La lavagnetta di ED #34: il doppio hammer dell’ASVEL

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Si chiude oggi, parlando di doppio hammer screen, l’avventura in regular season della lavagnetta di Eurodevotion, che si appresterà poi ad entrare nel gran ballo dei playoff. Playoff cui prenderà parte l’Olimpia Milano, ma non prima dell’ultimo impegno sul campo dell’ASVEL, una squadra molto più interessante di quanto possano dirci i risultati della stagione in corso.

Dopo la sconfitta con il Monaco, Milano cerca un colpo che possa ancora portarla al terzo posto finale. I francesi, dal canto loro, proveranno a chiudere la loro campagna europea con uno scalpo di lusso, che faccia da antidolorifico nei confronti delle grandi difficoltà seguite a un eccellente inizio di stagione. Nonostante tutto, l’ASVEL resta squadra che ha proposto un basket interessante, dinamico e per certi aspetti anche innovativo. Ed è per questo che oggi non ci dispiace affatto parlarvi di doppio hammer con l’aiuto di coach Connor Harr.

Come funziona: il doppio hammer dell’ASVEL

Un’esecuzione di doppio hammer dell’ASVEL

Incontriamo oggi un termine che, in due anni di lavagnetta, riesce persino a risultare nuovo: il doppio hammer. L’hammer screen si denota come un tipo di blocco lontano dalla palla, del genere dei blocchi flare (ovvero dei blocchi che sono pensati per prendere un vantaggio in allontanamento rispetto alla palla).

Però qui si tratta di un blocco più specifico, utilizzato di solito in situazioni di penetra e scarica per bloccare il difensore di un giocatore che si muova verso l’angolo di lato debole, in modo da aprire un tiro per questi giocando contro il posizionamento difensivo. È una collaborazione resa famosa da Gregg Popovich con i San Antonio Spurs e che TJ Parker ripropone in versione doppio hammer, quindi con due di questi blocchi. Passiamo al video.

Chris Jones conduce la palla sul lato sinistro, mentre Paul Lacombe sfrutta un blocco zipper (blocco verticale di uscita settato al gomito) di Victor Wembanyama. Mentre Lacombe riceve, James Gist sprinta per giocare con lui un pick and roll centrale dopo aver sfruttato un blocco di David Lighty, che si risolve con il pop del lungo ex Pana.

A questo punto Lacombe, con la mano destra, può attaccare il ferro. Jones, che era fermo in ala sinistra, prova a dare una linea di passaggio in angolo di lato debole ed è aiutato in questo dal nostro famoso doppio hammer, settato in questo caso da Wembanyama e Lighty, che puniscono così il posizionamento dell’uomo di Jones, peraltro fortemente scorretto sia come postura sia come spazi. Il risultato è un comodo tiro piedi per terra da tre punti.

Un set dinamico e innovativo: una vera firma di TJ Parker.

Nonostante la difficile seconda parte di stagione, TJ Parker resta una stella nascente della panchina

Come si batte: il doppio hammer dell’ASVEL

La difficoltà di difendere contro il doppio hammer sta nel fatto che questo blocco gioca chiaramente contro gli aiuti difensivi necessari nel caso di una penetrazione al ferro che sorpassi la responsabilità individuale di chi difende la palla. Andiamo, come sempre, a offrirvi la nostra soluzione per gradi.

Innanzitutto adottiamo queste scelte sui due blocchi iniziali. Sullo zipper di ingresso inseguiamo l’attaccante che lo sfrutta sul lato della palla, in modo da costringerlo a una ricezione difficoltosa e pressata. Sul blocco per Gist passiamo invece in mezzo con energia, in modo da mantenere facilmente gli accoppiamenti.

Poi, tanto per iniziare a facilitare le cose, sarebbe bello evitare un’immediata penetrazione sul flusso. Sul pick and roll centrale decidiamo quindi di cambiare, in modo da rompere la fluidità del gioco e approfittare del fatto che il bloccante si apra anziché rollare.

Cosa fare però se la penetrazione avviene ugualmente e, con essa, i due hammer screen? Dato che non vogliamo coinvolgere il difensore del secondo bloccante, che è deputato ad aiutare sulla penetrazione in quanto ultimo uomo, prendiamo la decisione di cambiare a due tra il difensore di Jones e quello del primo bloccante, stando attenti che l’uomo di Jones metta immediatamente il proprio corpo tra il canestro e Wembanyama. Evitiamo così tiri piedi per terra e rotazioni ulteriori.

Ovviamente, si tratta di una proposta, opinabile per sua stessa natura e discutibile. Perché, lo ribadiamo all’ultima lavagnetta della stagione regolare, la pallacanestro non è una scienza.

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