Virtus, progetto e percorso: i due binari degli obiettivi bianconeri

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Con la pausa in LBA e quella in EuroCup è arrivato il momento anche in casa Virtus Bologna di dare un’occhiata a quello che è fino ad ora l’andamento della stagione. Una prima parte partita forte, quasi troppo forte, a ritmi da corazzata; poi l’arrivo di un normale e fisiologico calo che ha fatto capire all’ambiente bolognese che c’è ancora tanto su cui lavorare, ma prima appunto della sosta un nuovo periodo d’assestamento con la ritrovata consapevolezza dei propri mezzi.

Insomma, un piccolo saliscendi come ce ne sono sempre nelle stagioni delle squadre, anche di quelle che hanno obiettivi importanti da portare a termine a fine stagione. E la Virtus appartiene proprio a questa categoria visto che gli obiettivi ad inizio anno sono stati posti in modo molto chiaro, con ambizione, senza nascondersi dietro ad un dito. Questa squadra in estate è stata creata ed assemblata per difendere il tricolore in territorio nazionale e per raggiungere l’accesso in Eurolega, sfumato clamorosamente l’anno scorso. E per farlo sarà necessario vincere (o arrivare anche “solo” in finale, come da nuovo regolamento) un’EuroCup competitiva come mai.

Un’occhiata ai numeri ma nel segno del percorso

7/2 in campionato e 3/2 in EuroCup. A guardarli bene sono due bei numeri e paradossalmente le sconfitte meno belle (sul piano del gioco, non complessivamente) sono le due perse in campionato, piuttosto che quelle maturate in Europa contro due squadre di prima fascia come Buducnost e Valencia, anche se il record europeo fa un po’ più storcere il naso rispetto a quello nazionale.

In LBA il record che la Segafredo ha ad oggi va più che bene: non è importante arrivare primi al termine della stagione regolare e i bolognesi lo sanno bene dopo la scorsa stagione. Quello che conta è trovare la bilancia giusta tra l’avere un buon record e non disperdere troppe energie visto che quello che conta alla fine sono sempre e solo i playoffs. Per cui il mantra, a maggior ragione col passare della stagione, sarà quello di girare più i giocatori in campionato per giocare sempre con i migliori in EuroCup.

Soprattutto in virtù di quello che è il nuovo format della seconda competizione europea: quando arriveranno le tante temute gare secche della fase finale sarà importante presentarsi al meglio: nei dentro-fuori a fare la differenza, si sa, è una questione puramente di dettagli. Più di quanto lo sarebbe in altre occasioni.

Ma il discorso vale anche per tutto il resto dell’anno perché la Virtus, da questa prima parte di EuroCup, dovrebbe aver capito come ogni gara europea sia importante e delicata: nessun avversario è da prendere sottogamba, soprattutto in un girone equilibrato come quello B, e ogni sconfitta pesa tremendamente su quella che sarà la classifica perché – ricordiamolo – in ottica fase finale, giocheranno in casa nelle gare secche le squadre col migliore piazzamento. Ecco perché ogni gara assume un valore maggiore e decisivo.

In questo senso, a bruciare non è tanto la sconfitta patita in Montenegro contro Buducnost, ma quella casalinga contro Valencia di un punto dopo essere stati avanti di più di due decine nel punteggio. Visto anche che gli spagnoli sono una delle avversarie dirette per i primi posti del girone e posto che vincere alla Fonteta non sarà per nulla una bazzecola.

Nonostante queste rughe, il record di 3/2 permette ancora di arrivare lì dove si vorrebbe: sopra ci sono solo Buducnost e Gran Canaria con 4/1. Insomma, i giochi sono ancora tutti aperti per cui sarà importante ripartire con grande fame di risultati.

Virtus Bologna Venezia Cordinier
Isaia Cordinier nella vittoria d’EuroCup contro la Reyer

Virtus, nella speranza che la maledizione infortuni finisca

Diciamolo una volta per tutte: non tutti, ma molti dei problemi che la Virtus ha avuto in questa prima fase di stagione sono dovuti agli infortuni. Non suoni come una giustificazione, ma come una semplice constatazione dei fatti.

Oltre agli infortuni a lungo termine di Ekpe Udoh e Awudu Abass, i bianconeri hanno dovuto subire una sfilza lunghissima di defezioni: prima il virus e poi il problema alla schiena di Mannion, l’operazione al gomito di Belinelli, l’infortunio alla schiena di Sampson, i problemi muscolari di Teodosic

E il problema non è tanto negli infortuni in sé, ma soprattutto nell’impossibilità per coach Scariolo di lavorare col gruppo al completo e di creare quindi quella chimica di squadra a livello tecnico e mentale che le grandi squadre forgiano solitamente nella prima parte di stagione per poi arrivare come un gruppo coeso e compatto nelle partite che contano.

Avere sempre un elevato numero di infortunati significa anche cambiare spesso quintetti, il proprio piano-tattico e quindi cambiare continuamente i propri riferimenti in campo col rischio spesso concreto di creare di conseguenza confusione negli interpreti. Insomma, volendo riassumere quello che abbiamo detto, quando il numero degli infortuni diventa così gravoso ed invadente, a rallentare è tutto il progetto, il percorso di crescita normale di una squadra e quindi la tabella di marcia. Questo è il vero danno che comportano gli infortuni in massa.

Tutto questo è quello accaduto alla Virtus che ha dovuto cambiare più volte le proprie coordinate. Oltre a tutto ciò, ovviamente, c’è stato anche un calo fisiologico e, forse, una mancata chiarezza nelle gerarchie del gruppo che piano piano però si stanno delineando. Ora la pausa, proprio in questo senso, pare benefica perché potrà permettere alla Segafredo di recuperare gran parte degli infortuni e di lavorare in palestra sui binari di quel percorso di cui si parlava.

Chiarito tutto questo, che si può dire del roster virtussino? Che è profondissimo, qualitativamente strabordante e completo soprattutto sugli esterni. L’unico neo? La mancanza, dopo l’infortunio di Udoh, di un centro duro e puro che sappia guerreggiare con i lunghi di EuroCup: c’è Mam Jaiteh, ma non riesce a farlo per tutto il tempo con il livello richiesto e Sampson, per quanto importante, soffre quelli più stazzati di lui. Chissà se a proposito si interverrà sul mercato: se questo accadrà, allora la squadra veramente non avrebbe limiti.

Kyle Weems, idolo della tifoseria virtussina

I migliori ed i peggiori

Non è difficile fare i nomi di quelli che sono stati i migliori di questa prima parte di stagione, dato che lo sono stati principalmente quelli che non hanno avuto problemi di carattere fisico che, d’altro canto, hanno inevitabilmente inficiato nelle prestazioni di chi non ha reso al meglio.

Due giocatori su tutti che in questa prima fase di stagione hanno conquistato i cuori dei tifosi bianconeri: uno l’ha fatto definitivamente dopo che era già un pupillo, il secondo lo ha fatto da nuovo arrivato. Si parla ovviamente di Kyle Weems e Isaia Cordinier. Weems è ormai uno dei veterani virtussini e questo probabilmente è l’anno della consacrazione per lui: in diversi frangenti è il go-to-guy della squadra e lui la trascina spesso col suo carisma e con la sua “garra”. Allo stesso modo esalta gli animi bianconeri anche il francese: l’ex Nanterre sta salendo nel livello delle prestazioni gara dopo gara mettendo in mostra tutto il suo potenziale: atletismo straripante, ottimo difensore, lettura delle giocate e passo bruciante nelle penetrazioni a canestro. Un giocatore completo che fa da collante e che mette in ritmo anche tutti gli altri giocatori: ormai sempre di più pietra d’angolo del sistema di Scariolo.

Ovviamente tra i migliori di questa prima parte ci sono anche Kevin Hervey e Alessandro Pajola. L’ex Kuban ha dimostrato quale talento abbia e, nonostante un periodo di flessione, in attacco ha una letalità glaciale: se saprà trovare la costanza a livello mentale, che a volte gli è mancata, sarà tranquillamente un giocatore di livello in Eurolega. Su Pajola, poi, c’è ormai poco da dire: con lui in campo la Virtus ha una qual certa solidità, senza di lui non ce l’ha. Ed è ormai chiaramente il compagno perfetto e preferito di Milos Teodosic, anche lui protagonista di un grande inizio di stagione, soprattutto nelle ultime gare prima della sosta.

Se fosse stato in dubbio lui lo ha ribadito sul campo che è il leader di questa squadra: come sa spaccare le partite e illuminare i propri compagni solo lui.

Difficile poi parlare di veri e propri flop in una prima parte di stagione che è stata più che positiva. Tutti quelli che hanno reso meno sono stati martoriati dagli infortuni, due su tutti Nico Mannion e JaKarr Sampson, da cui sicuramente ci si aspetta molto di più, ma tormentati da continui problemi. Il successo del proseguo della stagione passerà anche e in grande parte da queste due variabili.

Forse l’unica vera delusione è l’impatto che ha avuto Ty-Shon Alexander su cui si è dibattuto anche di un’eventualità di taglio, visto che ad alti livelli non è possibile regalare un americano. L’ex Suns ha trovato poco spazio nelle rotazioni di Scariolo e senza mai incidere veramente nei momenti che ha avuto a disposizione. Ci sarà da riflettere su quello che sarà il suo ruolo nella squadra.

A cercare il pelo nell’uovo, poi, ci si potrebbe aspettare di più da Alibegovic, parso un po’ troppo timido ed esitante in alcune circostanze. Il pubblico bolognese ha grande stima di lui e, di conseguenza, si aspetta di più dall’ala grande ex Virtus Roma.

Ma l’impressione è che questa squadra possa davvero raggiungere quegli obiettivi che si è prefissata: bisognerà avere fiducia in un progetto ed in un percorso che ha tutte le carte per essere vincente e che ha come timoniere un lupo di mare come Sergio Scariolo.

La lavagnetta di Eurocup #3: un vertical screen di Scariolo
Coach Sergio Scariolo

(Credits: photo from Virtus Bologna’s Twitter profile)

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Laureato in Lettere moderne e laureando in Italianistica presso l'Università di Bologna. Nel giugno 2023 ha pubblicato il suo primo libro di poesie, "La cenere e l'oceano" (Edizioni Effetto). Letteratura, cinema e pallacanestro sono le sue grandi passioni che cerca costantemente di coniugare.
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