Delaney e difesa, l’Olimpia esce illesa dalla bolgia di Belgrado

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Ancora una volta lo spettacolo non è dei migliori, ma ancora una volta arriva un successo prezioso. L’Olimpia addomestica così la Stella Rossa nel rovente Alexandar Nikolic Hall e continua il suo 2022 da imbattuta in Eurolega.

Sono 7 vittorie nelle ultime otto gare e, nonostante il livello di gioco espresso non sia sempre eccelso, l’Armani Exchange sta consolidando sempre di più in queste settimane il terzo posto, grazie a ripetute prove di solidità.

Olimpia - Eurodevotion

Dopo un primo quarto direi peculiare, su cui mi riservo di far valutazioni nel seguito, l’Olimpia trova ritmo e allunga le mani sulla gara nei quarti centrali, mantenendo il comando fino alle battute finali, in un copione in qualche modo affine a quello della vittoria sullo Zalgiris del turno precedente, similare anche nel risultato di 63-57.

Scendiamo nei dettagli d’analisi del match in terra serba attraverso i classici punti di Eurodevotion.

8-7

E’ il risultato dell’incredibilmente scarno primo quarto andato in scena a Belgrado. Una gara imbarazzante a chi sbagliava di più, davvero un orrore per gli occhi di ogni appassionato.

Certo, non erano in campo due squadre famose per una trama di gioco ipnotica, per la vertiginosità dei ritmi di gioco, per la capacità di mimesi del giro palla degli Spurs del 2014. Non avevamo davanti due team conosciuti per l’innata e traboccante virtù di frustare la retina, anzi, si trattava di squadre celebrate per la sistemica attitudine di mettere sabbia negli ingranaggi degli attacchi avversari. E di questo, per dirla tutta, anche stasera hanno saputo dare prova nei fatti.

Se spesso, però, diciamo che una squadra non può sperare di vincere in Eurolega se in un quarto non raggiunge la doppia cifra, la situazione diviene decisamente paradossale quando in una frazione di gioco quella quota rappresenta un miraggio per entrambe le contendenti in gioco.

La gara infatti è proseguita per poco più di 6′ con il punteggio calcistico di 3-0 per i serbi e Milano si è finalmente sbloccata soltanto a 3′ 48” dalla fine del quarto. Per 8′ vi è stato quindi un solo canestro dal campo a testa per ciascuna delle due compagini, che hanno prodotto statistiche al tiro complessive rispettivamente da 3/10 per Kalinic e compagni e da 3/16 per gli uomini di Messina.

La Stella Rossa forzava Milano a conclusioni a bassa percentuale, emblema ne è stato Hines, più volte costretto a prendersi tiri lontano dalla sua comfort zone, mentre l’AX contribuiva con un inizio di ghiaccio al tiro, sia a causa di polveri bagnate dei suoi tiratori, sia per merito dell’aggressività dei serbi. Sul versante opposto Milano parimenti ha tenuto la Red Star a digiuno, grazie a molteplici palle perse forzate sul vacillare colpevole degli atleti di casa.

Con il corso della partita, la produzione offensiva delle squadre è tornata su livelli accettabili, però questo momento di basket così scadente ha messo a nudo vulnerabilità che entrambi i gruppi hanno esposto con continuità nel corso della stagione. E’ il momento quindi, a mio parere, di lanciare una provocazione sulla quale riflettere: quanto si possono considerare strutturali tali difficoltà a questo punto dell’anno?

La verve di Delaney, la durezza di Ricci e Bentil

Milano si desta, conduce con sicurezza, nonostante qualche parziale della squadra di casa, e vince una partita in un ambiente che era stato più che ostile ai biancorossi in passato.

D’altronde, quando la difesa c’è, l’Olimpia è garanzia di solidità: nelle sfide in cui ha tenuto a meno di 75 punti l’avversario, la squadra di Messina ha vinto 14 volte su 16. Non c’è storia contro l’Armani Exchange se si gioca a ritmo controllato e a basso punteggio, non lo scopriamo certo ora.

Stasera le risposte al malmostoso inizio offensivo sono arrivate secondo due ordini di risposte, entrambi parimenti decisivi.

Da un lato, la capacità di mettere punti a tabellone dal palleggio, di talento e di improvvisazione, garantita dal folletto di Baltimora, Malcolm Delaney. Non è successo in questo biennio con grande frequenza, ma il 23 di Messina ha ancora in canna qualche partita da prima opzione offensiva di livello e oggi le sue iniziative e giocate hanno risvegliato l’encefalogramma piatto meneghino.

Dall’altro lato, la concretezza di Ricci e Bentil. I due combinano per un 5/7 da tre fondamentale per le fortune dei biancorossi e salvano spesso l’attacco Olimpia dalle secche in cui era facile sprofondare, inoltre, l’italiano con le sue hustle plays e il ghanese con i suoi 9 rimbalzi, hanno saputo mettere in campo quella presenza atletica e caratteriale necessaria in una partita sporca e fisica.

Non è un caso che i migliori momenti di Milano siano coincisi con la compresenza del doppio play e della triade di lunghi (le tre ali grandi, il più delle volte), forieri di una maggior circolazione di palla, di pericolosità dal perimetro e di un livello di fisicità coerente con quello richiesto dalla partita.

Creazione dal palleggio e letalità dei suoi frombolieri, elementi fondamentali per riuscire a venire a capo di una difesa asfissiante come quella di Radonjic.

Stella Rossa, la difesa non basta

Come l’Olimpia, anche la Crvena Zvezda lega profondamente le sue fortune alla propria riuscita difensiva, difatti 6 delle loro 8 vittorie hanno avuto luogo quando i rivali non hanno raggiunto i 75 punti.

A differenza dell’Olimpia, però, i serbi hanno un livello di talento individuale decisamente inferiore. Oggi sono andati in doppia cifra soltanto Hollins e un fumantino Kalinic, entrambi con 13 punti, prodotti per la maggior parte nel più prolifico terzo quarto.

Il ceiling della Stella Rossa lo conosciamo, insomma, e non era obiettivamente questa la partita da vincere, tra l’altro contro un’Olimpia ultimamente piuttosto lanciata.

Sorprende sempre l’attaccamento del suo caloroso pubblico, che, nonostante la sconfitta, ha lo stesso tributato il suo abbraccio alla squadra nel post-partita.

Photo credit: Olimpia Milano Twitter, Crvena Zvezda Twitter, euroleague.net

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