Olimpia, è tornata la solidità. Barça, che succede?

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Olimpia Milano da urlo al Palau, di fronte ad un Barcellona che gioca la terza gara europea consecutiva ricca di dubbi e di situazioni inusuali.

Il giorno dopo Barça-Olimpia è dolcissimo dalle parti del Forum, mentre apre inattesi scenari di insicurezza in Aristides Maillol. Come cambiano in pochi giorni le cose in Eurolega…

Milano è arrivata al Palau con tanti dubbi, solo parzialmente mitigati da una W nazionale contro i rivali numero uno ed una serie di gare europee che diceva 5 referti gialli in 7 partite. Il fatto che non si giocasse dal 16 dicembre non poteva che lasciare spazio ad una determinata incertezza, le due sole W con Pana e Monaco, non certo l’elite europea faceva il resto.

I padroni di casa erano reduci da una serie di 9 successi con poi la sola caduta di Vitoria, che un po’ frettolosamente è stata archiviata come una serata casuale ed irripetibile (siamo tra questi, chiediamo perdono…). Singolare come la sconfitta che precedette quella delle Fernando Buesa fosse arrivata proprio contro l’Olimpia, allora al top del suo rendimento.

Entrambe le squadre hanno affrontato la palla a due con diverse assenze e con alle spalle tanti giorni di stop agli allenamenti ed alle gare per via dei contagi. Non ci iscriveremo mai al partito di chi vuol farci pensare che Shields, Datome, Mitoglou e Daniels siano più importanti di Calathes, Abrines, Oriola ed Exum o viceversa solo per dare maggior peso ad una vittoria o ad una sconfitta. Ciò che conta è che queste squadre sono ben lontane dalla loro struttura pensata ad inizio stagione, quella che ci piacerebbe vedere sempre.

Il 73-75 che ne è derivato è dovuto al grandissimo merito della squadra di Ettore Messina, così come vi è un’importante partecipazione di un Barça per almeno 30 minuti nemmeno immaginificamente parente del migliore visto durante la stagione. Che ciò sia dovuto alla grande prova difensiva milanese è sicuro, ma che nelle ultime settimane sia diventato un po’ troppo frequente per i catalani lo è altrettanto.

La difesa meneghina, quando è questa, è semplicemente straordinaria, la migliore del torneo insieme a quella di Real ed Unics, col Barça che apparteneva a questa combriccola prima di cedere il passo nelle ultime tre gare.

Intensità e voglia di non andare mai sotto in 1vs1 da parte di tutti, gestita magistralmente da un allenatore che ha dato regole organizzative globali chiare e semplici che necessitano dell’applicazione di ognuno. E così è stato. In questo sistema non puoi perdere nemmeno un passo, altrimenti salta il banco.

L’attacco, di contro, ha mostrato ancora tantissimi limiti, che sono stati cancellati solo nei momenti in cui il talento sublime e la leadership coinvolgente di Rodriguez ha risolto tanti problemi, così come quando si è finalmente rivisto quel Delaney che, a parte la sfortuna di tanti stop fisici, ha soltanto saltuariamente dimostrato di appartenere all’elite delle guardie di Eurolega da quando è arrivato sulle sponde del Naviglio. Se fosse questo più spesso…

Sia chiaro, nella stragrande maggioranza degli attacchi di oggi non si può prescindere da chi toglie le castagne dal fuoco in proprio. “Pointguard”, guardie o “combo, chiamatele come volete, ma chi non le ha risolutive soffre nel basket di oggi, con buona pace di tanti sistemi offensivi o presunti tali. Il concetto di buoni tiri è mutato parecchio: come fai a dire al Chacho che la tripla sparata in faccia ad uno Jokubaitis commovente in difesa per 23 secondi non è un buon tiro? Il talento e la classe rendono una forzatura un buon tiro? Sono domande filosofeggianti che perdono di ogni significato mentre il pallone accarezza dolcemente la retina. I problemi sorgono quando la palla non è in mano ad uno come il campione spagnolo, allora sì che un sistema deve sopperire al deficit di talento. E questo problema, spesso, Milano l’ha avuto, ieri sera come in tante gare precedenti. Il lavoro principale eve essere svolto proprio su tutto ciò.

Certo è che di questa grande serata resteranno certamente nella mente più i capolavori difensivi di gente come Melli, Bentil o Hines, piuttosto che i canestri realizzati. Lì si è veramente toccato il livello di eccellenza.

La domanda che ci si può infine porre riguarda proprio l’equilibrio di rendimento tra fase difensiva ed offensiva per i biancorossi. E’ necessaria una prova oltre ogni limite dietro per assicurarsi una vittoria prestigiosissima? Quando un attacco da 75 punti a serata sarà in grado di coprire eventuali manchevolezze difensive?

Se Milano ride, come detto, Barcellona non piange, ma ha almeno gli occhi lucidi.

E sono occhi lucidi che oggi, a posteriori, possiamo far risalire ad almeno le ultime tre gare, se non addirittura quattro nel cammino europeo.

La penultima W delle 9 consecutive era arrivata a metà dicembre ad Oaka, di fronte ad un avversario decisamente modesto come il Pana di questi tempi. 82-85 concedendo un 55% da due che non era sembrato allarmante poiché accompagnato dal 24% oltre l’arco prodotto dai “greens”.

L’ultimo successo in Eurolega è giunto nella gara casalinga contro l’Unics, riacciuffata miracolosamente con grande spirito ma con una piccola ma significativa parte di responsabilità dei russi, spreconi sul 57-77 di vantaggio a 9’41” dal termine ed ancora avanti 73-88 a 4’51” dalla sirena. La grande bellezza di quel confronto ci aveva fatto sottovalutare i segnali negativi blaugrana.

Poi c’è stato l’inatteso crollo di Vitoria, contro un Baskonia che era terzultimo: come non pensare ad una semplice serata “no” dopo il 94-75? Anche qui, come già detto, c’erano segnali abbastanza chiari tuttavia sfuggiti.

La squadra di Jasi concede in stagione il 49,33% da due ed il 33,66% da tre agli avversari. In queste ultime tre partite ha rispettivamente permesso ai rivali 48,9%, 57,1% e 45,9% da due, a media 50,63%, mentre in tema di triple è stato 44,8% e 46,7% per arrivare al clamoroso 58,8% meneghino di ieri, che vuol dire media da 50,10%. Se nei tiri da due punti si è peggiorato il dato stagionale di poco più di un punto percentuale, dall’arco il dato è crollato di quasi il 17%. Ovvio che le differenze in negativo siano ancora maggiori se si scorporano i dati delle prime 16 uscite rispetto alle ultime 3.

A livello di punti concessi, i 28 di Milano nell’ultimo quarto sono sembrati uno sproposito, per le abitudini milanesi e per quelle catalane. Ma la cosa era già riuscita, sempre considerando quest’ultimo spicchio di stagione, due volte all’Unics ed una al Baskonia, addirittura a quota 34. Proprio i baschi hanno sempre toccato almeno quota 20 col Barça, con una sequenza 20-20-34-20 che li ha portati al trionfo casalingo. La sequenza Unics era invece stata 28-18-28-20, senza considerare un supplementare comunque da 15 punti, non briciole sebbene sia arrivata la sconfitta. In sostanza negli ultimi 12 quarti disputati, l’avversario dei blaugrana ha segnato almeno 20 punti 9 volte, quattro delle quali oltre i 28.

Il Barça concede 76,95 punti a partita ai rivali: in queste ultime tre gare ha toccato quota 87,66 (OT escluso). E’ evidente come ci sia un problema difensivo, soprattutto sul perimetro, cui Jasi deve porre rimedio. L’immagine più chiara di questa situazione? L’incomprensione totale sulla tripla del 70-74 di Delaney tra Jokubaitis e Davies, roba francamente non appartenente ai quartieri alti di questa lega.

Resta una notte di pallacanestro che difficilmente le tifoseria milanese dimenticherà, resta uno scontro tra due allenatori eccellenti che se le sono date di santa ragione anche a colpi di lavagnette, con diverse soluzioni che hanno confermato eccellenza nelle uscite dai timeout come quella generale nelle rispettive organizzazioni.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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