Virtus, è buio pesto a Belgrado: il Partizan chiude sul +28

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Non poteva esserci primo doppio turno più nero per la Virtus Bologna: dopo l’amara sconfitta patita in rimonta a Kaunas martedì, questa sera arriva da Belgrado una sconfitta fragorosa e inaspettata soprattutto per il modo in cui è arrivata.

Per quello che si è visto alla Stark Arena si può parlare tranquillamente di no game: il Partizan azzanna la partita dal primo secondo e tramortisce i bianconeri che non riescono mai a rialzarsi all’interno dei 40 minuti di gioco.

E’ la serata in cui funziona tutto in casa serba e non funziona nulla per le vu nere; poi a fare da cornice al tutto c’è quel pubblico trascinante che è veramente il sesto uomo della squadra di Obradovic. Il risultato finale è rilancio totale per il Partizan e botta psicologica esorbitante per la Virtus: una sconfitta che lascia inevitabilmente dubbi e perplessità.

Il primo quarto che tramortisce Virtus e partita

Famelici, rocciosi, spietati: i primi tre aggettivi che vengono in mente per descrivere la prestazione del Partizan e, con ancora più precisione, l’atteggiamento avuto in campo dai padroni di casa.

Per gli ospiti, invece, si possono prendere tranquillamente tre epiteti opposti: assenti, flosci e demotivati. Fa strano usare questa ultima parola, ma come si può definire diversamente la prestazione bianconera? Se non si tratta di demotivazione, allora si deve parlare di timore per quanto riguarda il contesto e l’atmosfera in cui si è svolta la partita. Delle due l’una e francamente è difficile capire quale risposta sia più confortante.

E’ vero che per i padroni di casa è stata la serata perfetta: funzionava qualsiasi cosa e sono entrati i tiri più disparati. Ma questo perché dall’altra parte c’era una squadra che ha permesso tutto e perché tutte queste cose vanno anche cercate. Il Partizan, infatti, è sceso in campo con l’idea di aggredire la partita e quando brami una cosa in modo intenso, spesso la ottieni. Si chiama perseveranza.

Questo è il primo quarto in modo evidente e poi tutto il resto della partita in cui il Partizan si limita a continuare il lavoro iniziato senza mai dare ai virtussini la possibilità di tentare la rimonta.

Il 27-11 dei primi dieci minuti è una sentenza durissima, praticamente letale. Poi il fatto che la Virtus non sia mai riuscita a vincere nessun quarto la dice lunga sul fatto che una reazione, di fatto, non c’è stata.

Alla fine il Partizan sporca anche la percentuale dall’arco (36.7%) che comunque rimane alta rispetto alla pessima prova degli ospiti (22.2%). Il 68.6% da due punti dice di una squadra di casa che dentro l’area ha fatto la voce grossa, come del resto hanno fatto a rimbalzo: 40-29. Semplicemente più cattivi e sempre primi sulle palle vaganti.

Prima di ogni altra analisi di tipo tecnico-tattico deve essere chiarissimo che questa gara il Partizan l’ha vinta con l’atteggiamento: un aspetto che fa enormemente la differenza e da cui poi scaturiscono tutte le altre cose come una palla di neve che più cade più aumenta il proprio volume.

La perseveranza, la fisicità e l’estro dei singoli

Le tre cose con cui il Partizan ha stravinto la partita. Ovvero le tre cose che sono completamente mancate alla Virtus.

Gli uomini di Obradovic hanno lottato su ogni pallone, si sono lanciati su ogni rimbalzo, e poi, ovviamente, hanno interpretato molto bene sia la fase offensiva che quella difensiva. Esempio fulgido di questa interpretazione rabbiosa della partita è la gara di Mathias Lessort: 14 punti, 7 rimbalzi e scontro con Jaiteh stravinto.

L’afasia dell’attacco virtussino ha fatto sembrare ottima anche una difesa come quella di Obradovic che nelle prime due gare aveva subito più di 100 punti a partita (ma comunque era destinata a crescere di livello). I padroni di casa sono stati molto bravi ad avere una difesa rocciosa e fisica con scelte molto oculate di raddoppio che hanno costretto spesso la Virtus a perdere molti secondi dei 24 e, quindi, a creare attacchi spesso confusionari e sterili.

Ma, la parte migliore del Partizan, è stato l’attacco. Dinamico, vivace ed energico: buona circolazione di palla, ottimi ribaltamenti di lato e ottime transizioni (troppo pigra e impreparata in più di qualche occasione la retroguardia bianconera: lenta nel rientrare e quindi nel trovare gli accoppiamenti giusti, lasciando così spesso l’uomo libero in area o nell’angolo).

Se la manovra offensiva dei serbi ha funzionato, hanno funzionato molto bene anche le soluzioni a giochi rotti. Per trovare punti in queste situazioni servono giocatori di talento e, sugli esterni, il Partizan ne ha tanti. In particolare, in questo caso, è stata la serata di James Nunnally: l’ex Maccabi ha chiuso con 20 punti (4/6 dall’arco), 4 rimbalzi e 4 assist mettendo a referto una prestazione praticamente perfetta. Talento che si traduce anche nelle triple di Andjusic e in quelle di Punter.

Una prestazione perfetta che rilancia il torneo del Partizan verso un nuovo inizio.

Tonfo clamoroso per la Virtus: ora serve una reazione

Non è il migliore degli scenari, ma non è nemmeno un dramma iniziare la stagione d’Eurolega 1-3.

Il problema è il modo in cui è arrivata la sconfitta di questa sera, visto che quella di Kaunas, seppur amara e bruciante, ci poteva ampiamente stare (alla luce del fatto che anche il Barcellona è caduto poche are alla Zalgirio Arena).

Quello che preoccupa, appunto, è il fatto che la Virtus è scesa in campo già sconfitta. Un atteggiamento pessimo e una figura in campo francamente evitabile: il -28 finale è un brutto smacco. Ci stava ampiamente perdere a Belgrado in un catino così caldo e contro una squadra che avrebbe fatto di tutto pur di non finire 0-4; ma perdere così è poco accettabile.

Allora in casa bianconera bisognerà ricompattarsi e farlo al più presto. Perché la situazione non è drammatica, ma, se non si fa nulla, potrebbe diventarlo. Come ha urlato Scariolo durante un time out, molti giocatori devono ancora capire cosa significhi giocare in Eurolega e devono ancora capire cosa ci voglia per essere competitivi. Fisicità, tanta fisicità.

Poi servono risposte dai giocatori. Teodosic è fuori condizione e in questo doppio turno è stato più nocivo che altro; Lundberg è lontano anni luce dal giocatore che strappa le partite e crea vantaggi sugli esterni che la società si aspettava. Il reparto lunghi pare a volte troppo morbido (Shengelia, dove sei? Il suo ritorno è atteso come manna dal cielo) e soprattutto Jaiteh non può essere così morbido e poco reattivo in attacco. Spesso disattento sui palloni che gli arrivano dagli esterni e battuto costantemente negli uno contro uno da Lessort. In questa competizione serve ben altra cattiveria agonistica.

Ultima cosa. La Virtus è ampiamente il peggior attacco della competizione e questa sera lo ha confermato tragicamente. A questo punto si può parlare di problemi strutturali? Può essere. Sugli esterni non c’è nessuno che riesce a creare vantaggi (soprattutto se Teodosic è in questa difficoltà fisica e Mannion, obiettivamente, non riesce a essere giocatore da rotazione stabile in Eurolega) e che possa segnare nei giochi rotti. Insomma, così è durissima.

Una doccia freddissima quella patita dalla Virtus dalla Stark Arena. Per rialzarsi settimana prossima non ci sarà l’avversario migliore, ovvero il Real Madrid. Ma, come minimo, l’atteggiamento dovrà essere di tutt’altra pasta.

(Credits photos: Virtus Bologna, Partizan)

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frcata7

Laureato in Lettere moderne e laureando in Italianistica presso l'Università di Bologna. Nel giugno 2023 ha pubblicato il suo primo libro di poesie, "La cenere e l'oceano" (Edizioni Effetto). Letteratura, cinema e pallacanestro sono le sue grandi passioni che cerca costantemente di coniugare.
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