L’Olimpia sopravvive all’assedio di Belgrado

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L’Olimpia torna al successo dopo il ko di pochi giorni fa con l’Alba Berlino, ma per uscire vivi dalla Stark Arena serve una prova di grande carattere

E’ una sfida alquanto appassionante quella che si è conclusa con la vittoria delle scarpette rosse nella durissima trasferta dell’inferno serbo. Il punteggio, maturato nel frenetico finale, è di 80-75.

Olimpia vince - Eurodevotion

Oltre ad un Partizan agguerrito e desideroso di raggiungere la prima vittoria stagionale e un ambiente caldissimo, avversava l’Olimpia una schiera di avvelenatissimi ex, il fiele prende le sembianze del bellicoso trio Punter-Nunnally-Leday. Ingredienti che ne hanno fatto un viaggio parecchio periglioso.

L’EA7 è stata ancora una volta protagonista di una performance dai volti opposti, confermando grande carattere e capacità di reazione, mentre il Partizan si è mostrato in una veste molto gagliarda, mancando però nei momenti decisivi e lasciandosi sfuggire un’occasione davvero ghiotta.

Ecco quindi la vittoria ottenuta dall’Olimpia nei Balcani nell’analisi in consueto stile Eurodevotion.

L’assedio di Belgrado

Circa 500 anni fa, nella capitale serba era un’altra battaglia campale a infiammare e infervorare le genti, ad animare quei duelli corpo a corpo e quelle sferzate sanguinose e violente, che similmente si sono inflitti gli atleti sul parquet della Stark Arena stasera.

Il conflitto che ha infuocato Belgrado vedeva ai tempi la risalita del Sultano verso i Balcani, dopo la caduta di Costantinopoli, per giungere così alle soglie dell’Europa. Si tratta di uno di quelli scontri che hanno alimentato la leggenda della vittoria della cristianità sulle aspirazioni universalistiche ottomane, un tassello dei tanti episodi del Medioevo che hanno intriso la storia e il mito occidentale per decenni.

La posta in gioco, oggi, era decisamente più bassa, però, così come gli allora ungheresi arroccati a Belgrado respinsero a sorpresa l’inerzia all’apparenza debordante dell’assalto turco, allo stesso modo oggi i biancorossi sono stati capaci di resistere per il rotto della cuffia alla dirompente forza d’urto impressa dal Partizan alla sfida dal primo minuto.

L’Olimpia, infatti, anche complice un approccio molto determinato dei padroni di casa, è sprofondata in uno dei suoi ormai fin troppo consueti inizi ad handicap. Un problema che era già balzato alla più chiara evidenza con l’Alba, e che Messina deve risolvere al più presto.

Ancora una volta il quintetto iniziale non ha trovato un impatto soddisfacente, con un Deshaun Thomas che verrà accantonato nel corso della gara, così come il posizionamento di Shields da due.

Il Partizan mostra una faccia e un’attitudine mai vista in questo inizio di stagione, grandissima concentrazione e aggressività. Serve disciplinatamente un Lessort animalesco, che riesce a giocare con abilità nelle ricezioni sotto canestro e distrugge Hines nel confronto diretto, i frombolieri serbi tengono una vulnerabile e disattenta Milano sotto tiro, con una prestazione balistica del 70% da tre nel primo tempo.

E’ assedio bianconero!

Olimpia, come si esce dall’assedio

L’inizio offensivo di Milano è balbettante, ma la reazione arriva con l’uso virtuoso della dimensione perimetrale, nel flipper del pallone dentro-fuori, che inizia a muovere la difesa Partizan e innesca ottime percentuali (60% da fuori all’intervallo). Sono i primi rifornimenti, le provviste che consentono di non soccombere.

E’ quindi il momento delle prime azioni di controffensiva, il grimaldello biancorosso risponde al nome di Brandon Davies, che viene servito sui cambi difensivi e diviene bersaglio primario dopo aver scardinato la prima linea serba, e allevia la pressione dell’assedio.

Il morale sale, la difesa si intensifica e stringe le maglie ad inizio secondo tempo (12 punti concessi nel terzo quarto, con un digiuno imposto nei primi 3′). Le truppe si specchiano nella nuova fiducia ritrovata, la palla viene fatta girare con diligenza, trovando esempi virtuosi in giocatori come Voigtmann, protagonista di una gara da grande facilitatore (5+6+4, 23 di+/-), facendo da esca per la difesa e rigiocando il pallone.

Shields – 25 pulitissimi punti in una gara gourmet del danese – e Pangos – ancora troppo finalizzatore e poco ispiratore – salgono di colpi in realizzazione e cresce la transizione offensiva meneghina. Un dato curioso, seppur su un campione ridotto, è che Milano è stata la terza per pace nelle prime due di EL (71,6), con ben 5 possessi medi in più dell’anno scorso, senza che questo abbia giovato più di tanto alla costanza della fluidità offensiva biancorossa, in particolare in termini di continuità. Come evolverà l’Olimpia in forma definitiva? Osserviamo interessati.

Non manca però lo stritolare di nuovo dell’assedio da parte del Partizan, che stringe i cordoni e torna a ruggire in difesa, a trovare le giocate dei suoi in attacco, un ritorno che impone l’ultimo tentativo possibile per l’Olimpia di rompere la morsa dei ragazzi di Obradovic.

Davies torna ad essere ariete, ampiamente sfruttato in post per una soluzione che l’anno scorso non sarebbe stata pensabile, Shields è leader offensivo perfetto, agisce con freddezza, talento e senza alcuna forzatura, infine Pangos piazza la giocata decisiva, che sublima la serenità della vittoria.

Partizan, passi avanti e problemi strutturali

Obradovic può trovare qualcosa di positivo nel 0-3 con cui ha suggellato il suo attesissimo ritorno in Eurolega? Per molti versi si, vista la gara di intensità e orgoglio dei suoi, che si sono nutriti dell’energia del pubblico e hanno affrontato l’impegno con grandissima fame agonistica. E’ già un importante passo avanti rispetto alle prime due uscite.

Uno strepitoso Zach Leday – uno degli adii più delicati per l’Olimpia, dopo la cavalcata del 2021- autore di una serata da 5/6 da tre, con cui ha devastato la retroguardia meneghina, cui ha aggiunto hustle plays e anche buone letture in avvicinamento a canestro, ha trovato buona spalla in un vorace Lessort, ma anche in gente come Madar e Andjusic.

L’attacco serbo ha funzionato nel primo tempo, meno quando i biancorossi hanno cominciato ad imporre una diversa concentrazione e fisicità, e, a parere di chi scrive, continua a mancare tremendamente di un metronomo. Un giocatore capace di dettare i ritmi e gestire le situazioni più scottanti.

Non è stato un caso che nel crunch time delle palle perse evitabili e la gestione di Madar degli ultimi possessi abbiano portato la gara ad esiti nient’affatto auspicati dai sedicimila della Stark Arena. Exum, investito in più casi del ruolo di play, è troppo irruento, sempre a rischio deragliamento, sebbene sia capace di bruciare i pariruolo in penetrazione come lo sono in pochi.

La difesa rimane incostante e tutt’altro che impenetrabile, ma ha saputo produrre minuti di grande intensità, con grande voglia di mettere pressione sulla palla, di rubare il pallone, di entrare sotto pelle agli avversari, con ottimo contributo del centro francese sui cambi difensivi.

Giovedì c’è un’altra ospite italiana, la Virtus, è già una gara più delicata che mai.

Photo credit: Olimpia Milano e KK Partizan Mozzart Bet Twitter, olimpiamilano.com

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