Italbasket, capolavoro da squadra vera

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Italbasket supera la Serbia 94-86 contro ogni pronostico e si qualifica per i quarti di finale dove affronterà la Francia, un’altra grande, difficile sfida.

Diciamoci subito la verità, non ci credeva nessuno tranne gli azzurri che sono scesi in campo.

Le possibilità che l’Italia superasse la Serbia erano ritenute pressochè nulle da parte di tutti, che fossero siti di scommesse, stampa o addetti ai lavori in generale. Come fanno questi a contenere Nikola Jokic ed una squadra con così tanto diffuso talento ed una fisicità decisamente superiore? Lo pensavano tutti, appunto, e tra questi anche chi scrive.

La bellezza dello sport, non certo solo del basket, è anche questa, la possibilità che una squadra che pare sulla carta decisamente inferiore sia in grado, con un lavoro eccellente, di rovesciare un verdetto che sembra scritto attraverso una prova di squadra superiore alla somma dei valori degli individui.

Ecco, il punto è proprio questo ed è ciò che ha fatto Italbasket ieri: il valore espresso dalla squadra è stato ben superiore alla somma dei valori dei singoli, che rimane certamente inferiore a quella dei serbi. La pallacanestro espressa dagli azzurri è stata assolutamente migliore di quella avversaria e lo è stata anche nella prima metà gara, quando sembrava, ma non era così a guardare nelle pieghe del gioco, che la Serbia fosse vicinissima all’allungo decisivo.

In fase di presentazione dell’ottavo di finale ci era parso evidente sottolineare tre punti fondamentali che garantissero possibilità di vittoria azzurra: tirare da tre oltre il 40%, preferire un Nikola Jokic oltre i 30 ma con pochi assist piuttosto che uno da 15-20 punti e parecchie assistenze, attaccare Micic con continuità ed infine tenere fuori dalla partita Jaramaz, uno in grado di far male senza che venga celebrato come il grande giocatore che sta diventando.

42,1% da tre, Jokic da 32 punti ma con solo 4 assist, Jaramaz 0 punti con solo tre tiri e Micic decisamente latitante nella metà campo difensiva: noi fortunati ad azzeccare, Italbasket perfetta nell’eseguire il piano partita.

Lo sforzo straordinario dei singoli è sotto gli occhi di tutti. Difficile fare nomi poiché è parso che almeno 5/6 atleti siano andati ben oltre ogni ostacolo, certo però che Melli, Spissu e Fontecchio hanno giocato a livelli pazzeschi. Come si può poi non menzionare Polonara e Pajola?

Se Nik e Simone sono ormai gente da cui ti aspetti tutto ciò, ecco magari non così estremo, Marco Spissu ha giocato la miglior gara della carriera e lo ha fatto ben oltre il 6/9 da tre, come dimostrano i 6 assist, i 4 rimbalzi ed una presenza difensiva che pochi gli avrebbero mai riconosciuto. Dall’esperienza a Kazan è tornato un giocatore ulteriormente cresciuto e che ha avuto voglia di sfidare l’alto livello di Eurolega e di mettersi alla prova per migliorare ancora. Giù il cappello!

Oggi è semplice parlare di impresa, leggenda e così via, abusando di tanti termini entusiastici che è giusto accompagnino i sogni della tifoseria e di un mondo del basket che ha sofferto 17 anni durissimi, forse i più duri della sua storia, con tante, troppe illusioni soffiate in risultati inaccettabili figli di una totale mancanza di progettualità ed organizzazione.

Parlare della più grande partita della storia italiana ci pare francamente eccessivo e fuori luogo, quando sarebbe sufficiente, e non toglierebbe nulla agli azzurri, sottolineare come si tratti di un capolavoro tecnico e mentale che però arriva in un ottavo di finale.

Oggi Italbasket sa giocare queste gare grazie al prezioso lavoro iniziato e portato avanti da Meo Sacchetti, l’uomo che ha saputo gestire una difficile transizione dagli anni bui delle gestioni precedenti sino alle Olimpiadi di Tokyo. Dimenticare sarebbe una cattiveria gratuita, quasi peggiore di quella subita da Meo con l’esonero. La classe ed il legame dell’attuale Coach canturino con l’ambiente azzurro è testimoniata da un tweet che dà la misura dell’uomo prima di quella dell’allenatore.

Ci sono evidenti meriti, ci mancherebbe, dello staff attuale che nella persona di Gianmarco Pozzecco incarna il sogno e gli eccessi, con la grande capacità di farsi affiancare da assistenti di valore. Non saremo noi a parlare di lucida follia o di altro, ci limitiamo a sottolineare come la prova di squadra di ieri sia realmente, tocca ripeterlo doverosamente, un capolavoro.

Perchè sì, la Serbia è stata messa sotto ben oltre i soli 11’44” in cui si è condotta la gara. E lo si è fatto per un piano partita ottimo reso perfetto da giocatori che hanno eseguito dando quasi tutti oltre le proprie possibilità.

«Siamo qui per crederci, se non lo facessimo sarebbe meglio stare a casa». Così Nik Melli, questa è stata l’Italia di ieri. Parole da campione, di un campione.

Della Serbia poco da dire. Prestazione disastrosa sotto ogni punto di vista. Jokic isolato totalmente, alcuni campioni dimenticati nei momenti chiave, difesa senza gambe ed incapacità di portare la sfida sul terreno dove Italbasket avrebbe potuto poco.

La povertà di soluzioni dal post basso di Jokic che, come ha sottolineato Flavio Tranquillo (NDR Altra telecronaca spettacolare con Davide Pessina) garantiva 1,41 punti per possesso, dice molto di come sia stata preparata e gestita la sfida.

Suvvia, lo pensiamo tutti, oggi è cosa che si può dire: lasciare a casa Teodosic è stata una delle scelte peggiori che si potessero fare, un completo suicidio sulla base del nulla. Una resa gestionale vera e propria, perchè quando gli allenatori schivano il talento per favorire le proprie fisse di sistema il gioco muore. E così è sportivamente morta la Serbia.

Giova ricordare che si trattava di un ottavo di finale, altra ragione per cui ogni paragone con Belgrado 2021 non ha alcun senso.

Ottavo di finale che era arrivato in questa forma complicatissima a causa di un peccato quasi mortale compiuto contro l’Ucraina. Il capolavoro di ieri ha cancellato quella brutta serata, ora però ci sono i quarti, nei quali serve un’altra grande notte di pallacanestro, un’altra grandissima prova di squadra, concetto che gli azzurri hanno incarnato alla perfezione e che la Francia ci dirà se porterà a sognare realmente.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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