subiti ogni 100 possessi vogliono dire terzo miglior reparto del torneo, dopo Fener ed Alba. 53% di rimbalzi catturati, col 75% di quelli difensivi. I numeri non mentono, ma forse si soffrono proprio quei ritmi più elevati in Liga, anche di fronte ad avversari ovviamente meno forti ma estremamente brillanti come soluzioni offensive.

Il tempo concesso a Mateo? E’ insinuazione pesante, per quanto, come già detto, dubbio che accompagnerà ogni passo falso in stagione, una sorta di motivetto che non uscirà mai dalla testa dei commentatori, almeno sino ad un eventuale trionfo in Copa del Rey nonchè ad un cammino estremamente convincente nei due tornei. Il Coach ha bisogno dell’adesione dei giocatori al progetto tecnico e, di conseguenza, di quello dei dirigenti. Le modalità dell’addio a Laso hanno aumentato il carico di pressione ed ora arriveranno i momenti più complicati, quelli in cui se vinci ti dicono che è normale perchè sei il Real, se perdi sei inadatto al ruolo. Giusto? No. Realistico? E’ così.

In sostanza qualche problema c’è, dal nervosismo eccessivo di Tavares nelle ultime uscite al playmaking un po’ deficitario, da una difesa poco compatta ad un attacco che si muove non troppo all’unisono, da uno Yabusele un po’ bizzoso al possibile malcontento di Hezonja, per finire a qualche scelta discutibile della panchina nei possessi chiave.

E’ tutto vero, ma se la corretta analisi critica si inasprisce dopo 9 gare stagionali e si comincia a scavare nel torbido dei rapporti e di un futuro su cui pesano i fantasmi del passato, la situazione rischia di degenerare, soprattutto in un mondo impietoso come quello madrileno dove troppo spesso sono stati fatti a pezzi anche grandissimi allenatori, e non si parla solo di basket.

Le bocciature di ottobre francamente convincono ben poco, il lavoro da fare è tanto.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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