Mam Jaiteh, come l’Olimpia sgretolerà (o patirà) il Golia transalpino della Virtus

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Mouhammadou Jaiteh è uno dei più grandi spauracchi con cui la Virtus può minacciare la truppa di Messina. C’è un modo di arginarlo?

Manca ormai pochissimo alla finale più attesa, allo scontro che potrebbe rivelarsi il momento di pallacanestro più alto nella pallacanestro italiana degli ultimi 10 anni. I duelli leggendari potrebbero essere molteplici, i temi tattici, tecnici, emotivi, persino culturali, sono e saranno sicuramente infiniti.

Nel lunghissimo percorso di avvicinamento al via che si celebrerà, finalmente, domani alla Segafredo Arena, ore 21, scegliamo quindi di provare ad anticipare approfonditamente uno dei più importanti argomenti di questa finale, ovvero quello che riguarda il centro virtussino, Jaiteh – affettuosamente ribattezzato “Mam” all’ombra delle Due Torri – e le possibili contromisure della retroguardia Olimpia.

Il punto di vista che adotteremo è dunque quello biancorosso. Ci poniamo il problema, nello specifico, di come, nei panni di Messina, proveremmo ad affrontare il francese.

Non che il tecnico catanese abbia bisogno delle nostre riflessioni, anzi la cosa che più ansiosamente attendiamo sin dalla prima palla a due in Emilia è proprio vedere all’opera la fantasia di un allenatore di così grande spessore, alla pari di quella del suo omologo virtussino. Tradotto: c’è un altissima probabilità che quanto vedremo in campo supererà del tutto qualsiasi previsione, idea o ipotesi risolutiva avanzata in questo articolo.

Jaiteh contro l'Olimpia - Eurodevotion

Nelle tre sfide stagionali tra Olimpia e Virtus, Jaiteh è stato sempre una presenza squassante. Mai, o quasi mai, in questi 120′ le scarpette rosse hanno saputo trovare soluzioni concrete alla sua produzione interna.

Per vari motivi sono tutte state partite, tra assenze e momenti particolari della stagione, che non hanno espresso al meglio le potenzialità del duello tra le due powerhouse della LBA, tuttavia dei segnali su questa vulnerabilità ci sono stati.

18+9 nella finale di Supercoppa disputata da MVP, 18+10 in una prova meno scintillante, ma comunque sostanziosa, nella gara di inizio gennaio al Forum, persa dalle VuNere, e infine un 18+15 poderoso dell’ultimo trionfo bianconero a Bologna.

Si può parlare di enigma? Evidentemente si.

Si poteva tuttavia parlare di enigma, in condizione tecniche similari, anche nei confronti di altri mostri sacri della posizione, in ambito europeo. Non che l’Armani Exchange non abbia sofferto in nessuno degli altri casi, però ritengo sia necessario uno sguardo più da vicino può mettere a fuoco la situazione.

E arriviamo così alla prima fase della nostra analisi, una sorta di “storico” stagionale dei biancorossi nei riguardi degli atleti “stile Jaiteh”, se così si può dire.

L’Olimpia e i seven footers

Per facilità di analisi, accomuneremo una serie di cestisti, anche con rilevanti diversità tra loro, che però possano rientrare in una categoria di somiglianza con il lungagnone di Scariolo. Si tratta di centri, sopra o intorno ai 210cm, con dimensione prettamente interna e di forte impatto sul pitturato. Insomma, il tipo di giocatore che nel senso comune l’Olimpia ha più difficoltà ad affrontare.

L’Olimpia d’Eurolega, infatti, ha messo in difficoltà in questi due anni anche squadre che proponevano un centrone “alla vecchia maniera”. Nello specifico, andiamo a richiamare i casi peculiari che ho selezionato da questa stagione.

Partiamo dal miglior centro di quest’edizione, Walter Tavares, accompagnato dal lussuoso cambio rappresentato da Poirier. Con il Real l’Olimpia ha perso due volte in gare tiratissime, la truppa di Messina non ha entusiasmato, ma è arrivata a quei finali anche grazie ad un contributo di Tavares e Poirier costretto ai minimi termini. Il capoverdiano è stato per due volte espulso, innervosito da problemi di falli, la coppia di giganti insieme ha fatturato 10 punti in due la prima volta, addirittura 8 la seconda.

Scendendo idealmente la gerarchia dei pivot europei, citiamo quindi il meno indicativo caso di Milutinov, infortunatosi subito nella sconfitta del CSKA al Forum, invece viene relegato a soli 4 punti nel successo biancorosso di Mosca.

Moustapha Fall, ciclope nelle fila di Bartzokas, per converso ha avuto una valenza ambivalente nel doppio scontro con l’AX. Sostanzialmente non necessario nel primo episodio (7+3) in una gara vinta dai greci soprattutto sul perimetro, grazie ad una gragnuola di triple, alla Peace and Friendship Arena il compatriota di Jaiteh si è attivato alla distanza, nella ripresa, punendo Milano sulle invenzioni di Sloukas e degli esterni ellenici. 12+7 e un contributo decisivo.

Contro il Maccabi invece, l’unica sfida che Ante Zizic ha giocato contro l’Olimpia è stata certamente di valore. Il croato ha rappresentato, soprattutto in apertura di gara, un’importante grimaldello vicino a canestro per scardinare la difesa milanese (12+7) e ha dato al via alle danze per una dilagante prova degli israeliani.

L’All Euroleague Second Team Georgios Papagiannis del Pana è stato poco incisivo nell’asfaltata milanese di dicembre, mentre ha giocato un ruolo molto più importante (11+7), in particolare a rimbalzo offensivo, nel tiratissimo successo milanese di OAKA.

Infine, chiudiamo con un altro mostro sacro come Jan Vesely, il cui apporto è stato piuttosto scarso nel clamoroso collasso del Fener a Istanbul. Soltanto 9+7 per il ceco, all’interno di una prova di squadra decisamente da dimenticare.

Se vogliamo guardare però ai tempi più recenti, nella serie con l’Efes l’Olimpia è stata frantumata da Tibor Pleiss, giocatore diverso a mio modo di vedere diverso da Jaiteh, poichè ha una fortissima, quasi prevalente dimensione perimetrale, sebbene sia da tenere in conto perchè ha saputo imporsi anche vicino a canestro.

Da considerare in conclusione, sempre per favore cronologico, il caso Miro Bilan. Il croato è sempre andato oltre la doppia cifra, ma questo non ha impedito a Milano di imporre un severo 3-0 a Sassari.

Si potrebbero quindi introdurre tanti distinguo basati sul singolo giocatore o sulla gara particolare, che qui abbiamo dovuto per forza decontestualizzare, ma ci limiteremo a osservare l’interessante quadro emerso su cui riflettere.

Il primo tema che è da sottolineare è che l’Olimpia ha saputo produrre in più di un caso gli anticorpi per fronteggiare questo identikit di cestista.

Il secondo indizio è che tutto ciò può essere reso indipendente dal risultato complessivo: alle volte l’Olimpia ha vinto nonostante abbia concesso al centro di turno, in altre occasioni è stata sconfitta con cospicue fragilità sotto canestro, in altri casi ancora ha perso nonostante fosse riuscita a limitare il corpaccione avversario. Lavorare o no meglio su altri aspetti del gioco può determinare al di là del successo in questa specifica battaglia.

C’è anche da notare che lo sforzo per abbassare le possibilità di incidere di questi giocatori può aver scoperto la coperta da altre parti, per così dire.

Il terzo dato che possiamo trarre è che, della tipologia del cosiddetto seven footer, l’Olimpia ha sofferto Jaiteh più di tanti altri. Questo è di più difficile spiegazione, perciò ci chiediamo: quali strumenti può opporre una delle migliori difese del continente allo strapotere del transalpino?

Quale kryptonite per Mam Jaiteh?

Intendiamoci, la Virtus ha tante risorse di gioco e la difesa su Jaiteh è solo uno dei tanti aspetti, difensivi e offensivi cui l’Olimpia dovrà porre attenzione. Non è da tralasciare, inoltre, che il francese non è una minaccia solo per la retroguardia, ma anche per l’attacco biancorosso, che dovrà riuscire ad aggirare il suo ombrello difensivo e a produrre anche in area, senza rimanere prigioniera soltanto della realizzazione sul perimetro.

Ci concentreremo però qui, come detto, solo sull’aspetto difensivo, per Milano, della presenza di Jaiteh e il punto di partenza non può che essere relativo al modo in cui il lungo della Virtus ha ferito l’Olimpia, lo vediamo in particolare dalle immagini delle due vittorie stagionali della banda di Scariolo.

Si tratta quasi sempre di ricezioni dinamiche, avvenute dopo un blocco e un roll, in particolare con uno sfruttamento convinto e molto ben fatto dei vantaggi sui cambi difensivi, caratteristici della difesa di Milano.

Anche in questo secondo caso, la palla gli viene sempre recapitata in ottime condizioni, con l’innesto di duetti molto più frequenti derivati dall’aggiunta in squadra di Toko Shengelia. Questi, da quando è arrivato, capitalizza le attenzioni su di sè e riesce in molti casi a pescare il compagno.

I problemi di Milano saranno quindi la single coverage, sicuramente, perchè con qualsiasi accoppiamento possibile la Virtus ha già sulla carta un vantaggio spalle a canestro, ma anche a rimbalzo offensivo (fattore molto incisivo in tutte le sfide che abbiamo elencato anche sopra) e nel controllo delle ricezioni.

Confrontandomi anche con la parte virtussina del sito, orgogliosamente rappresentata da Manuel Fiordalisi, che conosce meglio di me il pivot di Pantin, abbiamo convenuto quindi che una delle principali soluzioni che avrà l’Olimpia per limitare Jaiteh sia proprio la pressione sul perimetro, coadiuvata da una particolare attenzione in area.

E’ necessario evitare che arrivino passaggi facili (come si vede nei due video precedenti essere capitato spesso) e rendere in tutti i modi difficili la ricezione, ad esempio giocando di tre quarti con Hines per impedirla, o mettendo agonisticamente “le mani addosso” al giocatore per allontanarla da canestro o renderla statica (sempre diversamente dalle conclusioni prese in ritmo e in movimento dei precedenti scontri), di conseguenza meno pericolosa.

Trattiamo per concludere le possibilità, in termini di capitale umano, che l’Olimpia e Messina hanno per contrastare Jaiteh.

D’ufficio, il marcatore principale non può che essere Kyle Hines, il DPOY di Euroleague e il miglior centro a disposizione dei biancorossi. La leggenda di Sicklerville ha dalla sua esperienza, intelligenza e furbizia per agire in tutte quelle piccole cose che possono rendere la vita difficile al lungo di Scariolo, paga però in termini di stazza e, da solo, può sicuramente far fatica ad arginarlo.

Si potrebbe pensare all’uso di Melli? Potrebbe essere sicuramente una possibilità, essendo un difensore magistrale, con una presenza fisica di tutto rispetto. Nonostante questa, però, neanche lui è sufficientemente stazzato per non soffrire Jaiteh in 1vs1 e, soprattutto, ci si priverebbe di un’arma importantissima su altri fronti altrettanto impegnativi.

Già la presenza di Shengelia, di cui l’ala reggiana è vera kryptonite, ne impone l’utilizzo per frenarne le iniziative in post. Il georgiano, oltre ad impedire la possibilità continuativa dell’accoppiamento Melli-Teodosic che ci aveva così intrigato a Gennaio, sarebbe difficile da abbinare a Ricci o Bentil, che avrebbero delle potenzialità, ma rappresentano ad oggi un’incognita per affidabilità nel compito.

In mancanza di singoli, si potrebbe ipotizzare l’uso di raddoppi, alla bisogna. Questi sono indubbiamente facili da invocare sulla carta, ma nella pratica molto più delicati da realizzare.

La Virtus è ben fornita sul perimetro per punire con aggressività e precisione le trappole di Milano, inoltre abbiamo già citato prima l’ormai oliata capacità di duettare tra Shengelia e Jaiteh, che potrebbe vanificare ogni sforzo di questo tipo. Servirebbe dunque estrema precisione nei tempi e concentrazione in esecuzione, elemento questo certamente alla portata della retroguardia biancorossa.

Infine, altro tema caldo, sarebbe sensato rispolverare Kaleb Tarczewski?

Chi si scrive non è affatto un detrattore dello statunitense, anzi lo ha difeso da critiche alle volte eccessive nei suoi riguardi. Bisogna sicuramente tenere conto di un finale di stagione positivo, anche e soprattutto nel playoff con l’Efes.

Bisogna però, anche, considerare due fattori aggiuntivi. Il primo, che vanifica tutto quanto scriviamo, ovvero che le intenzioni di Messina sono di andare con sei ormai battezzati, dei quali “Tarcisio” non fa parte. La seconda, che invece si introduce nuovamente nel contesto delle nostre chiacchiere pre-partita, ovvero che Kaleb è sicuramente “un corpo” da anteporre a Jaiteh, ma lo è, ad oggi, solo sulla carta.

Tante volte in questi anni abbiamo tirato fuori Tarczewski e la necessità di “un corpo” sul lungo di turno che stava mettendo in difficoltà l’Olimpia, ma la fisicità non è un concetto solo teorico. La presenza fisica va resa in atto, non sono sufficienti muscoli e centimetri se non sono usati abilmente. Con tutta la stima che nutro umanamente per l’ex Oklahoma City Blue, non sono sicuro che sappia mettere il suo fisico nel modo giusto sul francese bianconero.

Non escludo però che si renda una fiche necessaria da tentare nel proseguire della serie.

L’ultimo appunto, tornando su Jaiteh, è la possibilità, prima citata nel racconto del rapporto tra l’Olimpia e i lunghi europei, che il rendimento del transalpino sia reso “indipendente” dal risultato complessivo. Scrivevamo due mesi fa, “Il problema è solo e soltanto il personale a disposizione? Forse, allora sarà necessario fare molto meglio tutto il resto per compensare con efficacia”. Milano quindi potrebbe persino vedersi costretta ad essere battuta dal francese, ma saper controbattere con le sue armi in altri aspetti del gioco e arrivare al successo per altra via.

Non vediamo l’ora che sia il campo a saziare la nostra fame di risposte, la nostra ingordigia di pallacanestro (di buona pallacanestro, in particolare). Dello spettacolo del derby d’Italia.

Photo credit: Legabasket Facebook, euroleague.net, virtus.it, olimpiamilano.com

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