Real-Manresa (J25), tutta la bellezza della pallacanestro di Pedro Martinez

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Real-Manresa è stata la grande sfida dell’ora di pranzo domenicale. Seconda contro terza, Pablo Laso contro Pedro Martinez vuol dire spettacolo.

Era grande l’attesa per la gara tra Real Madrid e Manresa, appuntamento del mezzogiorno domenicale valido per la Jornada 25 di Liga Endesa.

E’ ovvio come non si tratti di sfida storica ed un passato da 83-11 per i madrileni la dice lunga su una rivalità che in realtà non è mai esistita. C’è stato perfino un 133-63 come divario più ampio a favore di quelli della capitale, mentre i catalani sono passati una volta 67-87 in trasferta.

Ma il Manresa di quest’anno non guarda in faccia nessuno, con la sua pallacanestro trascinante ed allo stesso tempo assai efficace e redditizia. Francamente uno dei migliori spettacoli da godere nell’intero vecchio continente. All’andata fu 87-92 per il Real dopo una gara di altissimo livello ed assai combattuta al Nou Congost.

Al Wizink Center è capolavoro assoluto catalano, firmato Pedro Martinez, uno dei migliori, e più sottovalutati, Coach d’Europa.

Real-Manresa

75-86 ed oggi questo Manresa ci fa pensare anche al fatto di aver ribaltato la differenza canestri: pazzesco, impensabile, come tutto quello che stanno facendo questi giocatori in un’annata magica.

34-52 il parziale di un secondo tempo giocato perfettamente ai ritmi dei manresani, col Real travolto ed incapace di reagire al mix di energia, alto numero di possessi e, soprattutto, alla zona a fronte dispari degli avversari.

La prima parte di gara aveva fatto pensare ai madrileni come capaci di indirizzare la partita sui binari ovviamente più graditi contro la squadra che è seconda dietro a Murcia per punti segnati e che eccelle per valutazione ed a rimbalzo.

Pura illusione visti i secondi minuti di gioco perchè Manresa non cambia minimamente la sua natura, aumenta il ritmo ed estrae dal cilindro del proprio Coach la già menzionata zona che rende totalmente inefficace ogni tipo di attacco avversario.

Madrid avrebbe dovuto imporre i cm ed i kg dei vari Tavares, Poirier e Yabusele, invece ha avuto l’unica nota positiva da un Gaby Deck sempre più vicino al suo vero livello. I numeri dicono che il suddetto trio “blancos” ha messo 27 punti con 21 rimbalzi, ma in realtà è l’impatto che fa la differenza quello che è mancato.

Il Real fa un brutto passo indietro, dopo le due W europee con Milano ed Asvel, o meglio, questa volta non trova i suoi vecchi campioni che tolgono le castagne dal fuoco. Ma è proprio qui il problema attuale nella capitale: non è possibile e nemmeno lontanamente pensabile che le uniche armi per vincere siano gli storici campionissimi, che invece dovrebbero essere le deliziose ciliegine su una torta fatta di tantissimi ingredienti presenti nel roster.

In casa manresana è difficilissimo individuare un nome che sia emerso più di altri, come è difficilissimo trovare qualcuno che non abbia portato il suo mattoncino alla costruzione di questo capolavoro.

Chima Moneke è sempre lui, inarrivabile per intensità e giocate impensabili, Luke Maye mette tutti i tiri decisivi, Dani Perez continua una stagione memorabile e segna il canestro decisivo, quello del 75-82, con una magia che respinge l’ultimo, disperato tentativo madrileno.

Ottime cose arrivano anche dal 20enne lettone Marcis Steinbergs, profilo molto interessante, così come dal finlandese 22enne Elias Valtonen. Se vogliamo, per una volta, sono abbastanza silenti sia Sylvain Francisco, l’ormai notissimo “Paquito el manresano” (copyright Fran Fermoso, voce di Movistar +) e Joe Thomasson, autore di un inusualissimo 0/7. Passata assolutamente inosservata l’assenza, pesante, di Ismael Bako: anche questo un evento ha un peso nel valutare la prova dei catalani.

Manresa c’è e ci sarà sino alla fine, giocando una pallacanestro che è eccitante, spettacolare ed efficace allo stesso tempo, un raggio di sole nel buio di tanto gioco europeo che vive di un avvilente “primo non prenderle”.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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