Dentro la decisione di Eurolega: Bodiroga Presidente e Glickman CEO temporaneo

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Eurolega, dopo 17 mesi di sostanziale immobilismo e pressochè totale vuoto di potere, ha scelto le figure che andranno a sostituire Jordi Bertomeu.

Ce n’è voluto di tempo ma finalmente conosciamo i nuovi vertici di Eurolega.

Il comunicato di ieri informa che Dejan Bodiroga assume il ruolo di Presidente e Direttore di Euroleague Basketball, mentre Marshall Glickman è CEO della stessa EB con incarico transitorio in attesa di trovare una figura che ricopra quel ruolo a lungo termine.

Bodiroga, leggenda del gioco con successive esperienze dirigenziali nella federazione serba ed in FIBA, sarà quindi il volto più sportivo dell’organizzazione, mentre Glickman, già CEO di G2 e consulente da tempo di Eurolega nonchè in passato anche presidente dei Portland Trail Blazers sarà incaricato della gestione più puramente commerciale e finanziaria, in stretta partnership con IMG, con i quali rappresentanti siederà nel consiglio di Euroleague Ventures.

In sostanza, Bodiroga per gestire i rapporti con e tra i club ed aprire un dialogo con la FIBA sui tanti problemi attuali e Glickman per provare a valorizzare di più il prodotto Eurolega in termini di entrate.

I “segreti ribelli” di Atene (Panathinaikos, Olympiacos, Cska, Olimpia, Zalgiris e Maccabi, con l’Efes inizialmente presente poi defilato), il cui primario obiettivo è stato sin dal principio quello di rimuovere Bertomeu, ritenuto causa dei cattivi rapporti con la FIBA e delle scarse entrate per i club, hanno così ottenuto il risultato auspicato sebbene 17 mesi siano un tempo inaccettabile per un’organizzazione che si propone come leader nella pallacanestro europea che conta.

Ora starà a loro ricucire un rapporto con gli altri 5 azionisti con licenze pluriennali, ovvero Real, Barça, Baskonia, Efes e Feberbahçe, contrari alla rimozione di Bertomeu. Non va dimenticato che la maggioranza che ha vinto questa battaglia è assai risicata, poiché vi è la decisiva presenza del Cska, escluso dalla competizione 2022/23. E sappiamo già come il club russo abbia agito in sede giudiziaria per capire se la propria esclusione abbia principi di legittimità oppure no.

Il Cska esplora le vie legali riguardo la propria esclusione.

I problemi sul tavolo sono parecchi e di urgenza assai rilevante. Ecco perchè quei quasi due anni di parole senza fatti sono molto gravi.

In ordine sparso potremmo riassumerle come segue:

  • Rapporti con la FIBA e numero di competizioni continentali oggi troppo elevato. Ciò porta ovviamente a tante considerazioni sul merito sportivo. Ci si ispira alla NBA, dove quel merito non esiste, ma si hanno squadre di federazioni del mondo FIBA: come conciliare i due aspetti?
  • Le Nazionali e quelle finestre che rendono i risultati poco credibili e creano situazioni in cui si gioca un mondiale senza Doncic o Porzingis. Perchè, come giustamente ha detto Itoudis, se le squadre di EL non concedono giocatori l’organizzazione viene criticata, mentre se lo fanno le franchigie NBA va tutto bene?
  • I calendari. Si gioca troppo, dicono tutti. Poi però quelli che denunciano sono quelli che caricano i propri giocatori di minuti eccessivi anche in poco significative gare di campionato e non attingono a roster infiniti da 15-16 giocatori. Gli stessi protagonisti, allenatori e giocatori, sono pronti a rinunciare a qualcosa di significativo (sì, si chiamano soldi, inutile giraci attorno) oppure sono bravi a denunciare perchè così fai bella figura e poi, sotto sotto, va tutto bene?
  • Infortuni. E’ tema che si lega direttamente al punto riguardante i calendari, ma è solo quello? Oggi, a tre settimane dal via della nuova stagione, un elenco abbastanza preciso parla di 17 atleti già ai box tra i quali spiccano i nomi di Mirotic, Shengelia e Larkin, campioni che quasi certamente non vedremo per un periodo di tempo abbastanza lungo.
  • Sostenibilità. Anni orsono uno studio del sito spagnolo Palco 23 indicò in 400K lo stipendio massimo che i club di EL avrebbero potuto corrispondere per garantirsi una reale autosostenibilità. Ora, non stiamo nemmeno a dire come i costi per gli emolumenti di allenatori e giocatori siano clamorosamente diversi per almeno una decina, se non più, di club della competizione. Si vuole essere autosostenibili oppure ce la si cava ipervalorizzando sponsorizzazioni, richiedendo continue iniezioni di denaro da parte delle ricche proprietà o facendo ricorso alle polisportive con la liquidità che deriva da altre sezioni delle stesse? E’ una scelta, ma che sia chiara, senza inutili progetti che vengono smentiti dalla quotidianità. E’ legittimo agire come oggi, ma allora non lamentiamoci…
  • Legato al punto precedente, nella pratica impossibilità di un vero e proprio “salary cap” a causa dei diversi regimi fiscali dei paesi delle squadre, come ci si pone dinanzi alla completa diseguaglianza tra club realmente sani ed autostenibili rispetto ad altri che ricorrono a quanto elencato in precedenza? Quale vantaggio hanno i club virtuosi?
  • Arbitri. Eurobasket, che si chiude domenica, ha dimostrato chiaramente come il livello arbitrale di Eurolega sia decisamente superiore. Come sappiamo,i migliori fischietti del continente non possono arbitrare le competizioni per nazionali poiché la guerra con EL li ha sostanzialmente bannati. Quindi gli arbitri di EL sono nettamente più bravi? Sì, certamente, tuttavia non si può dimenticare i tanti, troppi errori delle ultime stagioni ed il fatto che manchi un vero e proprio ricambio generazionale. Dietro ai vecchi, i migliori, le nuove leve faticano e non si inseriscono in terne di livello.
  • Comunicazione. Lo ha sostenuto con un grandissimo articolo Donatas Urbonas, eccellente firma di BasketNews. Se è vero che riguardava la poca disponibilità coi media dei campioni NBA a livello di Eurobasket, la cosa vale alo stesso modo per l’Eurolega. Fino a quando non si capirà che il prodotto si valorizza attraverso i campioni ed i Coach, senza che il contatto con gli uffici stampa dei club sia come un sorta di richiesta di elemosina? Quanti punti dei regolamenti previsti da EL vengono aggirati o non rispettati in tema di disponibilità coi media? Fino a quando dovremo sorbirci le mielose interviste/racconti autoprodotte dai club e con temi solamente autocelebrativi invece che un sano confronto con la stampa?

Il magistrale articolo di Donatas Urbonas sulla disponibilità delle star con i media

L’Eurolega è una grande organizzazione che dopo 22 anni saluta Jordi Bertomeu. Decisone legittima come in ogni società in cui i soci stessi decidono di cambiare CEO, nulla da dire. Ma i soci sanno anche quali sono le loro responsabilità se le cose sono andate così male come dicono.

La storia di Eurolega raccontata da Andrea Bassani

E legittime sono anche le problematiche indicate dai club che hanno voluto il cambiamento ed aspirano ad un’organizzazione migliore. La domanda è “come”? In occasione di un incontro con la stampa abbiamo chiesto ad un GM di un club cosa si volesse cambiare e come si volesse farlo: la risposta è stata disarmante perchè si è limitata ad un «Migliorare» che non vuol dire nulla.

E’ il momento di una “governance” costruttiva con idee e proposte serie che tracci il futuro della competizione, per domani, per dopodomani e per gli anni a venire. E’ il momento in cui quando ci si siede al tavolo in Quatre Camins si vada in una direzione chiara e che sia sufficientemente visionaria, come quella di Bertomeu nella creazione del prodotto EL. Basta che poi questa non sia esattamente l’opposto di quanto poi si va dicendo e facendo tra le mura della sede del proprio club.

La sfida è chiara, gli auguri a Bodiroga e Glickman sono il minimo, soprattutto da parte di chi questo torneo lo ama, ci crede e lo supporta quotidianamente più di ogni altra cosa.

Il ringraziamento a Jordi Bertomeu per aver creduto e realizzato il sogno chiamato Eurolega è la cosa più sincera che possiamo esprimere.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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