Il genio di Scariolo guida la Spagna alla finale

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Spagna sempre più nella leggenda. Battuta la Germania con idee e soluzioni uniche del Coach italiano.

Era la sfida più appassionate, ancor di più dopo l’asfaltata che la Francia ha inflitto alla Polonia nel tardo pomeriggio.

Una Mercedes Benz Arena traboccante di entusiasmo attendeva questo momento come la certificazione dell’appartenenza della propria nazionale al gotha del basket europeo e, perchè no, mondiale.

Sergio Scariolo è arrivato a questa semifinale aggiungendo l’ennesimo capolavoro ad una collezione senza confini che lo pone, senza alcun dubbio, tra i più grandi allenatori della storia. “And counting”, dicono di là…

Il campo ha detto 96-91 Spagna e domenica sarà un’altra puntata della storica rivalità con la Francia in una finale che si preannuncia di altissimo livello, soprattutto dopo la crescita finalmente dimostrata dagli uomini di Collet.

LA GARA

Bellissima, trascinante, uno spot per il gioco.

7 volte il punteggio in parità, 11 volte è cambiata la squadra che conduceva, 13-0 miglior parziale tedesco, 14-0 quello spagnolo ed alla fine proprio i vincitori hanno condotto la gara per soli 3’40” più dei rivali.

Qualità espressa dall’ottimo rapporto assist/perse di entrambe le squadre (20/13 e 19/12 rispettivamente), ritmi elevati (132 tiri totali, 68 tedeschi e 64 iberici) ma soprattutto senza che ciò non permettesse di esplorare quasi sempre le soluzioni migliori.

Il 70,3% da due della Spagna dice molto, se non tutto. La Germania tira il 58,8%, largamente inferiore ai rivali, ma quella percentuale la sognano centinaia di allenatori.

Scambio di parziali veramente appassionante che tante volte ha fatto pensare che la partita fosse quasi definitamente nella mani di chi stava volando al momento. Pochi istanti e tutto cambiava.

Durante diversi sprazzi della gara e’ stato impossibile staccare gli occhi da qualsiasi possesso poiché in un amen si verificava qualcosa di eccitante dal punto di vista cestistico.

LA CHIAVE

La “box and one” di Scariolo decide la gara. Don Sergio studia ed organizza, Alberto Diaz, Rudy e Garuba sono semplicemente stratosferici nell’eseguire. Il “rosso” mette la museruola ad uno Schroder sino a quel momento immarcabile (prestissimo a 30, chiuderà con anche 8 assist) togliendolo dalla gara nei 10′ decisivi. Rudy, in quel contesto, è un manuale di posizionamento e di scelta: non sbaglia nulla e leva anche l’aria ai possessi teutonici. Garuba domina la gara sui due lati del campo quando conta e ci mette la ciliegina del 4/4 ai liberi che ha un peso specifico notevole.

La grande bellezza di Wagner è ammirabile solo a tratti, con la certezza che nel futuro prossimo ci regalerà emozioni uniche, Schroder sparisce nelle paludi della difesa spagnola, come detto, mentre tra gli altri tedeschi manca quel guizzo che possa dar la scossa nei possessi chiave.

Poco Maodo Lo, qualcosa da Theis, impalpabile Thiemann, niente da Voigtmann, solito spettacolo di fluidità di rilascio di Andy Obst.

Possibile ed anche probabile che la pressione di un torneo casalingo arrivato alle due gare decisive sia stata un macigno che ha impedito ai giocatori di Herbert di esprimere quella freschezza e quella leggiadria che ne aveva contraddistinto quasi tutte le prove sinora. Il “girone della morte” era certamente più facile da affrontare: avversarie tostissime, avessi perso nessuno ti avrebbe accusato di nulla. Ora il traguardo pareva ad un passo ed è mancato qualcosa per lo sprint finale.

Ma che nessuno pensi a fallimenti o robaccia simile: giocare per il podio, in un’edizione competitiva come questa, è un grandissimo risultato e, soprattutto, dietro a questa nazionale c’è un movimento di notevole livello.

MVP

In campo si possono fare nomi come Diaz, Rudy o Garuba, già menzionati e tra le altre cose protagonisti di plus/minus rispettivamente da +25 (in una gara equilibrata!), +11 e +8, così come quelli di un Lorenzo Brown da 29 e 6 assist (ma -7 il suo +/-), piuttosto che dei due Hernangomez, tuttavia se davvero il concetto di MVP vale, oggi è proprio il caso di portarlo sulla panchina ed indicare in Sergio Scariolo il profilo che lo merita.

Gestione di una competenza unica figlia di chiarezza in ogni decisione, scelte programmate ed eseguite nel momento decisivo e controllo completo della gara sia nei momenti buoni che nelle difficoltà.

Ad un allenatore non si può chiedere di più, qui si parla di eccellenza nella storia del basket mondiale.

Avete visto quanto i giocatori prestino attenzione alle sue parole durante i “timeout”? Solo con Zeljko Obradovic accade qualcosa di simile. Chiedersi il perchè è superfluo.

Magistrale anche in sala stampa, dove una domanda vuole arrivare la concetto che quella “box and one” si potesse usare prima senza far arrivare Schroder a quota 30. La risposta? «Ci sono cose che prepari e sai come fare, ma che vanno fatte al momento giusto, non subito. E le grandi squadre sono quelle più competitive nel quarto quarto».

Sensazione personale, Sergio Scariolo pare perfettamente coinvolto ed a proprio agio nel mondo della pallacanestro spagnola, il miglior movimento del continente ormai da oltre un ventennio. E’ una cosa sola con quei giocatori e su quella panchina. Sia chiaro, non è una critica, è ulteriore, grandissima stima.

LORENZO BROWN

Inutile girarci attorno, la polemica c’è stata, non solo in Spagna, e proseguirà.

La naturalizzazione lampo del giocatore, che non ha nulla di spagnolo, farà discutere a lungo.

Non è il primo caso, perchè Randolph ed il suo peso nella Slovenia viene troppo spesso dimenticato, così come pare interessino poco i tantissimi profili in giro per l’Europa che hanno rafforzato più di una Nazionale. Come mai tanto clamore solo ora?

Certamente la modalità (decreto regio) che ha portato all’ottenimento di questa naturalizzazione potrebbe creare un precedente in grado di spostare parecchi equilibri.

Piace? A chi scrive no. E’ giusto? In un mondo in cui il concetto di appartenenza nazionale è ormai quasi risibile diventa tema assai ampio da discutere e non è questa la sede. E’ stato decisivo? Molto meno di Scariolo certamente, ma il suo mattone pesante lo ha portato. Toglie qualcosa ai valori di questo successo? Rispondiamo coi numeri. In questa lunga estate le rappresentative nazionali spagnole, dalla U16 alle senior, maschili e femminili, hanno raggiunto 9 finali su 9 competizioni giocate.

Il tema andrà discusso ed analizzato a fondo. Ne va del futuro di queste manifestazioni. Utilizzarlo ora per sminuire l’ennesima cavalcata spagnola ha ben altri fini che non saranno mai i nostri.

(Photo: http://www.fiba.basketball)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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