Il primo titolo è di Chus Mateo ma il Barça di Saras c’è

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Chus Mateo porta in dote al Real il primo titolo stagionale. Quinta Supercopa consecutiva, la nona in totale, dopo un’appassionante sfida chiusa al supplementare.

2018, 2019, 2020, 2021 e 2022: sono 5 di fila ed il “clàsico” di Supercopa si conferma “blanco”. L’Ultima finale vinta dal Barça è datata 2009(!) a Las Palmas.

Rudy e Sergi vincono l’ottava e sono ancora una volta protagonisti assoluti. Le tre “mandarine” di Sergi scuotono il Real, quella di Rudy è un segnale chiarissimo.

Chus Mateo è parso molto tranquillo in sala stampa. Ovviamente iniziare l’avventura da Head Coach con un trionfo sul Barça è importantissimo a livello di fiducia. Piaccia o non piaccia l’ombra di Laso esiste ed è un fattore da gestire con grandissima maturità, come il suo assistente storico ha dimostrato di saper fare sia nella finale di giugno che in questa occasione.

«Chus, complimenti per il secondo titolo in tre mesi».
«Grazie, ma è il primo. La Liga di giugno è di Pablo».

Saras ha sottolineato la grande differenza nei falli e nei viaggi in lunetta, non soltanto a livello di critica arbitrale ma anche verso i propri uomini, soprattutto quelli interni. Ciò che è piaciuto maggiormente è stato il modo in cui la squadra ha reagito dopo il 19-2 madrileno. Vuol dire tanto ed anche il Coach lo ha confermato quando glielo abbiamo fatto notare dopo la gara.

Finale stranissima per numeri e statistiche. 12 rimbalzi in più per il Real, 46-34, 12 assist in più per il Barça (25-13), rapporto assist/perse che definirebbe una qualità assoluta maggiore catalana (25/13 vs 13/16), 58% contro il 48% avversario la percentuale migliore degli sconfitti. A parte il numero globale di tentativi (33-20 per il Real), pesa terribilmente il 65% dei blaugrana dalla lunetta. Quei 7 errori avrebbero potuto scrivere un finale ben differente.

Siamo a settembre, c’è un titolo da assegnare ed è giusto analizzare quanto visto sul campo, ma trarre conclusioni oggi sarebbe una follia. Certamente il Real è più lungo e molto più pesante internamente, ma se guardiamo alla qualità massima che possono esprimere le due squadre siamo molto vicini. In buona sostanza se il Barça avesse vinto non avrebbe rubato proprio nulla, anzi, e quanto espresso da Jasi e dai suoi è di buonissimo auspicio per la stagione.

Guardando ai singoli in casa madrilena c’è un Cornelie da inserire completamente, un Hezonja apparso spaesato ed un Chacho molto lontano dal suo livello migliore che dovrà abituarsi ad un ruolo che in questa squadra sarà ben diverso da quello milanese. Per quanto riguarda il Barça Satoransky non è lui per via dell’infortunio ad Eurobasket, Vesely manca ancora di quella condizione che lo rende arma impropria e Higgins è sembrato la brutta copia di quello vero, tanto da essere escluso in finale. Oscar Da Silva va inserito del tutto ed infine, ma è in cima a tutto, il recupero di Mirotic cambierà le cose totalmente, anche se ci vorranno almeno due-tre mesi.

Il dominio di Tavares va oltre i numeri del nuovo record di valutazione in Supercopa. Ci sono almeno una dozzina di penetrazioni degli esterni rivali che, arrivati nei pressi del capoverdiano, si vedono costretti a cambiare idea ed a cercare improbabili scarichi fuori equilibrio. Lì funziona benissimo la rotazione “blanca” nel togliere spazi e linee di gioco. MVP totale al servizio di una squadra che sa bene come sfruttarlo.

Dzanan Musa sembra uno che veste questa maglia da anni. Soprattutto nei momenti più difficili è fondamentale per creatività e capacità di chiudere in proprio. Poter giocare in tre, se non quattro ruoli, è caratteristica unica.

In generale l’impressione ricavata è che nel panorama nazionale le due superpotenze abbiano allungato rispetto alle rivali, mentre a livello di Eurolega si parla di squadre che partono tra le primissime insieme all’Efes. Questo sulla carta e per quanto intravisto nella due giorni andalusa. Il campo ci racconterà il resto, coi primi verdetti attesi a metà febbraio.

Molto interessante la nuova regola ACB che permette di rimettere il pallone senza che l’arbitro lo debba toccare. Entrate nei giochi più rapide, transizioni e contropiede veri e propri. Alcune sottigliezze da valutare, tipo la tempistica di intervento dei Coach quando chiedono timeout e la necessità di rilasciare il pallone da parte di chi l’ha perso, ma globalmente è un plus per lo spettacolo e per la durata delle gare.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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