Matteo Comellini (Sigma) sulle scelte di Polonara, Fontecchio, Procida e Spagnolo

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Matteo Comellini, agente di tutti e quattro i giocatori italiani, ci ha raccontato la genesi dei movimenti che hanno riguardato Achille Polonara, Simone Fontecchio, Gabriele Procida e Matteo Spagnolo.

Matteo Comellini, boss di Sigma Sports, agenzia di punta in Italia ed in Europa, ha conversato con noi riguardo le recenti decisioni di quattro dei principali atleti italiani che rappresenta, ovvero Achille Polonara, Simone Fontecchio, Gabriele Procida e Matteo Spagnolo.

Polonara | Eurodevotion

– Matteo sei stato, come agente, protagonista di alcuni movimenti di mercato fondamentali nelle ultime settimane, Da chi partiamo? Achille dai… Come e quando nasce l’approdo di Polonara ai campioni dell’Efes?

«Dopo l’arrivo di Itoudis al Fenerbahçe abbiamo realizzato che non vi era certezza di un determinato ruolo nella squadra ed allora abbiamo iniziato a ragionare, esplorando eventuali opzioni più motivanti ed interessanti. Così abbiamo iniziato a valutare ipotesi differenti. In primis la Virtus, poi altri scenari fuori dalla Turchia e nel frattempo però si doveva parlare col Fener per l’uscita dal contratto».

«L’interesse Virtus era serio e lo abbiamo valutato a fondo, poi è arrivato l’Efes in maniera molto concreta ed a quel punto era questione di scegliere tra un club importante, serio ed ambizioso come Bologna ed i bi-campioni dell’Efes, alla ricerca di un traguardo storico come il “threepeat”. Trovato l’accordo con il Fener per uscire, si è optato per l’Efes di Ataman».

– Possiamo dire che oggi Ergin Ataman sia una sorta di polo di attrazione tanto che per molti atleti di alto livello diventa impossibile rifiutarne le proposte?

«Se ti chiama Ergin Ataman, campione per due anni consecutivi, e ti dice che ti vuole come 4 titolare in un quintetto con Larkin, Micic, Clyburn e Zizic diventa veramente difficile scegliere qualunque altra opzione, senza nulla togliere alla serietà ed al valore della proposta Virtus».

– Aggiungerei, parlando di basket giocato, che in quella squadra Achille si troverà con Zizic a formare la coppia dei due lunghi che corrono meglio il campo in tutta Europa. Se guardiamo al ritmo a cui giocano Larkin e Micic direi che si tratta di una situazione tecnica straordinaria…

«E’ proprio quello che Ergin ha detto ad Achille. Vieni da noi, con Zizic e col nostro ritmo puoi trovarti nel contesto tecnico perfetto».

– Passiamo a Gabriele Procida, approdato in quel grande laboratorio di sviluppo giocatori che è l’Alba Berlino. Ci racconti quando si è deciso di intraprendere la strada del Draft NBA?

«In realtà per Gabriele, come per Matteo (Spagnolo), il Draft era l’obiettivo da inizio anno. Su Procida c’era l’interesse di alcune franchigie già dallo scorso anno e si era dichiarato per il 2021, prima di ritirarsi a causa principalmente dell’infortunio, ma le cose erano chiare, si trattava solo di attendere un anno in più. La scelta della Fortitudo con Repesa era proprio in questo senso. In NBA sono molto attenti a cosa e chi potrai diventare e lo valutano quando sei giovane. La stessa Cremona per Matteo era scelta rischiosa perchè ottimo contesto ma nel quale sei obbligato a performare. Sappiamo bene che essere scelti e giocare nella NBA sono due cose diverse ma dopo il Draft hai la certezza di essere in quell’orbita».

– Alba appunto, un club dove l’esperienza positiva il vostro gruppo l’aveva già vissuta con Simone Fontecchio. Cosa c’è di speciale a Berlino da questo punto di vista?

«Simone la chiama “the bubble of happiness” e ne ha un ricordo straordinario. Lì hanno una filosofia chiara che dice di giocare secondo il proprio sistema che è corsa, difesa e tirare quando sei libero. Finisci in panca se giochi in modo egoista, ma se rispetti quel sistema hai tutta la libertà di sbagliare. E piuttosto in panchina ci torni se non ti pendi i tuoi tiri. E’ la scuola di Aito, ti è permesso sbagliare se stai facendo la cosa giusta. Vincere non è l’imperativo, la pressione si abbassa ed allora quelle vittorie poi possono arrivare se si seguono quelle semplici ma importanti regole. Abbiamo pensato che Gabriele fosse perfetto per un sistema dove alla fine chi gioca poco sta in campo 15′, chi tanto lo fa per 24′: situazione ottima».

Simone Fontecchio | Eurodevotion

– E veniamo quindi a Simone. Quando le nostre fonti ci hanno riferito che coi Jazz si era ad un passo (nostra esclusiva) siamo rimasti sorpresi da un lato ed entusiasti dall’altro. Avevamo sentito voci parlare dei Lakers ma ci risulta che lì il contratto sarebbe potuto essere solo al minimo, quindi non certo favorevole: quando sono arrivati i Jazz?

«Coi Lakers non c’era nulla. C’era un’altra squadra ma noi avevamo le idee chiare, sapendo che il Baskonia è un club che sviluppa giocatori. Lì Simone ha lavorato a livello individuale a lungo con Alessandro Nocera per crescere e sviluppare il suo gioco. La prima offerta NBA era al minimo, poi è arrivata Utah e nei fatti dopo una settimana abbiamo trovato l’accordo secondo quanto era il nostro progetto. Altrimenti saremmo anche rimasti al Baskonia per aumentare la crescita ulteriormente».

– Una curiosità: c’è stato qualche approccio, più o meno deciso, da parte di qualche club di punta di Eurolega dopo un’altra grande stagione di Simone?

«Avevamo un “buyout” alto per l’Eurolega e ci sono state diverse squadre molto importanti che erano pronte a farsi avanti con decisione ma la realtà è che la nostra idea prioritaria era la NBA, però a determinate condizioni, non andarci tanto per andarci».

Il Punto di Toni Cappellari

– Infine Matteo Spagnolo, un altro dei profili azzurri che ci fanno sognare in ottica Parigi 2026. E’ di oggi la notizia dell’accordo con Trento…

«Trento è parte del percorso professionale che avevamo in mente con Matteo. Dopo l’esperienza importante di Cremona ora un passo in più con l’Eurocup ed un ruolo che cercavamo da “handler” importante».

– Ed anche in questo caso sono curioso e vorrei capire… Visto che il ragazzo è sotto contratto con il Real, queste destinazioni in prestito sono oggetto soltanto della vostra scelta oppure il club “merengue” è partecipe della decisione?

«Lui è sotto contratto con il Real, è stato scelto da Minnesota ed abbiamo sempre avuto in mente di fare le cose in un certo modo per poi attraversare l’oceano quando si potesse essere efficaci di là. Era ed è necessario far combaciare gli interessi degli spagnoli e del club NBA. Il Real ha gradito la destinazione Trento e noi siamo stati d’accordo nel rispetto di quanto ci eravamo prefissati».

– Chiudiamo con una considerazione sulla quale mi piacerebbe avere la tua opinione. Analizzando i profili che rappresenti sembra che vi sia un minimo comune denominatore che li lega quasi tutti, almeno quelli più noti: tutti sono giocatori in costante miglioramento in carriera e raggiungono livelli che molti non gli attribuiscono all’inizio. Mi viene da dire che prima del talento tu proponga collaborazioni a chi giudichi persone di maggior valore…

«Ci piace condividere. La cosa più bella del nostro lavoro è disegnare un percorso diverso per ogni fase della carriera degli atleti. Se questi non accettano di mettessi in discussione non ci siamo. Non è facile trovare chi è disposto a farlo e chi continui a chiedersi cosa fare per migliorare. Penso ad esempio alla scelta di Nicolò quando andò a Bamberg: non c’erano garanzie precise, fu una scelta coraggiosa e di puro desiderio di crescita. La nostra attenzione è alle persone ed alla chimica che si può creare con loro».

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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