La Virtus è reale, sconfigge ancora l’Olimpia e conquista la Supercoppa

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La Virtus Bologna gioca una partita mestosa; atleticamente, mentalmente e tatticamente, e infligge una severa lezione all’Olimpia Milano. Più pesante dei solo sei punti finali di scarto.

Gli uomini di Sergio Scariolo giocano con un misto di beatitudine e di collera, tenendo un ritmo, in fase difensiva, asfissiante per quaranta minuti. MVP dell’incontro, e della manifestazione, Alessandro Pajola, autore di 14 punti con il 100% al tiro e 7 assist. In casa meneghina protagonisti, in fase offensiva, Sergio Rodriguez (17punti) e Shavon Shields (19 punti) autori di una clamorosa sfuriata dalla lunga distanza che ha tenuto a galla e rimesso in gioco l’Olimpia Milano, finita, durante il terzo quarto, anche a -17.

La Virtus Segafredo Bologna sconfigge 90-84 l’Olimpia Milano e, ventisei anni dopo, si aggiudica, dopo lo scudetto, la Supercoppa.

Analizziamo la partita attraverso i tre consueti punti di Eurodevotion

I rimbalzi offensivi dell’Olimpia

Quest’estate, dopo la strabordante vittoria nella serie finale della fase scudetto, la Virtus si era creato un definitivo plus, in termini di centimetri e di forza fisica, nei confronti dell’Olimpia con l’acquisto di Ekpe Udoh. Il grave infortunio che ha colpito il centro nigeriano durante il quarto di finale contro Tortona, sembrava aver definitivamente azzerato il gap creatosi sotto canestro.

La finale di questa sera, in attesa del sostituto di Udoh in casa Virtus, conferma le impressioni del post-infortunio di Udoh, nonostante una partita sontuosa del francese Jaiteh (18+9): la squadra di coach Messina domina a rimbalzo, creando secondi e terzi tiri, in un momenti in cui tutta l’inerzia, fisica e mentale, era dalla parte della Virtus. Milano vince la battaglia a rimbalzo 40-28 (15 offensivi) che le permette, oltre alla sfuriata di triple di Shields e Rodriguez, di non affondare per tornare a galla nella fase finale della gara.

Virtus: 27 assist e 9 palle perse

I freddi numeri in certe situazioni possono spiegare l’andamento della gara. La Virtus, dopo le 20 palle perse contro Venezia, gioca con una maturità da campione d’Italia; poche forzature, nonostante diversi momenti di euforia cestistica, trovando sempre la giocata, o meglio l’imbeccata, giusta. A fine gara il tabellino riporta 7 assist per Alessandro Pajola, 6 per Milos Teodosic e 5 per il neo arrivato Alexander, protagonista di una prova offensiva di livello.

Alessandro Pajola, dopo un paio di gare sottotono che avevano già fatto salire l’allarme stanchezza per il post Olimpiadi, gioca una finale da veterano, da MVP. Il giovane regista marchigiano mette in mostra i suoi tre grandi requisiti: il coraggio, l’attitudine professionale e la sovrana indifferenza per la pressione. Nonostante ventidue anni non ancora compiuti. Numeri che, pero, non possono far passare in secondo piano la consueta difesa asfissiante.

Milos Teodosic, grazie alla prova sopra le righe del capitan futuro bianconero, non ha bisogno di prendersi lo scettro del protagonista. Gioca, semplicemente, con quella concentrazione totale e rispettosa che caratterizza tutti gli artisti. Era arrivato a Bologna per vincere e lo sta facendo. Adesso i suoi occhi,e quelli della società virtussina, sono diretti all’EuroCup, c’é una qualificazione in Eurolega da conquistare. Una competizione che la Virtus sta dimostrando di meritare sul campo.

Mouhammadou Jaiteh, il gigante dalle mani di zucchero

Nel 90-84 finale della Virtus c’é l’impronta degli uomini del 4-0: Alessandro Pajola, Amar Alibegovic e Awudu Abass. Se il primo non stupisce più, gli ultimi due, dopo un inizio della passata stagione alquanto complicato, annullato da un finale in crescendo, sembrano i giocatori che stanno guadagnando di più dalla cura Scariolo. Amar Alibegovic è letale in fase offensiva, con un gancetto in area che sta diventando un suo marchio di fabbrica, mentre l’ex Brescia sembra tornato il giocatore tanto ammirato nella precedente esperienza in terra lombarda. L’ala italiana ha ritrovato fiducia al tiro e quella cattiveria agonistica che l’aveva fatto diventare uno dei pezzi pregiati del mercato dell’estate 2020.

Ma un capitolo a parte lo merita Mouhammadou Jaiteh. Dopo l’infortunio di Udoh, in casa Virtus, giustamente, è arrivato il panico. La squadra bianconera, nella testa di Scariolo, è stata costruita intorno all’intelligenza cestistica di Udoh. Un panico, reso leggermente più acuto, a causa delle prestazioni, nella primissima parte di stagione, leggermente sottotono del centro francese.

Chi ricorda le precendenti esperinza in pre-season con Julian Gamble e Vince Hunter, non dovrebbe stupirsi vista la mole imperiosa – anche superiore rispetto ai due predecessori.

Questa sera, Jaiteh, il gigante dalle mani di zucchero, ha elargito camomilla tranquillante, restituendo un sereno sonno ai suoi tifosi, con una prova da far stropicciare gli occhi.

In fase difensiva chiude i varchi degli esterni meneghini, prende le misure, dopo un inizio in difficoltà, ad Hines (4 punti) e Mitoglu (8 punti), sporcando diversi palloni con le sue infinite leve. In fase offensiva l’ex Torino è di un’eleganza lenta e inimitabile, quasi da sembrare infinita, poetica. Nel raggio del canestro ogni suo movimento è un modello di esecuzione, distante dal freddo lavoro. Chiude con 18 punti e 9 rimbalzi, vince il duello contro dei mostri sacri come Hines e Melli, e guadagna, definitivamente, la fiducia del popolo bianconero.

Popolo bianconero che, tre mesi dopo, vede rialzare un trofeo nazionale, sempre contro l’Olimpia, l’eterna rivale. La rivale del presente e del futuro.

La Virtus vince e festeggia, l’Olimpia perde e si interroga. Le coppe europee sono alle porte.

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