Real Madrid più forte, Efes in ritardo: il verdetto del big match

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Il Real Madrid ricostruito con forza, equilibrio e ambizione, Anadolu Efes spento come all’inizio della scorsa stagione: cosa ci ha detto il remake-playoff del Round 1.

L’anno scorso fu la serie playoff più schizofrenica, esplosa in un susseguirsi quasi mitologico di parziali e contro-parziali. Un break in doppia cifra a zero dietro l’altro, eppure sfociati in un finale tesissimo alla quinta. Oggi, ancora una volta, al Real Madrid bastano soltanto 200 secondi per scaricare un 12-0 che riporta la mente alla post-season dello scorso maggio. Eppure, il contro-parziale dell’Efes, quasi atteso, questa volta non arriva. Anzi, la forbice si allarga sempre più, fino a dilagare in un totale dominio blanco.

Anadolu Efes in versione “settembrina”: che cosa sistemare

Irriconoscibili. I campioni d’Europa non hanno nulla che ricordi quella squadra dominante nella seconda metà della scorsa regular-season, chiusa con 15 vittorie nelle ultime 19 partite per cancellare una partenza al rallentatore da 7-8. Certo, è ancora basket di fine settembre e relativamente preoccupante, ma la facilità del successo madrileno sorprende. Per la differenza di agonismo, fisicità e ferocia che una squadra come l’Efes non può permettersi di accettare. Dal dominio sotto canestro (47-21 a rimbalzo, con 16 offensivi) alla distruzione totale del gioco sul perimetro, vero punto di forza delle ultime stagioni della squadra di Ataman, ricca di grandi interpeti esterni, il big-match della serata inaugurale di Eurolega si è trasformato presto in un impronosticabile no-game.

Bryant Dunston al tiro contro Walter Tavares

La partenza di Sertac Sanli lascerà strascichi non indifferenti nella ricostruzione degli equilibri interni alla squadra turca. Pur agendo sottotraccia, fu lui, l’anno scorso, a dare una grossa spinta al cambio di marcia dell’Efes. Colmando quello spot ibrido di 5 dinamico e tuttofare, efficace sia da rollante che nelle situazioni di pop con quel tiro mortifero da fuori. Non è un caso che, appena possibile, il Barcellona gli abbia messo le unghie addosso. Certo, Filip Petrusev è una bella presa, anche per la carta d’identità (2000) che va ad aprire le operazioni di svecchiamento di un gruppo rimasto praticamente intonso per tre anni. Il ragazzo ha doti eccellenti, tutto l’occorrente per trasformarsi presto in un top-player, ma ora serve macinare tanta esperienza, in quel processo già iniziato in estate tra Nazionale serba e Summer League di Las Vegas.

I 69 punti segnati, soltanto 48 nei primi tre quarti, sono il dato più eclatante. L’anno scorso l’Efes guidava l’attacco d’Europa, viaggiando a oltre 84 di media a gara. Quest’anno non è detto che riesca a fare lo stesso, considerando la parabola discendente (dovuta all’età) di Kruno Simon e Rodrigue Beaubois e allo scarso impatto offensivo ormai cronico di James Anderson. A Madrid, Vasilije Micic è stato l’ombra dell’MVP acclamato quattro mesi fa, la superstar su cui l’Efes ha fatto piovere milioni in estate per proteggerlo dalle sirene NBA. Strano, per un giocatore che, l’anno scorso non si è mai tirato indietro di un passo. Frizzante, di contro, Shane Larkin, in una strana alternanza fra i due. Nella passata stagione, fu il suo inizio a rilento poi sfociato nell’accoglienza di un ruolo di secondo piano come super-spalla di Micic a produrre quella convivenza vincente esplosa con il trascorrere delle settimane. Ora, i ruoli, e gli impatti mentali, sembrano totalmente ribaltati, per quanto possa essere significativa una singola partita (ma contro una contender…).

Vasilije Micic in palleggio contro Thomas Heurtel: l’MVP è stato protagonista di un debutto incolore a Madrid

Il nuovo Real Madrid: che progressi in regia e frontcourt

Anche il Real Madrid non è più quello dello scorso anno. Ma in positivo. Incanalato in un percorso di ristrutturazione del roster per restare sempre competitivo ad alto livello, come vuole il blasone del club. La regia, devastata dall’addio di Facundo Campazzo e dall’inadeguatezza di Nico Laprovittola, ora è sistemata. E anche con un bel mix di interpreti. Perché Nigel Williams-Goss ha fame di tornare protagonista a livello Eurolega, un fuoco interiore che si nota in ogni azione in cui azzanna la palla da mastino difensivo. E Thomas Heurtel è finalmente nel posto in cui ha voluto essere per tutto lo scorso anno. E sono pochissimi i giocatori in Europa che hanno le sue stesse letture sui pick’n’roll. Già pronte per diventare un’arma devastante con il pieno recupero di Walter Tavares e l’innesto di Vincent Poirier.

Thomas Heurtel in palleggio contro Shane Larkin

Anche senza Usman Garuba, la difesa è d’altro livello. L’asse composto da Williams-Goss, Adam Hanga e Walter Tavares, in grado di occupare tutte le posizioni sul campo, è nell’élite dell’élite d’Europa. A cui aggiungiamo anche un lottatore come Alberto Abalde e uno specialista puro come Jeffery Taylor dalla panchina. Per info, chiedere al backcourt dell’Efes, distrutto.

E anche il verniciato ha cambiato faccia. Non soltanto per il recupero totale dello stesso Tavares, assenza tremenda nei playoff, ma per il peso, la qualità e la produttività aggiunte con Poirier e Yabusele (la colonia francese ora conta ben 4 elementi con Causeur e Heurtel, dato molto singolare…). L’ex Asvel è di fronte all’anno della verità. Quello della possibile esplosione definitiva dopo la grossa crescita dello scorso anno. Attenzione, perché le prime indicazioni sono molto stuzzicanti. Sia per l’intesa e la complementarietà con Tavares, sia per la spinta generale di squadra che può portarlo a performare oltre i suoi livelli anche nella metacampo difensiva. Contro l’Efes, le assenze di Anthony Randolph e Trey Thompkins sono passate inosservate, quasi un dettaglio riservato al lavoro delle telecamere a bordocampo. Ma, quando ci saranno tutti, il frontcourt del Real Madrid sarà spaziale.

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