Baldasso, Delaney e un finale all’ultimo sospiro: l’Olimpia chiude con il sorriso

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L’Olimpia nell’ultima uscita della stagione regolare sconfigge di misura l’Asvel e può attende i risultati di Efes e Real per conoscere il suo accoppiamento playoff

L’ospitata di Milano in Francia che mette un punto sulla stagione regolare di entrambe le compagini si preannuncia connotata da condizioni peculiari.

L’Asvel gioca l’ultima gara d’Eurolega di stagione davanti al suo pubblico, senza nulla da chiedere al match se non una bella figura per salutare degnamente la competizione. Di contro Milano ha qualche motivazione in più, vincere si tradurrebbe nella speranza di ottenere il matchup più favorevole in post-season, però le recenti positività al covid, unite alla notizia dello stop di Datome, avevano turbato l’ambiente biancorosso e costretto Messina a disponibilità d’organico assai ridotte, quindi erano anche foriere di un ridimensionamento all’approccio alla partita.

La gara, tuttavia, non ha lesinato colpi di scena, in particolare quando l’ultimo quarto ha rimesso in discussione il risultato e la gara è stata decisa a pochissimi secondi dalla fine da una sequela vertiginosa di episodi, conclusasi con un jumper sbagliato da Chris Jones che avrebbe potuto regalare un rocambolesco trionfo ai transalpini.

Olimpia vince all'Astroballe - Eurodevotion

Così non è andata e il successo è stato appannaggio dell’Olimpia per 81-80. I biancorossi in questo modo salgono temporaneamente al terzo posto, nell’attesa del confronto di domani al WiZink Center tra le merengues e il Bayern che decreterà la posizione finale in graduatoria sia per la compagine di Laso che per quella di Messina.

Tutto sulla sfida dell’Astroballe quindi nel classico stile d’analisi di Eurodevotion.

Olimpia, il terzo quarto e il concitato finale

L’inizio è incerto per Milano: giunta in Francia senza una buona fetta della sua anima e del suo corpo, orfana infatti di Rodriguez, Shields, Datome e Daniels, viene sorpresa da un avvio ben più energico dei ragazzi di Parker.

Antetokounmpo e Wembanyama sono diabolici, con la loro velocità, mobilità, stazza e atletismo, mettono in difficoltà la retroguardia biancorossa, che in più è anche pigra e disattenta sul perimetro e permette agli esterni di bucare la prima linea e di innescare con facilità i propri lunghi.

L’attacco tutto sommato funziona (abbastanza inaspettatamente anche, viste le assenze di punti cardine della produzione milanese come il Chacho e Shields) e il secondo tempo registra qualche passo avanti, anche se si tratta ancora di un inseguimento nei confronti delle iniziative transalpine. Bentil offre una importante sorgente di gioco con le sue ricezioni aggressive in post basso, Delaney si infiamma e tiene a contatto i suoi con canestri a ripetizione, ma difensivamente i cordoni della borsa sono ancora troppo poco stretti.

E’ il ritorno dagli spogliatoi che premia Milano, sul fil rouge dei quei terzi quarti che hanno spesso svoltato pesantemente le gare dell’Olimpia questa stagione, come avevamo evidenziato qualche tempo fa in corrispondenza della vittoria sul Bayern (appena successiva alla rimonta clamorosa contro l’Efes). Al ritmo offensivo, ancor meglio incanalato e favorito da una buona circolazione di palla, è seguita una buona riuscita difensiva e il 23-15 conseguito dai biancorossi ha consegnato all’Armani Exchange le chiavi della gara.

Chiavi che i ragazzi di Messina prendono in mano e, a cavallo tra le ultime due frazioni di gioco, veleggiano verso quella che sembra poter essere un tranquillo finale di partita, tanto che il tecnico ex CSKA dà fondo alla panchina, concretizzando quelle ampie rotazioni di cui aveva parlato alla vigilia.

La locura dell’Astroballe sta però ancora per palesarsi, perchè tra il serpeggiante rilassamento meneghino e il montante orgoglio lionese si innesta un parziale bruciante, che ribalta il vantaggio biancorossi di 70-58, inflitto a 7’18” dalla fine, in favore del 76-75 transalpino che ratifica il sorpasso domestico con 1’29” sul cronometro. Il break arrembante dei francesi è di 17-6.

L’Olimpia si blocca offensivamente e assiste passiva a una progressiva esaltazione dei padroni di casa, che tentano di regalare una gioia ai tifosi accorsi all’Astroballe. Il resto lo fa una percentuale raccapricciante dalla lunetta, un 6/16 che si traduce nel 37,5%, e che vede la mano dei tiratori di Milano tremare troppe volte a fronte invece dell’impeto realizzativo lionese, sempre più ruggente, che vola sulle ali della transizione e delle iniziative di Wembanyama e di Lighty.

Solo le giocate di un incredibile Baldasso e di un ispirato Delaney, insieme all’errore di Lighty a cronometro fermo sull’antisportivo chiamato a Hall sull’ultimo possesso, permettono all’Olimpia di uscire indenne da un concitatissimo minuto finale.

L’Olimpia chiude la sua stagione

Questa vittoria arriva sicuramente in un contesto particolare, certamente, ma è un giusto coronamento per una stagione ancora una volta vissuta ad alto livello dai biancorossi.

Il fattore campo conquistato due anni di fila, per un contesto che aveva vissuto due decenni di pressoché reiterata irrilevanza europea, è un risultato straordinario e del quale non si può non sottolineare ancora una volta l’importanza. La costanza ad alte sfere di Euroleague delle ultime due stagioni ha infatti reso già abitudine qualcosa che in realtà non è per niente scontato.

Va ricordato che la presenza su alti palcoscenici con continuità negli anni è stata propria solo della strettissima cerchia delle big più blasonate della storia della competizione, e la sola possibilità per l’Armani Exchange di ambire a conservare la permanenza nell’elitè europea sul medio periodo è un capolavoro del quale alla gestione Messina devono essere riconosciuti tutti gli evidenti meriti.

Talvolta la credibilità e lo status consolidato nel tempo sono perfino più importanti dei trofei.

L’Olimpia quest’anno non è mai scesa oltre il quarto posto, durante tutto il corso della stagione. Ha occupato meritatamente la prima posizione a inizio anno, così come la terza per una grandissima fetta dell’annata e chiuderà con record identico alla seconda classificata, in una posizione probabilmente uguale a quella della stagione precedente, ma raggiunta con sicuramente maggiore solidità e costanza in graduatoria.

I playoff saranno sfida emozionante, che siano contro il Maccabi o che siano contro l’Efes, e vedranno un impervio percorso che comunque presuppone i biancorossi proiettati a pieno titolo e con decisione al pass per Belgrado.

Come ci arriveranno i biancorossi rimane però un punto di domanda, al momento. Se il ritorno di Shields e Mitoglou da mesi di infortuni sembrava preludio di un finale di stagione finalmente nel pieno delle energie, le fatalità degli ultimi giorni hanno gettato Milano in una nuova emergenza, proprio poco prima della sfida alla Virtus e della settimana di preparazione alla post-season.

Se questo è un elemento che investe il cammino biancorosso di dubbi, un fattore che è emerso anche ieri sera può essere invece risultare confortante. Sebbene stiamo parlando di una gara il cui significato tecnico è circoscrivibile, per una serie di motivi dati dalle premesse di cui sopra, è doveroso citare come sia stato dirompente l’impatto di Baldasso, capace di una prestazione di grandissima personalità (13 punti con un pesantissimo 3/4 dall’arco).

Il playmaker torinese si sta guadagnando la fiducia di Messina anche grazie alla sua incredibile incoscienza, che gli impone di non rifiutare mai un tiro e di andarsi a cercare le responsabilità, una dote che gli può garantire una fortuna che altri italiani di Milano, anche più talentuosi di lui, non hanno avuto e per questo sono stati triturati dal peso delle insicurezze.

Sono stati discreti a Lione pure gli apporti di gente come Alviti e Grant. Parrebbe quindi, anche alla luce di alcune prestazioni dell’ala di Alatri negli ultimi tempi, che Milano abbia lavorato su un’unità di supporto che può assumere un suo importante ruolo (più italiano, che europeo, chiaramente) nel finale della stagione biancorossa, soprattutto se la rosa sarà ancora per qualche tempo deficitaria. La prova dei fatti in questo sarà essenziale e sarà data soltanto quando la palla realmente scotterà.

Quel tempo si sta avvicinando e l’Olimpia non può che non vedere l’ora di andarselo a prendere da protagonista.

Il canto del cigno dell’Asvel

Con la sconfitta tra le mura amiche di ieri sera, cala definitivamente il sipario sull’Eurolega dell’Asvel, che chiude in modo comunque dignitoso una stagione stranissima.

Dal 6-2 di inizio novembre, i transalpini chiudono oggi con un record severissimo di 8-20 che li accomuna a Zagliris e, probabilmente, Panathinaikos sul fondo della classifica. Sono passati insomma dall’essere una delle squadre più divertenti e intriganti della lega, a un crollo verticale che li ha investiti e prosciugati di ogni spensieratezza.

E’ un peccato che tutto ciò sia avvenuto, perchè parliamo di una squadra che ha tutt’ora valori che a mio parere vanno riconosciuti incredibilmente sostanziali.

Jones e Okobo non saranno le stelle che apparivano a inizio anno, ma hanno comunque qualità offensive e istinti di caratura superiore, la coppia di lunghi Wembanyama-Antetokounmpo racchiude un insieme di caratteristiche straordinarie che sul lungo periodo ne potrebbero fare – NBA permettendo – uno dei frontcourt più dominanti della competizione, lo stesso Lighty è una garanzia per leadership e concretezza. Coach TJ è infine un tecnico che è tutt’uno con il progetto della squadra, ha una visione e una competenza che lo rendono una presenza di indubbio interesse nel panorama degli allenatori di Euroleague.

Non si può dire quindi a pieno titolo che si sia trattato di una stagione fallimentare per i francesi, ma molto sfortunata nell’aver smarrito, in mezzo ai tanti ostacoli imposti da una logorante stagione come quella di Euroleague, l’incoscienza e la freschezza che ne avevano fatto le fortune in Ottobre.

Nella gara di oggi un po’ di quella sana leggerezza si è vista, ben sostenuta certamente dal cuore di Lighty (28 incredibili punti alla sirena), che ha sguazzato nelle mancanze in ala piccola dell’Olimpia, e dalla straordinaria eleganza di un predestinato come il ragazzino in maglia numero 1.

Il classe 2004 ha avuto in questo finale di stagione senza pretese qualche spazio in più e ha fatto vedere a tutti di poter essere già protagonista ad alto livello. Stupisce anche ieri sera, in più di un passaggio, per l’impressionante facilità di coordinarsi al tiro o di correre il campo dall’alto dei suoi 220cm. Una perla rara, da ammirare magari ancora insieme a tutti i ragazzi terribili dell’Asvel, in una prossima edizione di Euroleague che possa rendere meglio giustizia a questo gruppo.

Photo credit: Olimpia Milano Twitter, olimpiamilano.com ed euroleague.net

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