Joventut-Barça: il cuore “verdinegro” non basta, Mirotic porta i suoi in finale

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Joventut-Barça è la gara che ci consegna una finale che sarà una nuova, appassionate edizione del “clàsico”. Grandi applausi per la Penya.

Un Palau Olimpic ancora una vota stracolmo ben oltre le 10000 presenze saluta per l’ultima volta i propri beniamini che cadono contro il Barça in una gara 4 che è una battaglia in stile Playoff che non coinvolge più di tanto gli esteti del gioco. E si tratta dell’ennesimo caso in cui la passione “verdinegro” si dimostra di primissimo piano, visto che ben 4 delle prime 5 affluenze stagionali di pubblico in Liga si sono registrate in occasione di gare casalinghe della Penya.

La sfida termina con il 60-63 che vuol dire finale Barça-Real, un altro clàsico dai mille significati, mentre i padroni di casa terminano un stagione brillantissima in Liga che però resta un po’ macchiata da quell’inopinato crollo al primo turno dei Playoff di Eurocup.

Ed in finale Jasi ed i suoi troveranno proprio quel Real Madrid che oggi ha vissuto una giornata tanto importante quanto gradita con la visita a sorpresa di Pablo Laso al Pabellon de la Ciudad in occasione dell’allenamento. Si tratta della prima apparizione pubblica del Coach dopo il grave problema di salute di due settimane fa ed è stato sicuramente un momento di grande sollievo per tutto l’ambiente madridista alle prese con la preparazione agli ordini di Chus Mateo della finale che inizierà a questo punto lunedì in virtù del verdetto di ieri sera.

La compagine “blanca” tra l’altro disputerà la sua decima finale nelle 11 stagioni da quando Pablo Laso occupa il pino, con la sola eccezione dell’edizione 2020 chiusasi nella bolla di Valencia.

Al Palau c’è un protagonista assoluto che risponde al nome di Nikola Mirotic. 20 con 7/13 dal campo, 7 rimbalzi, +11 di plus/minus e 18 di valutazione in una gara di questo tipo è oro colato per i blaugrana. Ma ciò che fa brillare gli occhi è l’armonia delle sue movenze, una classe innata, un inno alla bellezza di un gioco troppo spesso preso a pallate, di recente, da spettacoli ben poco gradevoli.

Kyle Kuric, dopo aver interrotto mercoledì la straordinariamente negativa serie di 19 triple sbagliate, con l’ultima retina a frusciare a fine aprile contro il Bayern, torna in quell’anonimato che ne fa discutere il futuro in Catalunya (il Real un pensierino ce lo fa…), mentre Cory Higgins fa un altro passo importante verso il vero Cory Higgins, dopo una stagione tribolatissima.

Il dominicano Andres Feliz, grandissima sorpresa nella stagione della Penya, era stato chiaro: «Serve una prova dal livello fisico molto alto se vogliamo andare a gara 5». Il risultato è anche figlio di questa giusta premessa: la lotta è selvaggia in tutti i 28 metri, ma alla fine, semplicemente, vince il più forte.

«Abbiamo lottato tanto, ci abbiamo provato, ma davanti avevamo una squadra migliore della nostra alla quale non possiamo che fare i complimenti». Così Carles Duran alla fine. Tutto giusto, tutto di classe.

Il primo tempo è una continua lotta begliuomini di Jasi col ferro. Non entra nulla, ma proprio nulla: 4/18 da due e 2/16 da tre. 6 canestri dal campo in 20 minuti ucciderebbero anche un elefante ma non il tecnico lituano che trasmette fiducia in una versione quasi inedita di se stesso: «Sono buoni tiri, dobbiamo semplicemente continuare a prenderceli costruendoli allo stesso modo». Sarà proprio così.

La Penya potrebbe scavare un divario molto maggiore del 28-19 con cui si va all’intervallo e forse la perde proprio lì, sebben non si potesse chiedere di più alla squadra di Duran, per certi versi commovente nel cercare di ribaltare un verdetto quasi scritto.

L’11-21 del terzo quarto è decisivo, l’ultimo periodo è controllo relativo, perchè Badalona non molla mai e la pareggia a quota 56 prima di mancare 4 tiri che non vengono perdonati da Calathes. Tuttavia la superiorità c’è e si vede tutta anche nei frangenti più combattetti a livello di punteggio.

Ante Tomic ancora una volta è grandissimo con un 15+13 che è una delle ragioni principali per cui la battaglia a rimbalzo (45-44) non diventa un fattore, Derek Willis ha lampi unici soprattutto con gli 8 punti che fanno sognare il Palau nella grande rimonta finale, mentre Joel Parra, seppur non nella sua serata migliore conferma che il futuro è tutto suo, soprattutto se non verrà relegato in un ruolo fisso. Potrebbe essere un grandissimo esponente del nuovo concetto di “space ball”, è importante che si ragioni in quest’ottica.

E quindi che “clàsico” sia. Giusto così, si parte lunedì con il più grande spettacolo che la pallacanestro europea possa regalarci.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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