LA CARRIERA
Non soltanto il successo che abbiamo visto in queste ultime due stagioni e mezzo (fatte di due campionati turchi, 2 coppe turche, un titolo Eurolega e l’MVP della stagione 2019/20) hanno caratterizzato la carriera di Shane Larkin.
Come detto, parte dalla Dr. Phillips High School la sua carriera cestistica.
Le vicende personali lo portano quindi a Miami, casa degli Hurricanes, dove è dapprima sesto uomo, poi titolarissimo già al primo anno.
18+10+5 è il fatturato dell’asfaltata (+27) inflitta alla numero uno Duke.
Ci sono D-Wade e Lebron ad applaudire a scena aperta il suo “alley-hoop” al tabellone per l’ex sassarese Kadji, oggi a Gravelines, nella gara contro i Tar Heels di North Carolina in cui esplode con un 5/8 da tre.
«Kenny urlava “tabellone, tabellone”, io non ho visto nessuno che arrivasse con lui e l’ho alzata dolcemente… Lui ha fatto il resto». Così la decsrove Shane, che continua: «E’ bello vedere gente del calibro di due campioni come LBJ e D-Wade riconoscer ciò che stai facendo».
Per i Coach è lui il giocatore dell’anno della ACC, per la stampa invece è Erick Green: stiamo coi Coach, come sempre…
Sono gli sprazzi di tutto ciò che ammiriamo oggi ed il suo talento si rivelerà decisivo per la conquista delle seconde Sweet Sixteen della storia dell’istituto della Florida.
La scelta è quasi scontata: Draft. Arriva la chiamata numero 18 dagli Atlanta Hawks nel Draft 2013 e subito trade in Texas alla corte dei Dallas Mavericks.
Dal Texas, in poco meno di un’anno di contratto, decide di respirare l’aria newyorkese per due stagioni, prima ai Knicks e successivamente ai Nets prima di approdare per la prima volta in Europa. La sua prima parentesi è tra le fila del Baskonia.
Non è il Larkin di oggi, ma arrivano comunque 13,1 a serata che attraggono il Barça, con cui firma ad inizio luglio. Ma il Baskonia pareggia l’offerta e per le regole spagnole non può muoversi. Pochi giorni ed i diversi milioni baschi vengono lasciati lì, la destinazione è Boston.
Lui personalmente dirà di aver visto questa opportunità in Europa per riapprodare oltreoceano ed è nella Summer League 2017 che strappa quel contratto con i Celtics. Il suo talento però è evanescente: non ricorda più quanto visto in NCAA ma soprattutto è sempre incostante anche nelle scelte di gioco da fare.
Luglio 2018 vuol dire Efes e di lì in poi cambierà tutto per arrivare al dominatore assoluto di oggi. Inizia piano, ma poi non si ferma più.
Anche l’estate 2019 è un po’ tribolata, tra voci NBA, una situazione fisica non chiarissima ed un rientro all’Efes che avviene a stagione già iniziata. La squadra di Ataman non è la stessa, senza di lui, ma dopo un normalissimo rodaggio, si riparte per fare quella storia che viene interrotta solo dalla pandemia ma che ha il suo giusto epilogo a Colonia.
Shane deve molto ad Ergin Ataman, del loro rapporto si è detto e scritto molto. La realtà è che lo ha fatto rinascere come la dinamite di Cincinnati che pian piano si è presa l’Europa nel segno della perseveranza e del talento purissimo che solo l’Eurolega può far riconoscere.
Luca Castellano con la collaborazione di Alberto Marzagalia