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Olimpia in controllo sul 3-1 dopo il verdetto di gara 3 al Mediolanum Forum. Oggi un ribaltamento degli equilibri pare assai poco prevedibile.
77-62, un divario apertosi ed ampliatosi nell’ultimo quarto dopo il vantaggio Virtus grazie al solito, eccellente Shengelia. La Finale di LBA pare assai indirizzata: così dice il campo, così dice la crudele legge dei Playoff.
Alla vigilia di una gara 5 che potrebbe chiudere ogni discorso, qualche riflessione, al solito sparsa.



- Nei Playoff vince il migliore, non necessariamente il più forte. Chi è più pronto, chi vive il momento nella forma più consona, chi sa andare anche oltre i propri limiti. Oggi l’Olimpia è tutto questo rispetto ai rivali, il resto sono discorsi da bar che interessano poco.
- Togliamoci il dente, così magari va via anche il dolore. Dopo gare dalle interpretazioni assai fantasiose a livello di metro di giudizio, arriva un’altra prova assai discutibile della terna arbitrale. Accogliere un cittadino ucraino in un momento drammatico è meritevole, fargli arbitrare una finale con colleghi coi quali non ha mai lavorato è un’idiozia clamorosa. Anche ieri almeno una decina di decisioni lasciano perplessi per qualità e scelta. Ed il discorso finisce qui per quanto mi riguarda.
- Si chiamano palloni 50/50: dopo questa finale andrebbero ribattezzati palloni biancorossi. Quasi sempre nettamente primi i giocatori di Messina. Non si vince solo per questo, ma è un termometro credibilissimo.
- Toko è un grandissimo e lo si vede finalmente ai livelli del Baskonia. Scontato, quasi ovvio, che possa crollare dopo averla ampiamente spiegata a tutti per 30 minuti. Con una sola opzione offensiva difficile farla franca in finale per la V.



- La maggior qualità offensiva milanese è figlia certamente di 39 giorni che hanno separato gara 4 con l’Efes da gara 1 di finale LBA. Poter allenare per oltre 5 settimane giocando nel frattempo partite in cui il risultato non può mai essere un problema (quarti e semifinali) è stato sfruttato da Ettore Messina alla perfezione. Questo potrebbe farci riflettere molto su tanti discorsi che si fanno a livello di qualità del gioco. Servirebbero quintali di inchiostro però…
- Teodosic è un fenomeno che vede cose che noi umani nemmeno immaginiamo su un campo da basket ma uno dei grandi meriti di Milano è stato quello di oscurare in gran parte queste visioni lavorando alla perfezione su linee di passaggio che contro altri non vanno protette poiché non hanno le visioni del “mago”.
- La Virtus ha perso la gara quando il punteggio era poco superiore ai 50 punti. Almeno 4/5 occasioni gettate, in campo aperto, per creare un vantaggio che avrebbe avuto le sembianze del “tesoretto”. Andando indietro, simili a quei possessi che avevano garantito la grande W a Valencia. Uno spreco troppo grande per una gara 4 di finale.
- Shavon Shields è uno dei pochi giocatori che ogni volta che scende in campo ti regala qualcosa di più rispetto a quello che avevi visto la gara prima. Forse non viene considerato da NBA per alcune strane ragioni legate a specializzazioni e scouting, ma un IQ ed un’etica lavorativa del genere me lo fa pensare ottimo per qualsiasi palcoscenico.



- Gara 5 è “elimination game” per Bologna e fossi Milano la proverei a sfruttare al 101%. Ipotizzare oggi un risveglio bianconero è un po’ complicato, ma un eventuale 3-2 girerebbe di un po’ la pressione. Detto però fuori dai denti, in questa serie, visto quanto accaduto sinora, la Virtus può vincere 3 gare di seguito contro l’Olimpia?
- La valutazione di squadra è stata 89-66 per Milano, nonostante 9 rimbalzi in meno. Spiega tantissimo sulle differenza nella globalità della varie situazioni tecniche che si trattano in numeri.
(foto Twitter Olimpia e Virtus)
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