Andrea Trinchieri: Si gioca male? No, si gioca peggio per l’eccessivo carico emotivo e fisico su ogni gara di Eurolega

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Andrea Trinchieri, Coach del Bayern Monaco, ci ha rilasciato un’intervista in cui abbiamo voluto approfondire, per capire, alcuni temi sulla qualità del gioco attuale in Eurolega.

«Si gioca male!» Lo sentiamo dire sempre più spesso in questa edizione di Eurolega e certamente alcune sfide in cui si vedono punteggi bassissimi non aiutano a contraddire chi la pensa in quel modo.

E tra chi la pensa in quel modo, con dei distinguo, c’è anche chi scrive, che però sa bene come sia tema da approfondire con chi quel prodotto lo confeziona quotidianamente e non si è mai sottratto ad un’analisi serena e diretta, senza trincerarsi dietro frasi fatte prive di significato.

Ed allora, chi meglio di Andrea Trinchieri , Coach del Bayern Monaco, per provare a capire veramente che tipo di pallacanestro stiamo vedendo in questa edizione di Eurolega?

Euroleague Weekly

Ciao Andrea, oggi ho voglia di rompere un po’ sulla qualità del gioco in Eurolega ed allora ho pensato di rivolgermi a te per comprendere che tipo di pallacanestro stiamo vedendo. Partiamo a bomba: si gioca così male come diverse partite farebbero pensare?

«Prima di risponderti dobbiamo capire che cosa si intende per giocare bene, quindi la domanda la faccio a te…».

Beh, io direi un perfetto bilanciamento tra fase difensiva ed offensiva, come due cose che si nutrono reciprocamente ed hanno la stessa importanza. E’ quello che mi disse una volta Laso e sono perfettamente d’accordo…

«Ok, giusto parlare di due fasi bilanciate. Però non dico che si gioca male, dico che si gioca peggio e voglio spiegarti cosa c’è dietro a questo “peggio”. Spesso tra gli allenatori, quando si vince un po’ di gare di seguito si pensa “Sono io la ragione”… Bufala pazzesca, quando succede è un mix di tante cose, tra club, giocatori, staff ed ambiente. Io sono uno di quelli che lavora al prodotto basket, tu sei un fruitore che commenta amando il gioco e ti dico che il gioco sta cambiando e sta cambiando il modo di seguirlo, innanzitutto».

In che senso intendi questo cambiamento?

«Oggi ogni possibile telefono o device permette di vedere pallacanestro per 24 ore. Nba League Pass, Euroleague TV, ogni campionato, perfino le leghe minori. Ma si è calcolato quanto si guarda realmente e la maggior parte dei tifosi vede solo gli highlights. Per tifosi in questo caso non intendo il tifoso di una singola squadra, quello che segue solo quella e stravede per i suoi colori, ma l’appassionato che si interessa a tutto. Copiamo, giustamente, la NBA ma senza avere le spalle larghe come la NBA».

Credo di aver capito dove vuoi arrivare…

«Infatti. Giochiamo due campionati differenti, addirittura con due palloni differenti, di livelli differenti, dove però il valore intrinseco della singola gara è pazzesco. C’è un peso mostruoso su ogni partita. Parliamo di Eurolega: 18 squadre per 8 posti Playoff. Ok, qualcuna esce dai giochi ad un certo punto, ma tante sono in corsa fino alla fine. Non è vero che in NBA se ne fregano e accettano di perdere alcune gare, non esiste nessuno sportivo che vuole perdere, ma ci sono 82 partite e lo stress è diluito su tanti impegni durante i quali si accetta anche di poter aver serie negative perchè non c’è tempo per aver la stessa intensità su 82 impegni. Noi ne giochiamo solo 34 che hanno un peso emotivo assai stressante».

«Poi ci sono i campionati. Abbiamo bellissimi “gameplan”, ma sai quante volte dobbiamo passare da quello A a quello D? Ho detto D, non B… Ti accorgi che mancano energie e devi accettarlo».

Bayern

Ok, capite le ragioni principali, ma siccome sono un rompiballe ti chiedo: i punteggi bassi che vediamo sono figli del fatto che, in quelle condizioni che hai descritto, è più facile distruggere che creare?

«Non è più facile, ma spesso è semplicemente l’unico modo. Sei meno brillante, hai poche energie fisiche e mentali, fai quello che si può fare. E comunque sul fatto che sia più facile distruggere, prova a distruggere Larkin e Micic ogni sera…».

Le grandi difese che stiamo vedendo, però, non dovrebbero essere nutrimento di transizioni più rapide, se non addirittura di contropiede? In fondo la ricerca di canestri facili potrebbe aiutare…

«Io credo che ci siano tre difese straordinarie in Eurolega e mi riferisco a Milano, Barcellona e Kazan. Così diverse, ma così efficaci. Poi c’è il Real che è quello con la struttura fisica più impressionante: vai lì e ti trovi davanti Poirier da 4 e Tavares da 5, cosa fai? Milano, ad esempio, ha una difesa straordinaria a metà campo che può fargli vincere l’Eurolega. Se parliamo di transizione chi trasforma meglio la difesa in attacco è l’Unics, anche perchè ha un roster molto adatto a fare quello. Mi ricordano molto il Lokomotiv del 2016. Barça ed Olimpia sono squadre molto cerebrali che eseguono benissimo e così facendo ti tritano».

Bene, tutto molto chiaro, non tanto per il “si gioca troppo” quanto per quello che queste gare richiedono in termini fisici e mentali. Recentemente ho avuto la fortuna di confrontarmi con chi in questa Eurolega ci sguazza da anni e mi ha detto che, per assurdo, sarebbe meglio giocare di più togliendo così un po’ di pressione dalle singole partite. Ovvio che sia quasi una provocazione, ma cosa mi dici a riguardo?

«Ti dico che sarebbe bello, ma bisognerebbe non avere i campionati nazionali, bisognerebbe avere un accordo tra EL e FIBA e sappiamo bene come stanno le cose da questo punto di vista».

Ma voi Coach, tutto l’ambiente dei club, sareste in grado di aprirvi ad una mentalità diversa in cui accettare le sconfitte, magari anche ripetute, senza che vengano vissute come drammi?

«Domandona! Partiamo dal presupposto che “quit” (abbandonare la lotta) non va mai bene. Si può “darla su” ma non esentarsi, quello mai. E bisogna essere capaci di provarci con la “3rd unit”, e dico la terza, nemmeno la seconda. Se lo fai, anche se perdi, hai lavorato bene. E’ necessario sapere rendere produttiva anche una sconfitta. Far giocare un 19enne e capire cosa può dare, cosa può fare in generale la tua squadra in queste occasioni. Da noi, al Bayern tutto ciò è un mantra. Lucic l’anno scorso ha saltato 18 gare di Bundesliga perchè va preservato, è una reliquia, è chi ti permette poi di andare a giocartela a Barcellona ad esempio. Se giocasse sempre, a febbraio sarebbe morto. Lo scorso anno, durante i Playoff di Eurolega, ho perso due gare in Germania di 30 e 38 punti… E’ necessario gestire queste cose, il “load management” è fondamentale, la cosa più importante di tutte in queste condizioni. Bisogna imparare a perdere vincendo qualcosa comunque».

Trinchieri-Lucic | Eurodevotion

Siamo quasi alla fine, Andrea, ma voglio chiederti qualcosa sui tanti ultimi possessi che vediamo gestiti quasi esclusivamente in 1vs1 da parte della stella della squadra, spessissimo una guardia: perchè si rinuncia pressoché ovunque a giocarsela in 5?

«Perchè c’è il rischio che di fronte a buone difese e buoni atleti il tuo creatore di vantaggi non finisca per prenderla dove vuoi o dove vuoi creare quel vantaggio. Lo ammetto, c’è anche un po’ di pigrizia nel non voler rischiare da parte degli allenatori in questi senso, ma la realtà principale è che non abbiamo tempo di allenare queste situazioni a fondo. Se le squadre non cambiassero per il 70-80% ogni anno ci sarebbero le condizioni per farlo meglio».

Chiudiamo col tema infortuni. Spesso vengono contati, ma a mio parere andrebbero pesati. Mi spiego: 4 assenze a Madrid o a Barcellona, a Milano come a Mosca, hanno un peso ben diverso da quello che possono avere per un roster da 12 come il tuo, piuttosto che in una Kazan. Poi si dovrebbe anche guardare chi manca, in quale ruolo e che alternative ci sono in squadra. Cosa ne pensi?

«Penso, con maggior semplicità, che gli infortuni siano semplicemente “part of the business”, che continueranno ad esserci e che magari aumenteranno pure poichè è troppo alto il livello di stress emotivo e fisico come si diceva prima. E proprio tornando a prima, quando giochiamo la domenica magari dopo essere tornati da una trasferta di Eurolega del venerdì, troviamo una squadra che si è allenata 6 giorni, che è più fresca e che ti aggredisce col ritmo dalla palla a due. Quel punto non è più questione di livello differente delle squadre e devi fare delle scelte, anche per proteggerti, per quanto possibile, dagli infortuni».

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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