Jordan Theodore ha avuto grande impatto nelle prime due gare di Eurocup. La Reyer Venezia ha trovato la point-guard di personalità che cercava.
Da quando sono arrivato, stiamo costruendo una nuova identità. Sento la responsabilità di guidare questa squadra, della leadership. Vogliamo dimostrare di essere un’altra squadra rispetto a quello che siamo stati finora.
Jordan Theodore
Jordan Theodore non ha mai avuto un profilo particolarmente basso. Anzi. Ha sempre parlato in modo schietto e veritiero, andando anche oltre la realtà delle cose. Eppure, queste sono parole perfette per dipingere il suo momento e quello della Reyer.
13 punti e 5 assist nel suo debutto in Eurocup contro Ulm. Vittoria. 15+3 nella trasferta difficilissima di Podgorica. Altra vittoria. E che vittoria. La più bella e convincente della stagione. Una partita che ha mostrato, per larghi tratti, il vero volto progettato in casa orogranata a inizio anno. Ossia quello di una squadra competitiva anche in Coppa, pronta a coprire un ruolo di oustider posizionandosi appena alle spalle delle grandi favorite per la finale.
Il rilancio in Eurocup: Venezia pronta a tornare grande outsider
Giunti alla boa di due terzi di stagione, Venezia è la seconda squadra italiana in Europa. Sembra strano a dirsi, considerando il record striminzito e negativo con cui galleggia nelle zone medio-basse del nostro campionato e la mancata qualificazione alle Final Eight di Pesaro. Ma, in questo momento, l’Umana sta trovando a livello internazionale quella qualità e quelle soddisfazioni di cui la Serie A è molto avara.
Con quattro vittorie nelle ultime cinque gare, la Reyer ha riportato il proprio bilancio in attivo (6-5), è risalita nella metà buona del Gruppo B (quella che regalerebbe il vantaggio del campo almeno al primo turno dei playoff) e scavalcato la Virtus Bologna (6-6). Certo, ora il calendario non è particolarmente amico (cinque gare durissime nelle ultime sette con doppia sfida al Gran Canaria capolista, trasferta a Valencia e derby italico con la Virtus), ma è necessario capitalizzare sullo slancio del momento. E sfruttare anche un ulteriore vantaggio: la pausa arriva in un periodo buono, per rinsaldare il sistema con un’infermeria finalmente svuotata e proseguire gli inserimenti dei due Jordan. Morgan e Theodore.
Morgan, finora, ha regalato soltanto una comparsata da 66 secondi a Podgorica. Il cameo non ci permette di stilare una valutazione, ma il valore del giocatore, calcolato sulla sua carriera passata, non è in discussione. Theodore, invece, sta cambiando la faccia della squadra. Dandole, dopo tanti mesi di ricerca (mesi che sconfinano anche nella passata stagione…), una point-guard di esperienza, carattere, carisma, personalità e qualità offensive.
Venezia le aveva cercate, invano, prima in Curtis Jerrells e poi in Tarik Phillip, provando ad aggiungere peso alla classica coppia prettamente caratteriale e difensiva De Nicolao-Stone. Il 35enne CJ si è rivelato, suo malgrado, l’ombra del giocatore che era. Phillip, invece, è sembrato da subito poco adatto a reggere un ruolo e un palcoscenico forse troppo grandi rispetto a quelli affrontati in carriera.
Jordan Theodore, l’uomo giusto al comando
Ma Jordan Theodore ha un pedigree diverso. È un giocatore con esperienza di Eurolega, scelto come cervello dell’Olimpia di Simone Pianigiani di quattro anni fa. Un ambiente in cui venne lanciato sulla spinta di una stagione straordinaria in Champions League e in cui non ebbe timori a inserirsi. Vero, la sua stagione finì male, relegato in tribuna dopo un infortunio, ma in quell’Eurolega giocata da rookie scrisse comunque 11.6 punti e 4.3 assist a partita. Non male per una prima volta.

Ora, Theodore è un giocatore che ha fame di tornare alla ribalta. Che può giocare senza pressioni dopo un biennio segnato da problemi fisici. Qualunque cosa arrivi, è comunque buona. Ma le cose buone stanno maturando per davvero. Perché se in Eurolega le dimensioni fisiche (solo 183 cm) sono state fatali sul lungo periodo, in Eurocup JT è un potenziale generale. E si è visto chiaramente nel successo, brillante, di Podgorica.
Il suo plus/minus (+25 in 29:56 di azione, il migliore dei suoi) dice già tutto. Visto che, nei dieci minuti in cui è rimasto in panchina, la Reyer ha avuto un saldo complessivo di -15 punti. È stato lui a dettare il ritmo e ad aggredire la partita sin dalla palla a due.
La sua sfuriata nel primo quarto (8 punti e 5 assist per il 6-23 iniziale), da vero giocatore dominante e di categoria superiore nella metacampo offensiva, ha lanciato quel break importante su cui la Reyer ha poi potuto costruire la partita. Una partita fatta di un attacco ottimo, fluido, brillante (69% da due), sorretto dal ritorno a pieno regime del grande sistema difensivo orogranata su cui coach Walter De Raffaele ha improntato la squadra per anni. Spedire il Buducnost a -22 sul proprio parquet, lì dove il basket è una religione, è un messaggio chiaro delle potenzialità che questa Reyer è in grado di esprimere.
Devi accedere per postare un commento.