Malcolm Delaney e Olimpia, storia di un amore incompiuto

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LE PREMESSE

Per raccontare una storia, bisogna indagarne le basi. Basi che, nel caso del 23, sono state parecchio incisive perché hanno delineato immaginario e aspettative che si è portato dietro e perché ne hanno motivato l’arrivo in Italia.

Delaney è stato un vero e proprio califfo di Eurolega, ai tempi di Kuban era un giocatore come pochissimi nel panorama europeo. Da lì l’NBA, la Cina, quindi il Barcellona.

Quello in blaugrana è un anno particolare: arrivato in corsa dopo la lunga attesa di un ritorno in America, il folletto di Baltimore non si sentirà mai valorizzato, complice anche un rapporto mai sbocciato con coach Pesic.

L’impatto è certamente inferiore all’ultima versione europea dello statunitense, nonostante le assenze prolungate di Huertel e Pangos che non viene investito della fiducia che lo innalzerebbe a riferimento forte del progetto. Che non se la sia meritata o che non l’abbia ricevuta, è difficile a dirsi.

Sta di fatto che il culmine della sua annata arriverà proprio in una celebre prestazione contro l’Olimpia, in cui infilerà 26 punti, grazie ad uno scintillante 6/9 da tre. Con l’interruzione del campionato però, Delaney non farà ritorno in Spagna per la chiusura dell’Acb, sancendo un addio non certo all’acqua di rose con l’ambiente catalano.

Proprio in quei mesi serpeggia il seme del matrimonio che vestirà Delaney di biancorosso.

Contestualizziamo la vicenda. Milano è nel pieno della campagna di rilancio voluta dal duo Messina-Stavropoulos e guarda al mercato alla ricerca di un alter-ego di Sergio Rodriguez, scottata dalla scommessa persa di Shelvin Mack, poi rimpiazzato da un poco convincente Keifer Sykes.

Quello di Delaney è un nome fortissimo nella mente della dirigenza, tanto che le trattative e l’interessamento nei suoi confronti divengono pubbliche già ad aprile del 2020, solo un mese dopo la serranda imposta dal Covid. Si concretizzerà quindi un investimento importante, sarà tra i primi dei nuovi arrivi a sposare la causa biancorossa.

Causa che sposerà con convinzione, accolto da Messina con grande favore. Si tratta di un handler di talento ed esperienza, che incarna il profilo tecnico – può togliere pressione dalle spalle del Chacho e innalzare la pericolosità offensiva – e umano necessario.

Delaney infatti sceglie Milano sicuramente, non prendiamoci in giro, per un’offerta economica che lo aggrada, ma di certo anche perché si trova fortemente in linea con le ambizioni societarie. Il giocatore ha svolto nella sua carriera molto spesso scelte indirizzate su un approccio preciso che è secondo me lampante in una dichiarazione con cui giustificò al tempo la scelta del Lokomotiv.

Non è solo una questione di soldi, per me è importante scegliere le squadre che non hanno chance di vittoria e trasformarli in vincitori. 

L’Olimpia di questo aveva bisogno, di un cambio di mentalità, che poteva essere rappresentato da Hines e Rodriguez, ma anche da un Malcolm Delaney. Non è un caso che il ragazzo di Baltimore abbia spesso negli anni ribadito quanto creda nelle ambizioni del progetto milanese.

Gli ingredienti per un contributo di spessore c’erano tutti quindi, con l’arrivo di un atleta che bramava da tempo un ruolo da protagonista tale e una squadra che aggiungeva, di giorno in giorno, tasselli intrigantissimi.

Colui che diceva, lesinando in modestia, alla sua conferenza che con la libertà di creare e la palla in mano, la miglior guardia in Europa sono io” giungeva all’ombra della madonnina come riferimento importante, ben più sulla carta di gente come Punter e Shields.

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