La Mazurka di Ponitka travolge la Slovenia, Doncic abdica

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Un’altra stella dell’NBA è costretta a lasciare Eurobasket dopo l’ennesimo upset, la Polonia di Ponitka scavalca la Slovenia avanza alle semifinali

La compagine allenata da Igor Milicic, la squadra probabilmente meno quotata tra le migliori otto, scalza i campioni in carica e si proietta nella ristrettissima cerchia delle quattro elette a contendersi il premio finale. Un traguardo storico ed imprevedibile, concretizzato dai polacchi per 90-87.

Polonia batte Slovenia - Eurodevotion

Luka Magic è costretto a salutare così la competizione, accodandosi ad Antetokounmpo e Jokic nel trio dei grandi esclusi, che rappresentano anche le tre favoritissime del torneo decadute (l’unica rimasta è la Francia). Nonostante una serata fortemente negativa, rimangono dei rimpianti per una partita ripresa per i capelli con eccessivo ritardo.

La scena è invece tutta per un Mateusz Ponitka immenso. Il polacco della Reggiana sforna una prova sopraffina che ricorda, se ce ne fosse bisogno, quanto sia un delitto che nessuna squadra di Euroleague gli abbia offerto un contratto per la prossima stagione.

I contenuti della partita, come sempre, li tenteremo di riassumere in tre chiavi di racconto.

20′ di Mazurka

Si balla al ritmo degli uomini di Milicic, insomma. 20′ della più nobile espressione della tipica danza polacca, questo è il responso del primo tempo della Mercedes-Benz Arena che racconta di una Slovenia smarrita, succube dell’incredibile mordente di Slaughter e compagni.

La Polonia muove benissimo la palla, coinvolge Doncic più che può nei giochi a due e trova praterie offensive laddove invece nella difesa di Sekulic regna il lassismo, con aiuti difensivi assenti. Non solo, a dimostrazione dell’ardore dei biancorossi, non sono poche le situazioni in cui fuggono in contropiede dopo aver strappato palloni alla confusa manovra rivale.

La difesa polacca di aiuto esasperato sul pick and roll all’inizio vede i due handler sloveni pescare intelligentemente e magistralmente il lungo in profondità, ma, con il tempo, l’effetto di toglier loro la palla dalle mani si rende sempre più evidente. Le percentuali da fuori dei biancoverdi calano a picco e il digiuno offensivo è profondo e drammatico.

L’11/38 della sirena finale sarà valido per uno scarno 28,9%, che ha certamente inciso molto sulle sorti dell’attacco sloveno, nell’incapacità spesso di punire i vantaggi creati.

Se Dragic e Doncic quindi si perdono e rimangono in questa fase più ai margini della sfida, e se il proposito biancorosso è quello di farsi battere da tutti gli altri meno che da loro, l’unico e il solo degli avversari che si accende è Vlatko Cancar, che tiene in ballo i suoi con coraggio. Concluderà infatti con 21 punti di ottima fattura.

Nel mentre però, il divario complessivo è amplissimo e sul 58-36 a 37” dalla fine del secondo quarto si consuma il picco più alto e più basso rispettivamente delle prestazioni delle due rappresentative.

Slovenia flop, tra Luka, il supporting cast e un rientro sprecato

Dicevamo la Slovenia deve fare la Slovenia per vincere. Insomma, stasera la Slovenia “ha fatto la Slovenia” forse per poco più di 10’…

Non è stata “solo Doncic“, invece, come si auspicava, ma proprio perchè in mancanza del contributo atteso dal fenomeno dei Mavericks, un po’ malconcio e parecchio nervoso, non ci sono stati così tanti che sono stati in grado di caricarsi la squadra sulle spalle, soprattutto dal punto di vista caratteriale.

La svolta, comunque sia, era anche arrivata. Il terzo quarto dei campioni in carica aveva fatto pensare senza ombra di dubbio ad un ritorno quasi certo, con una conseguente vittoria. Faticosa, ma una vittoria.

L’inerzia era invertita, complice un atteggiamento completamente opposto delle due selezioni al ritorno dagli spogliatoi. Una maggiore voglia di non farsi battere in difesa, un attacco più fluido, che entrava più rapidamente e convintamente nei giochi, e una ripresa delle percentuali da fuori stavano aumentando vertiginosamente la fiducia della Slovenia.

Doncic in primis, con diligenza, creava il vantaggio sul consueto raddoppio alto, giocava a due con il lungo, che a quel punto doveva solo pescare correttamente le sponde. L’attacco ha così ritrovato benzina, la difesa ha recuperato resilienza.

La manovra polacca, di contro, aveva perso la sua coralità, smentito le sue premesse d’identità. Scollata, disunita e atomizzata, ridotta ad iniziative individuali, con uomini molto più fermi e decisamente bassa fluidità, difatti si è ridotta ad un bottino di soli 6 punti nel terzo quarto.

La cerniera, che sembrava incolmabile, è stata totalmente richiusa. Tornare dal -22 con quella ritrovata grinta, non poteva però per me che essere viatico per la vittoria. Doveva esserlo, soprattutto per una squadra come la Slovenia. Invece, al contrario, il così sostanzioso sforzo prodotto è stato pagato ed è bastata una nuova spallata polacca per indurre l’esito più inaspettato.

“Non c’è libertà senza solidarietà”

Così recitava il motto di Solidarność, il celebre sindacato polacco di stampo cattolico che contrastò il regime sovietico negli anni ottanta e che ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale nella Polonia post-muro di Berlino.

Il successo polacco è stato un successo di forte identità, tipico del forte senso di appartenenza che sentono da quelle parti alla loro comunità e bandiera, così come una vittoria di grande solidarietà di gruppo.

Ponitka, infatti, è leader ed espressione di forza di squadra, più che un talento individuale abbacinante.

Sebbene chiunque avesse letto un tabellino da 26 punti, 16 rimbalzi, 10 assist, e avesse udito i cori del pubblico “MVP! MVP!” per un giocatore, di certo non avrebbe potuto che pensare a Doncic, – e questo dia l’idea della portata della prova fantasmagorica del nativo di Ostrów Wielkopolski – sono tanti i nomi che hanno contribuito al successo.

Infatti, nonostante l’ex Zenit sia stato straordinario a realizzare, a gestire il gioco, in difesa, a rimbalzo, con un approccio emozionale totale, sono ben 5 i giocatori in doppia cifra per Milicic. Ci sono Zyskowski e Balcerowski, innanzitutto, con il secondo che, anche se un po’ pasticcione, è stato un importante punto di riferimento sotto canestro.

Decisivo è stato anche Sokolowski (16 punti), con una miriade di giocate importanti e, soprattutto, tantissimi minuti spesi in una più che competente difesa su Doncic, così come il solito AJ Slaughter (16 punti) è stato in grado di prendere per mano i suoi verso metà dell’ultimo quarto e, con un paio di giocate in fila, di dare fiducia ai compagni e far sprofondare di nuovo gli sloveni nel loro vortice di incertezza.

Per non parlare del pubblico, della panchina, dello staff, pervasi da grande unione di intenti e determinazione. La solidarietà dona libertà… in questo caso la libertà di sognare in grande, grandissimo!

Photo credit: fiba.basketball

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