LBA – Il derby d’Italia è tripudio Virtus

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Alla Segafredo Arena la Virtus demolisce un’Olimpia rimaneggiata e mette una seria ipoteca sul primo posto

I favori del pronostico erano già dalle parti di Bologna dopo la deflagrazione dell’emergenza Covid in casa Olimpia, ma il trionfo delle VuNere si è concretizzato in dimensioni particolarmente punitive per l’Armani Exchange.

I biancorossi, privi di 7 elementi tra cui Shields e Rodriguez, hanno opposto una tenue resistenza che è stata spazzata via definitivamente nel terzo quarto e ha condotto a una capitolazione per 83-65 nella festa del pubblico bolognese.

I bianconeri, d’altro canto, hanno interpretato la sfida con personalità e si sono guadagnati un ampio margine di sicurezza sul primo posto e quindi sul fattore campo in un’ipotetica finale, tra l’altro riuscendo così scongiurare una semifinale contro la temibilissima Brescia.

Virtus - Eurodevotion

Cosa ci lascia dunque questa gara? Ancora una volta impoverita dal punto di vista tecnico dalla mancanza di interpreti fondamentali, – tra i così numerosi assenti di Milano e il capitano virtussino Belinelli – rappresenta comunque un nuovo tassello psicologico in un duello tra le due compagini che è anche un braccio di ferro mentale.

Le sfide future saranno nuovi capitoli che hanno ancora tanto da raccontare, nel mentre ci focalizziamo sulle chiavi di giornata nella consueta struttura per punti di Eurodevotion.

I parziali killer, tra le secche offensive biancorosse e la brillantezza bianconera

Salvo un secondo tempo diviso tra la spallata bianconera del terzo periodo e il sostanziale garbage time del quarto conclusivo, a mio parere esemplificativi della sfida sono i due parziali del primo e del secondo quarto in favore dei padroni di casa.

Milano aveva cominciato molto bene la partita, portandosi in vantaggio e dimostrando un approccio positivo, ma in chiusura dei primi 10′ è stato fulmineo il 12-0 della Virtus a consegnare la sfida nelle mani dei ragazzi di Scariolo. Se la pazienza degli uomini di Messina aveva fino a quel momento fronteggiato degnamente l’intensità difensiva bolognese, l’attacco biancorosso si è impiantato e l’ingresso di Teodosic, congiunto con il salire di colpi della transizione Virtus, ha fatto il resto.

Copione che si è ripetuto simile nella metà finale dei secondi 10′, dopo che Milano era rimasta a contatto con i bianconeri, aggrappandosi a Melli e a un Baldasso molto aggressivo, di nuovo la produzione biancorossa ha fatto cilecca, mentre Bologna ha continuato ad alimentare la propria sfruttando tutte le numerose bocche da fuoco. Risultato? Un 14-0 ancora una volta letale.

La Virtus ha impresso il proprio ritmo alla gara e ha banchettato su due deficit milanesi, la difficoltà a contenere ali piccole, – Alviti e Ricci per niente al livello necessario – che si è tradotta in grandi prestazioni di Cordiner e Weems (18 punti a testa), che ricordano quella di Lighty pochi giorni fa, e a fronteggiare i centri di stazza, che ha concesso prevedibilmente il palcoscenico al solito Jaiteh (18+15).

La difesa di Milano è stata sempre costretta a rincorrere e ad agire di reazione nei confronti di una coperta sempre corta sugli aiuti causati da tutti i vantaggi creati dai bolognesi, che fossero originati dagli esterni oppure semplicemente causati dalla presenza in campo di alcuni giocatori.

Offensivamente le scarpette rosse hanno faticato tantissimo, risentendo dell’assenza totale di fonti di gioco e della scarsezza di risorse. Senza Chacho e Shields e con un Delaney particolarmente in difficoltà, non c’è stata quasi mai la possibilità di muovere la difesa, laddove invece la Virtus è stata attenta e abile nel chiudere totalmente l’area.

Il dominio del pitturato

Ed è qui che arriviamo proprio al secondo punto, l’enorme importanza della conquista del pitturato da parte della Virtus, che ha diverse conseguenze e per questo è anche visibile in diversi aspetti e statistiche.

Il primo, il più lapalissiano ingrediente dell’intimidazione dell’area nella pallacanestro, è quello del dominio a rimbalzo. L’egemonia dei ragazzi di Scariolo è totale nel 46-30 conclusivo.

Un altro fatto che dice tanto delle bontà della solidità difensiva della Virtus, ma anche dei tanti limiti di manovra di Milano (sia contingenti che strutturali) è quello della ripartizione delle conclusioni cui gli emiliani han costretto i lombardi: 38 tiri dall’arco contro i 36 dentro al perimetro.

L’Olimpia ha faticato nel creare i vantaggi e si è dovuta accontentare del tiro dall’arco spesso, ma è anche stata fortemente sconsigliata nel cercare l’ingresso nel pitturato e per questo ha girato alla larga dall’area per tutto il corso della gara. Milano ha infatti scoccato dieci triple più della sua media in campionato (28.0), ritoccando il suo massimo di tentativi stagionali, nonostante una percentuale di riuscita di uno scarno 29%.

Possiamo aggiungere infine che dati come il 39% biancorosso da due e i soli 4 liberi tentati (a fronte del 57% e del 22/22 dalla lunetta della Virtus) ricordano quanto Bologna abbia reso difficile per l’Olimpia avvicinarsi al ferro, o meglio quanto addirittura al ferro ci si sia arrivati con estrema rarità.

Spunti per il futuro

Che è alla fine è quello che più ci interessa.

Per tutte le eventualità varie di questa pazza stagione, non abbiamo mai potuto vedere un’Olimpia-Virtus nel pieno delle sue potenzialità e anche questa volta i risvolti del risultato, seppur concreti, passeranno in secondo piano rispetto al confronto che tutti attendiamo quando conterà davvero.

Senza reazioni spropositate, nè totale ridimensionamento del contesto, ritengo ci siano spunti tecnici visti oggi che ritorneranno con prepotenza anche a giugno.

Il primo è il tema del ritmo, che, nè oggi pomeriggio, nè nella vittoria di gennaio, l’Olimpia ha controllato compiutamente come fa d’abitudine. La Virtus è squadra da corsa, per questo batterla su un terreno di battaglia costituito da tanti possessi e di transizione è estremamente difficile. Se Milano, magari con un settore esterni meglio composto, troverà il modo di imporre il suo modo di giocare alle VuNere potrebbe venire a capo di tanti quesiti, altrimenti la Virtus avrà già un vantaggio non indifferente.

Il secondo è il tema dei lunghi, la Virtus riesce sempre a infilare Milano con un Jaiteh sempre più maturo e consapevole nello sfruttare il proprio fisico e nel colpire gli avversari. L’Olimpia avrà a giugno lo stesso identico settore lunghi di oggi – Biligha e Mitoglou con tutta probabilità per motivi diversi non potranno incidere – e allora urge trovare contromisure per limitare il centro francese. Ad esempio facendolo faticare di più rincorrendo i più mobili lunghi meneghini.

Il problema è solo e soltanto il personale a disposizione? Forse, allora sarà necessario fare molto meglio tutto il resto per compensare con efficacia.

Infine, abbiamo due situazioni tattiche: Melli-Teodosic e Melli-Shengelia.

Messina ha riproposto il reggiano sul play serbo, a costo di andare sotto con Hall su Hervey. Stavolta la soluzione è riuscita poco perchè Milos, in quel contesto, ha agito senza palla e ha punito il capitano biancorosso, chiaramente in difficoltà sui close-out. Probabilmente rivedremo questo accoppiamento, curioso sarà vederne lo sviluppo.

D’altro canto invece, l’uso di Shengelia è stato ben neutralizzato e allora è la Virtus che dovrà interrogarsi su come utilizzare il giocatore georgiano senza che venga frenato e prosciugato dal match-up con Melli, che spesso lo ha visto in difficoltà anche in Eurolega. L’ipotesi di usarlo come centro tattico può e deve essere usata di più, viste le difficoltà di oggi.

Photo credit: olimpiamilano.com, Virtus Segafredo Bologna Facebook e legabasket.it

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