Reyer Venezia, dopo 4 trofei la fine di un ciclo: vanno via i simboli dei successi

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Come in tutti gli sport di squadra si arriva alla fine di un ciclo dopo un certo periodo di tempo passato ad alto livello. Questo è quel che succede ad una Reyer Venezia che negli anni tra il 2017 e 2020 ha alzato ben 4 trofei, distribuiti uno per anno: scudetto, Fiba Europe Cup, scudetto e Coppa Italia. Il declino è coinciso con la pandemia, la fine definitiva è arrivata in maniera fragorosa contro la Bertram Derthona in G4 dei playoff LBA, ai quarti di finale. Un’ultima stagione molto complicata tra i costanti infortuni, i tanti errori in fase di mercato estivo con conseguenti tagli attuati in corso, conclusa poi male.

Ciò che – però – ha fatto la Reyer Venezia specialmente in Italia resterà nei libri di storia e sarà difficilmente replicabile, anche se nessuna parola è scritta o detta in anticipo. Nel suolo nazionale gli scudetti nel 2017 e 2019, con uomini chiave che hanno alzato entrambi i trofei: Haynes, Stone, Tonut e Bramos i 4 che hanno vissuto momenti altissimi. Tre hanno salutato, uno è rimasto: il capitano numero 6, l’uomo simbolo dei due trionfi. Ora – con 9 addii – una squadra da rifondare, da ricostruire, con scelte di mercato che vanno delineandosi e che scopriremo nelle settimane future.

Stone, Tonut, Daye, Cerella, Mazzola, erano loro gli ultimi rimasti – con Bramos, De Nicolao e Watt – dell’ultimo scudetto e dell’ultima Coppa Italia: i 4 prima citati hanno salutato la laguna, Venezia ed una città che per loro è e resterà storica tra successi, partite, imprese, trionfi e tanti momenti complicati superati brillantemente con il solito enorme spirito da Reyer Venezia.

BRUNO CERELLA, UNO DEI SIMBOLI

Negli ultimi giorni si è consumato l’addio ufficiale del team oro-granata ai propri uomini simbolo, salutati uno ad uno dopo l’uscita – quasi silenziosa – di Theodore, Morgan ed Echodas. Il primo ad aver salutato gli oro-granata è Valerio Mazzola, poi è toccato a Stone, protagonista – anche – di un video su YouTube davvero toccante e commovente. Nei giorni a seguire è toccato a Tonut (andato a Milano), Cerella e – oggi – a Daye, MVP di Coppa Italia nel 2020 e dello scudetto 2019, giocatore dal talento indiscutibile. Da qua la Reyer Venezia cercherà di ricostruire il proprio futuro, senza tante pedine storiche, ma – forse – con più voglia di ripartire dalle macerie di un’ultima stagione durissima.

IL SALUTO COMMOVENTE DELLA REYER VENEZIA A JULYAN STONE

La fine di un ciclo vincente, una Reyer Venezia storica

La Reyer Venezia che saluta Daye, Stone, Tonut, Cerella, Mazzola… altre 5 pedine lasciano la laguna e chiudono del tutto un ciclo vincente che ha fatto la storia. Probabilmente in lagune – ora – si staranno scorrendo ricordi storici, il 20 giugno 2017, il 2 maggio 2018, il 22 giugno 2019 il 16 febbraio 2020… 4 date che resteranno scolpite nella memoria, tante giocate vincenti, tanti momenti di gioie vissuti con giocatori che hanno scritto una storia indelebile. Dalla difesa di Cerella e Stone alla grande utilità di Mazzola, passando per le giocate di Stefano Tonut, arrivando al simbolo dell’ultimo grande trionfo: il fade-away di Daye sopra Teodosic in Coppa Italia…. ogni atleta lascia il suo segno, indelebile, nella storia lagunare.

Uomini prima che atleti, l’eredità pesante dei vincenti della Reyer Venezia

Quando mai si è visto nel basket italiano un giocatore legare il proprio nome per anni ed anni ad una società? Quasi mai, ad essere sinceri. In casa Reyer Venezia lo hanno fatto in tantissimi, anche quegli stranieri spesso accusati di pensare solo al vile denaro o a palcoscenici importanti. Julyan Stone è il simbolo, ha vinto 3 trofei, ha cantato, ballato, pianto tra i suoi tifosi, ha imparato cori veneziani (che è meglio non citare…), è diventato veneziano a tutti gli effetti. Austin Daye è arrivato per sostituire Orelik, ha alzato un trofeo, è stato vicino al taglio, poi doppio MVP nei 2 ultimi successi: il numero #9 sempre giramondo è rimasto parecchi anni a Venezia respingendo offerte ricche… tra atteggiamenti a volte discutibili e canestri, crediamo abbia lasciato più bei ricordi che altro in laguna. Tonut era alla Reyer da 7 anni, è cresciuto come uomo, come giocatore, è stato aspettato, si è consacrato ed è diventato MVP di LBA; Cerella e Mazzola quei due gregari di lusso che ogni coach vorrebbe, grandi protagonisti negli ultimi successi con tante piccole cose che vanno e non vanno a referto: ciò che a Venezia si è costruito è – soprattutto – un grande gruppo/famiglia che va al di là dello sport, dei successi, delle coppe.

VALERIO MAZZOLA, GREGARIO SEMPRE UTILE

Reyer Venezia, il futuro da scrivere con un passato…. che emoziona i tifosi

Salutati i 5 ragazzi che hanno scritto la storia la Reyer Venezia deve scrivere il suo futuro, affrontando le lacrime che accompagnano quei tifosi più legati al Leone Alato di San Marco. Fa male a tutti i tifosi oro-granata, fa male a chi quelle emozioni le ha vissute dal vivo o davanti ad un televisore tra birretta, unghie divorate ed attimi palpitanti, anche se Bramos – altro simbolo storico – resterà ancora in laguna. Tra le lacrime dovute ai ricordi ed un futuro da scrivere, a Venezia è tempo di voltare pagina con qualche difficoltà emotiva dei vari protagonisti. Emozione, storia, successi, lacrime di gioia, i tifosi faticano a credere a questi addii, ma è qualcosa che prima o poi doveva succedere: i cicli sono fatti per essere chiusi, la storia rimane… e se la storia rimane, lasciamo due citazioni che in casa oro-granata i tifosi conoscono bene, benissimo:

“scambia con Chappell, schiena a canestro contro Teodosic che si avvicina, Dayeeeeee, manda per aria una palla incredibile!!” Andrea Solaini, canestro vittoria di Daye contro la Virtus nella Coppa Italia 2020

“18 secondi alla fine, ma le due squadre decidono che è sufficiente… e allora, prima della sirena si può dire: l’Umana Reyer Venezia è campione d’Italia 2019” Andrea Solaini, secondi finali G7 Reyer vs Sassari 2019

Perché – a Venezia stiano tranquilli – i giocatori lasceranno la laguna e l’oro-granata, ma nel cuore avranno sempre i trofei, i legami e quello che conta più di tutto: le grandi emozioni. A Venezia si chiude davvero un ciclo, si ammainano tante bandiere, cosa dirà il futuro?

STEFANO TONUT, ERA A VENEZIA DA 7 ANNI

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Lele

Atleta amatoriale e giudice di gara, appassionato di atletica e basket
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